Per
reflusso gastroesofageo si intende quella condizione molto comune, in cui il
contenuto dello stomaco risale
in esofago.
Una
piccola quota di reflusso, liquido e gassoso, lo si può avere anche in
condizioni normali, soprattutto dopo i pasti. Nei soggetti sani si possono
avere in media 1-4 episodi/ora durante le tre ore successive al pasto.
Si
tratta di un reflusso poco acido, breve, e poco avvertito proprio in quanto
poco acido.
Quando,
al contrario, il fenomeno diventa più frequente o si accompagna a sintomi,
allora si hanno di disturbi e si parla di “malattia da reflusso gastroesofageo”
(MRGE).
Cause
L’esofago
ha alle sue estremità, prossimale e distale, due “valvole” (sfinteri) che si
aprono al passaggio del bolo,
mentre esternamente è avvolto da una tunica muscolare che si contrae e si
rilascia ritmicamente (peristalsi) e che facilita il movimento del cibo verso
lo stomaco.
Se
la valvola inferiore (sfintere esofageo inferiore) si rilascia quando non
dovrebbe (rilasciamenti inappropriati) si può avere reflusso gastroesofageo.
Anche
la scarsa motilità dell’esofago, che non consente di rimuovere velocemente il
liquido refluito, rientra nel meccanismo patogenetico del reflusso.
Il
materiale refluito in esofago è in gran parte composto da acido cloridrico, ma a volte può associarsi
alla bile di
provenienza duodenale.
A
volte alla base del reflusso vi è un’ernia iatale che è uno scivolamento dello
stomaco in torace attraverso il diaframma.
Va però detto che non
sempre la MRGE è causata da un’ernia iatale così come non sempre l’ernia iatale
è accompagnata da MRGE.
Altri fattori che
possono favorire in modo diverso il reflusso gastroesofageo sono:
Predisposizione
familiare e genetica
Sovrappeso
ed obesità, in particolare la deposizione di grasso al “giro-vita”, ovvero alla
circonferenza addominale
Diabete mellito (a causa del rallentato
svuotamento gastrico)
Fumo.
Il fumo favorisce il reflusso con un chiaro effetto-dose: chi ha fumato più di
20 anni ha un rischio del 70% rispetto ai non fumatori
Gravidanza:
il feto aumentando di volume aumenta la pressione addominale e va a comprimere
direttamente lo stomaco.
Dieta
alimentare squilibrata e scorretta: Cibi con grassi animali che rallentano lo
svuotamento gastrico. Pasti abbondanti prima di coricarsi. Abuso di alcol,
caffe, tè, cioccolato, menta, bevande fortemente acide.
Farmaci
che infiammano l’esofago, come gli antiinfiammatori non steroidei (FANS), Sali
di ferro, di potassio; farmaci che favoriscono l’apertura dello sfintere
esofageo inferiore come alcuni ipertensivi, ossia beta-bloccanti e calcio
antagonisti; farmaci contro l’ansia e l’insonnia come le benzodiazepine;
i broncodilatatori a lunga durata (LABA) usati per asma e bronchite cronica; la
terapia ormonale sostitutiva estro progestinica in menopausa.
Abitudini
di vita. Impiego di cinture e abiti troppo stretti. Sport che richiedono sforzi
in inspirazione “bloccata” (come il sollevamento pesi).
Sintomi
I sintomi più
frequenti del reflusso gastroesofageo, definiti “tipici”, sono il bruciore (o
pirosi) e il rigurgito acido.
Il
bruciore è riferito alla parte alta dell’addome (anatomicamente definita
“epigastrio” e comunemente chiamata “bocca dello stomaco”) ed a livello
restrosternale.
Il
bruciore, che si può accompagnare a scialorrea (aumentata secrezione salivare),
si manifesta tipicamente nelle ore dopo i pasti, ma può presentarsi anche di
notte quando il paziente è supino.
Altre
volte tale disturbo può essere accusato come “dolore” che fa subito pensare ad
una causa cardiaca.
In alcuni soggetti,
soprattutto nei soggetti anziani, può essere presente una sintomatologia non
specifica, solitamente riferita come "cattiva digestione"
(dolore-fastidio-tensione nella parte alta dell'addome, sazietà precoce, senso
di ripienezza dopo mangiato, nausea, vomito), definita con il termine medico di dispepsia.
Poiché
il reflusso può anche superare la valvola superiore dell’esofago (sfintere
esofageo superiore) ed interessare faringe,
laringe, polmoni ne consegue la possibilità di una sintomatologia
extraesofagea. I sintomi extraesofagei, definiti “atipici”, possono essere:
-
faringite (mal di gola ricorrente); laringite cronica ed altre affezioni delle
corde vocali o delle aritenoidi (polipi, granulomi, ecc.); sensazione di nodo
alla gola (sensazione di corpo estraneo e di contrazione alla gola); bronchiti
croniche ed asma bronchiale; patologie del naso e del rinofaringe; russamento
abituale ed apnee notturne; laringospasmo; dolore toracico non cardiaco;
alitosi; erosione dello smalto dentario.
