venerdì 28 giugno 2013

L’ansia e le sue somatizzazioni


Può l’ansia provocare tutto questo?” è una domanda ricorre nella mente di chi, soffrendo di disturbi legati all’ansia, è colpito anche da sintomi fisici che fatica a ricondurre a cause psicologiche, anche quando gli accertamenti medici eseguiti lo suggeriscono.

I principali Disturbi d’Ansia (Disturbo da Attacchi di Panico con o senza Agorafobia. Fobia Semplice e Fobia Sociale, Disturbo Ossessivo-Compulsivo, Disturbo Post Traumatico da Stress e Disturbo Acuto da Stress, Disturbo d’Ansia Generalizzato) non coinvolgono solamente gli aspetti mentali, ma anche il funzionamento del corpo e portano al conseguente sviluppo di disturbi somatici che fanno parte del quadro ansioso anche quando appaiono intensi e persistenti.

Specialmente in questi casi chi ne soffre fatica a credere che tali disturbi possano realmente dipendere dalla propria psiche e non da qualche patologia organica, e può reagire in diverse maniere. 
Alcuni concentrano l’attenzione sui sintomi fisici dell’ansia finché le preoccupazioni ipocondriache divengono il “focus” del disturbo, altri continuano ad essere colpiti da sintomi sia corporei sia psichici senza che i disturbi fisici siano l’ostacolo maggiore al recupero del benessere (rappresentando tuttavia un importante elemento di disturbo della serenità del soggetto), mentre in altri casi ancora il Disturbo d’Ansia si esprime da subito o in un secondo momento unicamente sul piano somatico, ad es. con attacchi di panico che coinvolgono contemporaneamente diversi distretti corporei.

In molti di questi casi il sintomo somatico provocato dall’ansia non è riconosciuto subito come tale e si osserva il ricorso frequente (ed eccessivo) a farmaci palliativi e/o una ricerca spasmodica di immaginarie cause organiche, che si concretizza in lunghe trafile di visite ed esami medici anche ripetuti più volte nel tempo.

E’ indubbiamente necessaria una valutazione medica dei singoli casi per evitare di scambiare per sintomo d’ansia un disturbo corporeo di altro tipo, ma quando il responso medico è negativo, e indica che la causa del disturbo è psicologica, alcune persone si sottopongono ugualmente ad ulteriori accertamenti che portano a perdere tempo prezioso e allontanano il momento in cui inizieranno il trattamento psicologico dell’ansia.

Il malessere fisico dell’ansioso

Vediamo quali sono i sintomi somatici dei Disturbi d’Ansia, presenti con intensità e frequenza differente da caso a caso:

1. Sintomi cardiovascolari: tachicardia, palpitazioni, extrasistolia, aritmia, dolore o fastidio al petto, ipertensione o cali di pressione, svenimento
2.  Sintomi respiratori: dispnea, sensazione di soffocamento, sensazione di nodo alla gola, asma (peggiora se già presente)
3.  Sintomi gastrointestinali: nausea, gastrite, reflusso gastroesofageo, diarrea, sindrome del colon irritabile
4.  Sintomi neuromuscolari: sensazione di sbandamento (gambe traballanti), tremore, rigidità, parestesie (sensazione di torpore e formicolio), contratture, tensione muscolare, debolezza e affaticabilità
5.  Sintomi neurologici: vertigini, sensazione di “testa vuota” o leggera, sensazione di sbandamento, tremore,) e vampate di calore
6.  Sintomi dermatologici: orticaria, rossore o pallore del volto, iperidrosi (eccessiva sudorazione)
7. Sintomi urinari: impulso improvviso ad urinare, aumento della frequenza dell’orinazione (pollachiuria).
Per completezza ricordo che sintomi psichici dell’ansia comprendono: sensazione di minaccia e pericolo, pensieri ossessivi, irrequietezza, irritabilità, iperattività, disturbi dell’attenzione e della concentrazione, insonnia con difficoltà ad addormentarsi e/o a mantenere il sonno senza svegliarsi.

Questo elenco non è esaustivo perché in realtà la manifestazione corporea dell’ansia è multiforme e varia da individuo a individuo e uno stato di ansia costante espone al rischio di insorgenza o peggioramento di molte patologie psicosomatiche (come l’asma e l’ulcera duodenale).

Alcuni sintomi fra quelli sopra elencati sono tipici dell’Attacco di Panico (es: tachicardia, dispnea, capogiri, iperidrosi, nausea), mentre altri possono essere presenti per lungo tempo anche nei momenti in cui la persona non si sente “agitata” (fase acuta).

