La
defecazione è il risultato della peristalsi intestinale. I muscoli dell'intestino
crasso lavorano in continuazione per rimescolare il contenuto enterico,
favorendo il riassorbimento dell'acqua e
delle vitamine e acidi
grassi prodotti dalla flora
batterica intestinale. Durante queste contrazioni, dette di rimescolamento
o di segmentazione, la progressione del chilo è
minima. Il contenuto intestinale viene quindi fatto avanzare in maniera
importante da un ulteriore tipo di contrazioni, dette di massa, durante le quali un segmento importante di colon si
restringe facendo nascere un movimento propulsivo a valle.
Le contrazioni di
massa non avvengono di continuo come quelle di rimescolamento, ma insorgono
mediamente tre o quattro volte al giorno.
La
loro insorgenza è spesso associata alla comparsa del riflesso della
defecazione. Esso avviene, di norma, una volta al giorno, ma si considera
ancora fisiologica una frequenza compresa tra una scarica ogni due giorni e tre
al giorno.
E'
possibile capire quanto a lungo le feci sono rimaste nel colon esaminandone
l'aspetto e confrontandolo con una scala che va dalla consistenza liquida
(diarrea, permanenza insufficiente) a quella caprina (pallottoline particolarmente
dure, permanenza eccessiva), passando per la classica forma a salsicciotto, che
si fa più o meno nodosa mano a mano che ci si avvicina ad un quadro di
stitichezza.
I movimenti
peristaltici di massa avvengono tipicamente nei momenti successivi al risveglio;
favoriti dall'assunzione eretta e dai primi passi, spingono il contenuto verso
il retto producendo lo stimolo.
Il
riflesso della defecazione è innescato dal passaggio del materiale fecale
nel retto. Lo sfintere anale
interno si rilascia, mentre quello esterno, che è volontario quindi
controllabile, si contrae. Qualora la situazione sia ritenuta appropriata lo
sfintere anale esterno viene rilasciato, così come il muscolo elevatore
dell'ano e si ha la defecazione.
La
defecazione è un atto volontario e si basa su due eventi coordinati: il
rilasciamento del pavimento pelvico e l'aumento della pressione
intra-addominale. Quando il retto è vuoto non c'è il desiderio di evacuare. Nel
momento in cui le feci entrano nel retto, la pressione esercitata sulla parete
rettale determina una sensazione di pienezza. L'ulteriore distensione della
parete rettale induce il rilasciamento dello sfintere anale interno permettendo
alle feci di venire a contatto con i recettori sensoriali presenti sulla parte
superiore del canale anale; si avverte così la sensazione evacuativa, che
determina anche il rilasciamento dello sfintere esterno e dei muscoli del
pavimento pelvico.
Quando,
invece, i muscoli del pavimento pelvico si contraggono per mantenere la
continenza, le feci rimangono nella parte alta del retto non venendo più a
contatto con la mucosa anale. L'accomodazione delle fibrocellule muscolari al
nuovo contenuto, riduce la tensione della parete rettale ed il desiderio di
evacuare cessa.
L'evacuazione
è favorita dall'assunzione di posizioni particolari, come quella acquattata
(alla turca), in cui l'addome viene naturalmente compresso contro le cosce.
La defecazione è inoltre influenzata dallo stato psicologico e dalle abitudini dietetiche del soggetto che possono favorire un rallentamento o un aumento della motilità intestinale.
La defecazione è inoltre influenzata dallo stato psicologico e dalle abitudini dietetiche del soggetto che possono favorire un rallentamento o un aumento della motilità intestinale.