In
assenza di sintomi tipici è difficile, a volte, associare tali disturbi al
reflusso gastroesofageo e per tale motivo i pazienti non si rivolgono allo
specialista per cui la diagnosi è spesso tardiva.
Diagnosi
La
diagnosi della malattia da reflusso è prevalentemente clinica basandosi sulla
presenza dei sintomi tipici (pirosi e/o rigurgito) e dopo aver escluso altre
patologie con sintomi simili. Sono disponibili comunque alcuni esami specifici
per la diagnosi di reflusso gastro esofageo che il medico specialista indicherà
per la conferma della diagnosi o per lo studio delle complicanze.
L’esofago-gastro-duodenoscopia. L’esplorazione
endoscopica ci consente di valutare lo stato della mucosa esofagea (erosioni,
ulcere) ed eventuali complicanze (stenosi, Barrett). Le biopsie possono essere
utili per definire le caratteristiche del Barrett, ma anche per escludere altre
forme di malattia esofagea (esofagite eosinofila, ad esempio). Raramente è
possibile riscontrare un pemfigoide dell’esofago che può simulare un’esofagite
da reflusso (con erosioni e fibrina). La gastroscopia, ovviamente, è l’esame
che tutti i pazienti devono assolutamente effettuare prima di una eventuale
valutazione di correzione chirurgica del reflusso.
La manometria
esofagea stazionaria: studia la peristalsi esofagea, valutando ampiezza
durata e coordinazione delle onde motorie esofagee allo stimolo deglutitivo.
Valuta inoltre la capacità di rilasciamento riflesso dello sfintere esofageo
inferiore. È una metodica fondamentale per escludere patologie motorie
dell’esofago, quali l’acalasia e la sclerodermia che possono a volte simulare
un reflusso e che costituiscono delle controindicazioni ad una gestione
chirurgica del reflusso.
La pH-impedenzometria
esofagea/24 ore (pH-IIM 24): valuta in modo dinamico nelle 24 ore sia la
composizione (acida e non acida) che la natura del reflusso gastroesofageo
(gassoso, liquido, misto). E' una nuova metodica che ha progressivamente
sostituito la pH-metria esofagea/ 24 ore, nella diagnostica del reflusso,
divenendone il nuovo gold standard migliorando sensibilmente l’entità del
reflusso, la correlazione tra reflusso e sintomatologia, e l’estensione del
refluito in esofago prossimale. Per questo ultimo aspetto è di capitale
importanza in tutte le manifestazioni atipiche del reflusso, in particolar modo
nella sintomatologia polmonare e otorinolaringoiatra da possibile eziologia
gastro-esofagea. Permette inoltre di identificare quei pazienti con una
cosiddetta ipersensibilità esofagea all'acido. Sono soggetti cioè con un
reflusso in esofago ancora nei limiti di normalità ma con un'eccellente
corrispondenza tra sintomi e refluito. L'identificazione di questo tipo di
soggetti ne consente un miglior approccio terapeutico e gestionale.
La radiografia
con bario può essere utile per valutare lo stato anatomico
esofago-gastrico soprattutto nelle grosse ernie. Tale esame viene richiesto
soprattutto in previsione di un intervento chirurgico.
Terapie
Alimentazione e stile
di vita
La
prima “terapia” è la corretta alimentazione e un adeguato stile di vita che, in
caso di un reflusso di lieve entità, possono di per sé essere sufficienti.
Mentre nei casi più gravi della malattia, oltre che le regole alimentari, solo
un’adeguata terapia anti-secretiva può consentire un’efficace controllo dei
sintomi e la cura delle lesioni. Ad ogni modo, le norme alimentari
costituiscono delle regole che il paziente dovrebbe seguire.
E’
importante, come prima regola, il “modo” di mangiare che significa evitare di
mangiare in fretta mentre è bene masticare
lentamente. Infatti, la prima tappa della digestione, avviene in bocca
perché la saliva contiene una sostanza l' amilasi salivare (prodotta dalle
ghiandole salivari) che opera la digestione dell' amido; inoltre la
triturazione e lo sminuzzamento del cibo facilita l' attività gastrica di
digestione ed assorbimento dei principi nutritivi.
Per quanto concerne i cibi bisogna tenere conto che un reflusso più intenso può essere causato da determinati cibi che possono stimolare la secrezione gastrica, rallentare lo svuotamento gastrico o anche ridurre il tono della valvola tra esofago e stomaco.
Per quanto concerne i cibi bisogna tenere conto che un reflusso più intenso può essere causato da determinati cibi che possono stimolare la secrezione gastrica, rallentare lo svuotamento gastrico o anche ridurre il tono della valvola tra esofago e stomaco.
