venerdì 29 aprile 2016

Reazioni a cibi fermentati e lieviti spesso coinvolte nelle malattie autoimmuni

Artrite reumatoide, malattie infiammatorie intestinali (Crohn e Colite ulcerativa), tiroidite di Hashimoto, artrite psoriasica, diabete giovanile e malattie demielinizzanti (come la sclerosi multipla), ogni giorno che passa sembrano condividere sempre più dei meccanismi infiammatori comuni che coinvolgono anche la reazione alimentare ai lieviti e alle sostanze fermentate.

Negli ultimi anni abbiamo spesso riferito quanto fosse importante la reazione infiammatoria da cibo nel favorire la comparsa di malattie autoimmuni come l'Artrite reumatoide o le malattie infiammatorie intestinali (Crohn e Colite ulcerativa).
Negli ultimi mesi sono stati pubblicati su riviste scientifiche di rilievo numerosi articoli e ricerche che stanno evidenziando la presenza della reazione ai lieviti come elemento favorente, se non addirittura causale, di molte malattie autoimmuni.

La reazione ai lieviti e alle sostanze fermentate sta diventando il più frequente riscontro nei pazienti che visitiamo nei nostri centri, seguito a ruota dalla reazione a glutine/frumento e poi al nichel e ai prodotti correlati.

Serve però ricordare che nelle malattie autoimmuni l'azione patologica è provocata alla fine da citochine infiammatorie come il BAFF, stimolate anche dall'assunzione di alcuni alimenti, come già descritto per il Lupus e per le alterazioni della tiroide.

Nell'ottobre 2013 un gruppo di ricercatori italiani ha pubblicato su Clinical Reviews in Allergy and Immunology un articolo sulla relazione tra lievito di birra e malattie autoimmuni (titolo intrigante: "Dalla cottura del pane all'autoimmunità"), affrontando il tema della malattia autoimmune attraverso una chiave di lettura innovativa e particolare.
Il gruppo di ricerca ha analizzato i dati del National Center for Biotechnology Information (NCBI) cercando le similitudini e le omologie tra gli autoantigeni (le sostanze a cui si indirizzano gli autoanticorpi) e altre sostanze biologiche. In modo sorprendente si è evidenziata una omologia dell'83% tra i mannani del Lievito di birra (Saccharomyces cerevisiae) e i più comuni autoantigeni.
Significa che quando l'organismo inizia a produrre anticorpi nei confronti dei lieviti (in accordo con le ipotesi di Finkelman e di Ligaarden), cioè in modo del tutto naturale quando i lieviti e le sostanze fermentate sono sistematicamente presenti nella alimentazione abituale, o in virtù di un eccesso alimentare (pizze, pane, formaggi, vino, cracker, brioche, yogurt), produce anche anticorpi che possono reagire con autoantigeni, cioè con parti dell'organismo che vanno a indurre, favorire e forse causare le diverse malattie autoimmuni.

Gli anticorpi contro i lieviti possono essere ritrovati nell'organismo molti anni prima della comparsa di una malattia autoimmune, come è stato verificato nei campioni ematici prelevati e poi conservati in emoteca di militari che anni dopo avevano sviluppato il morbo di Crohn.

Questo significa che una semplice attenzione dietologica può aiutare a prevenire e a curare efficacemente questo tipo di malattia.

Senza voler entrare nella descrizione dettagliata di ciascun lavoro, è utile richiamare:
-       un lavoro ungherese pubblicato sullo European Journal of Neurology che documenta una alta prevalenza di anticorpi anti lievito e anti glutine nei soggetti con sclerosi multipla;
-       due lavori effettuati presso la Facoltà di farmacologia di Monastir (Tunisia) relativi alla presenza di anticorpi anti lievito di birra nelle disfunzioni tiroidee e sulla elevazione significativa degli anticorpi IgG nei confronti dei lieviti in caso di Lupus Eritematoso Sistemico (LES). Entrambi i lavori segnalano perciò una possibile causa o concausa ambientale (la dieta) nello sviluppo di queste malattie;
-       un lavoro pubblicato sugli Annals of Rheumatic Disease da un gruppo di reumatologi della Northwestern University Feinberg School of Medicine, di Chicago, in cui si evidenzia con precisione che i recettori TLR2 presenti nelle articolazioni sono i probabili responsabili del mantenimento della reazione infiammatoria cronica, identificando una sostanza che li attiva proveniente dal tessuto sinoviale. È importante ricordare che i TLR2 sono tra i recettori attivati dagli alimenti nelle reazioni da cibo e fanno parte della immunità innata e questo studio riporta l'attenzione non tanto sulla reazione anticorpale, ma sulla attivazione infiammatoria.

Un tale livello di produzione scientifica continua a indicare una direzione di approfondimento in cui la relazione ambientale (ad esempio dieta, reazione ad alimenti e inquinamento) gioca un ruolo decisivo per lo sviluppo dell'autoimmunità.


(tratto da: eurosalus.it)