Alterazione della
motilità intestinale
Le
tradizionali teorie riguardanti la fisiopatologia possono essere individuate in
3 complessi capitoli:
1.
motilità gastrointestinale
2.
peralgesia
3.
psicopatologia
1) L'alterazione della motilità
gastrointestinale, include specifiche modificazioni della funzione motoria del
piccolo e del grande intestino:
a) l'attività
mioelettrica del colon (la capacità di far procedere le feci sino alla
evacuazione) è composta da un susseguirsi di lente onde di contrazione
muscolare, sulle quali si sovrappongono spike di potenziali d'azione
(capacità della cellula muscolare di contrarsi in modo energico). La
dismotilità (alterata motilità) del colon nella sindrome del colon irritabile,
si manifesta con una variazione della frequenza delle lente onde di contrazione
della muscolatura interrotte, soprattutto come riposta post prandiale, dagli
spike dei potenziali d'azione. I pazienti soggetti a diarrea, dimostrano questa
disparità in misura maggiore rispetto ai pazienti prevalentemente soggetti a stipsi.
b) La
dismotilità del piccolo intestino si manifesta con un rallentato transito del
cibo, soprattutto nei soggetti con prevalenza di alvo stitico, ed in un
accelerato transito nei soggetti con prevalenza di diarrea; questi pazienti,
inoltre mostrano intervalli più brevi tra onde successive di propulsione
(cosiddette onde predominanti interdigestive del piccolo intestino).
c) Le teorie
correnti tendono a integrare queste alterazioni diffuse della motilità,
ipotizzando una generalizzata, aumentata attività della muscolatura
liscia, simile alla sommazione di contrazioni energiche subentranti. Tali
teorie associano ai disturbi della motilità del piccolo e
grande intestino, anche i sintomi
urinari includendo aumento della frequenza, urgenza e nicturia (aumento
delle frequenza notturna alla minzione) .
2) La iperalgesia viscerale (abnorme aumento della
sensibilità al dolore) è il secondo dei tre complessi capitoli.
L'anormale percezione
della fisiologica motilità intestinale ed il dolore viscerale, caratterizzano
la sindrome del colon irritabile.
Nell'esecuzione del
test per la valutazione della sensibilità viscerale al dolore, la distensione
della sonda a palloncino nel retto-sigma (ultimo tratto del colon), e nel
piccolo intestino, producono dolore anche a bassissimi volumi nei pazienti
affetti da sindrome del colon irritabile, rispetto ai pazienti di controllo.
Da notare che
l'ipersentività appare rapidamente, ma non gradualmente, rispetto alla
distensione.
I pazienti che ne
sono affetti, riferiscono una ampia diffusione di riferimento cutaneo rispetto
al dolore viscerale percepito.
Questo ultimo effetto
è dovuto alla percezione del dolore (sottoforma di segnale elettrico), che le
terminazioni nervose del colon inviano al cervello, attraverso una parte
specifica del midollo spinale, denominata corna posteriori.
In questa sede
arrivano e partono anche le terminazioni nervose cutanee; pertanto un dolore scatenato nel retto-sigma,
può essere percepito dal paziente come diffuso ad una ampia superficie cutanea
dell'addome.
3)
La psicopatologia è il terzo
complesso capitolo.
L'associazione tra
disturbi psichiatrici e sindrome del
colon irritabile non è mai stata realmente chiarita e dimostrata.
Pazienti affetti da
disturbi psicologici, vanno incontro a patologie debilitanti molto più
frequentemente rispetto alla popolazione di controllo.
Pazienti alla
continua ricerca di terapie mediche, hanno un'alta incidenza di crisi di
panico, stati depressivi, ansietà ed ipocondria rispetto
alla popolazione di controllo.
Un'alterazione del
Brain-Gut Axis (letteralmente Asse Cervello-Intestino) coincide con l'inizio
dei disturbi dell'apparato
digerente, in circa il 77% dei pazienti.
Resta non chiaro se i
disturbi psicopatologici inducano alla sindrome del colon irritabile o
viceversa.
Nei soggetti con IBS si
può osservare un'infiammazione di lieve entità della mucosa intestinale che può
essere causata da allergie o intolleranze alimentari, da infezioni intestinali
o da alterazioni della microflora intestinale.
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