Il latte può
essere consumato in quanto, essendo un cibo alcalino, neutralizza l'acidità del
reflusso. Da preferire però il latte scremato poiché il latte intero è ricco di
grassi, proteine e calcio che aumentano l'acidità gastrica e rallentano lo
svuotamento dello stomaco. Quindi, dopo un immediato beneficio si ha una veloce
ricomparsa dei sintomi. Lo Yogurt va bene ma, anche per questo
alimento, ricordarsi di preferire sempre quelli a basso contenuto di grassi.
Evitare
le carni grasse (maiale) e quelle affumicate ed evitare gli insaccati ,
mentre vanno bene tutti i tipi di pesce (sia fresco che surgelato). Evitare
le uova sode o fritte e preferire quelle alla coque.
A
rischio i formaggi molto grassi o fermentati (gorgonzola, taleggio, mascarpone
e brie) perché rallentano lo svuotamento gastrico, mentre sono più adatti
quelli freschi (come ricotta o mozzarella).
E’
bene evitare (o non esagerare) con la frutta acidula come agrumi, limoni,
mandarini, arance, cedro, melograno, ribes e ananas. mentre si possono
tranquillamente mangiare mele, more, lamponi, meloni, banane, pere, pesche.
Per
quanto concerne il “bere” sono da evitare assolutamente i superalcolici, a
digiuno. No al vino bianco, meglio un bicchiere di rosso. Limitare l’uso di
thè, caffè, bibite gassate, bibite contenenti caffeina, succhi di frutta
(arancio, pompelmo, limone, ananas, pomodoro). La menta è "da
evitare" perché sembra ridurre il tono della valvola tra stomaco ed
esofago. Attenzione, infine, a non assumere bevande troppo calde (the, caffè,
tisane, ecc.)
Non
esagerare con dolci soprattutto con quelli farciti con creme o
cioccolato. Il cioccolato, anche se buonissimo, ha l’effetto di ridurre il tono
della valvola esofago-gastrica.
Evitare
l'uso di spezie (cannella, noce moscata e curry) ed evitare fritti e soffritti. Preferire
sempre cotture leggere, scegliere quindi una cottura alla griglia e ottima la
bollitura e le cotture saltate.
Regole
comportamentali
Mantenere il proprio peso forma perché i chili in eccesso peggiorano i sintomi della malattia ed aumentano la pressione addominale (e, quindi, il reflusso)
Ridurre lo stress e le tensioni che la vita giornaliera comporta;
Non saltare mai i pasti, ma questi devono essere non abbondanti e frequenti.
Smettere di fumare: la nicotina ha un effetto ipotonico sul cardias, determina una ipersecrezione di acido cloridrico e riduce la produzione di bicarbonato che ha lo scopo di proteggere la mucosa gastrica dall' azione corrosiva del succo gastrico.
Bere tanta acqua in modo da diluire gli acidi rendendoli meno efficaci.
Evitare dopo il pasto di assumere posizioni, come il distendersi sul divano, che agevolano il reflusso, mentre una buona passeggiata facilita il processo di digestione
L’obiettivo
primario della terapia medica della MRGE e’ il pieno controllo dei sintomi,
(pirosi con o senza rigurgito) accompagnato dal miglioramento della qualità di
vita del paziente.
Per
contrastare il reflusso gastroesofageo oggi abbiamo disponibili dei farmaci
particolarmente efficaci in grado di ridurre la secrezione acida da parte dello
stomaco. Dai più blandi anti-secretivi di un tempo, come gli H2-antagonisti
(ranitidina) si è passati oggi ai più potenti inibitori di pompa protonica
(IPP): lansoprazolo 15mg e 30mg; omeprazolo 10mg e 20 mg; pantoprazolo 20mg e
40 mg; rabeprazolo 10 mg e 20 mg; esomeprazolo 20 mg e 40 mg. Tali farmaci, in
linea generale equivalenti come efficacia fra di loro, riducendo la quantità di
acido gastrico disponibile per il reflusso nell’esofago, alleviano i sintomi e
permettono la guarigione delle lesioni esofagee, qualora siano presenti. Tali
farmaci vanno presi a stomaco vuoto, 30-60 minuti prima dell’assunzione del
pasto (si ricorda che è importante non frantumare o masticare le compresse).
Per quanto concerne i
farmaci procinetici non c’è alcuna comprovata efficacia a meno che non ci sia
anche un’alterata motilità gastrica (svuotamento rallentato).
Gli
antiacidi e l’alginato, spesso assunti dal paziente sotto forma di automedicazione
al bisogno, sono senz’altro utili nell’ottenere un rapido sollievo sintomatico
in situazioni occasionali.
Nell’impostare
la terapia bisogna tenere conto che c’è una scarsa correlazione tra intensità
dei sintomi e gravità delle lesioni endoscopicamente riscontrabili sulla mucosa
esofagea. Nella maggior parte dei casi, quando sussistano lesioni mucose, il
pieno controllo dei sintomi si accompagna alla risoluzione delle lesioni, che
invece tendono a persistere qualora non si raggiunga l’asintomaticità.
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