Quando l’ansia è una condizione costante e pervasiva l’organismo vive uno stress intenso che provoca modificazioni alla sua fisiologia, ad es. con l’aumento dell’attività del sistema nervoso autonomo (simpatico) e della secrezione di ormoni come il cortisolo e l’adrenalina che influiscono fra l’altro sul battito cardiaco (frequenza e gittata), sulla pressione sanguigna e sul funzionamento del sistema immunitario.

Come detto sopra, questi sintomi compaiono in differenti combinazioni nei singoli casi, ma ciò che accomuna i sintomi somatici è spesso la loro persistenza e anche intensità, che motiva la persona che ne soffre a dubitare che si possa trattare “solo” di ansia.

A volte infatti si sottovaluta l’importanza e anche la drammaticità dei disturbi psicologici più comuni, e si tende di conseguenza a pensare che non possano arrecare danni o fastidi non sopportabili o non superabili con la semplice “forza di volontà”.

Questo pensiero tuttavia non corrisponde alla realtà, dal momento che corpo e mente sono profondamente interconnessi e il disagio che una persona vive si può esprimere intensamente su entrambi piani.

Cosa fare se le analisi mediche sono negative?

Il consiglio alle persone che si chiedono "può la sola ansia farmi stare così male?” non può che essere questo: fidatevi del vostro medico e degli eventuali accertamenti effettuati.

Evitate un utilizzo improprio ed eccessivo di farmaci che attenuano solamente i sintomi e soprattutto di psicofarmaci ansiolitici che non vi siano stati prescritti da un medico, e in questo caso rispettate le sue indicazioni per evitare fenomeni di dipendenza e di tolleranza.
Se il responso medico non indica alcuna patologia organica che sia causa dei vostri sintomi non lasciate passare troppo tempo, perché rischiereste solo di veder cronicizzare o peggiorare i vostri disturbi: affidatevi ad uno psicologo per chiedere una valutazione della vostra situazione e parlate con lui di quale tipo di trattamento può essere indicato nel vostro singolo caso.
L’ansia si può combattere e vincere, ma questo è possibile solo se si sa (e si vuole) riconoscerla e se non si lascia che trascorra troppo tempo prima di cercare un soluzione adeguata ed efficace al problema.








giovedì 13 giugno 2013

Allergia alle muffe – prevenzione nel soggetto allergico



  1. In tutta la casa mantenere un’umidità relativa possibilmente al di sotto del 50%. Usare un deumidificatore o un condizionatore d’aria in estate, avendo l’accortezza di tenere le finestre chiuse (i deumidificatori devono essere regolarmente svuotati dall’acqua). Non utilizzare umidificatori. Le case con un buon isolamento termico non permettono la fuoriuscita del vapore acqueo e ciò favorisce la crescita delle muffe. Se abitate in un ambiente di questo tipo fate attenzione che vi sia una buona ventilazione e ricambio d’aria. In estate può essere utile l’impiego del condizionatore. Eliminare le infiltrazioni d’acqua e gli eventuali problemi di allagamento, così come ogni materiale che abbia subito precedentemente un allagamento o risulti esageratamente vecchio e sporco
  2. Anche se le piante da appartamento non sono la sorgente principale di muffe nell’ambiente domestico, è prudente limitare il numero delle stesse. Le muffe possono essere aero-disperse quando le piante vengono innaffiate, reinvasate o spostate e comunque aumentano l’umidità interna della casa. Le muffe sono presenti nella corteccia delle piante e pertanto, se si usa il camino o una stufa a legna, non conservare la legna da bruciare all’interno della casa.
  3. In cucina usare una ventola aspirante per rimuovere il vapore acqueo quando si cucina. Nel caso di frigoriferi auto­sbrinanti svuotare frequentemente le vaschette dell’acqua. Fare attenzione alla conservazione dei cibi ed eliminare immediatamente quelli avariati. Le muffe crescono nei contenitori delle immondizie, che dovrebbero essere svuotati frequentemente e lavati.
  4. In bagno usare la ventola aspirante o aprire la finestra dopo la doccia. Lavare le tende della doccia, la vasca, lavandini, piastrelle con candeggina. Mettere ad asciugare gli indumenti all’aria subito dopo il lavaggio. Se si é allergici all’alternaria é meglio asciugare gli indumenti all’interno della casa con l’aiuto di un deumidificatore. Appendere gli indumenti all’esterno potrebbe favorire la deposizione su di essi dell’alternaria stessa.
  5. Nella camera da letto seguire le stesse regole suggerite per gli allergici agli acari. Materassi e cuscini in gommapiuma sono particolarmente adatti alla crescita delle muffe. Materassi e cuscini devono essere ricoperti con tessuto barriera, che non lascia passare le muffe, ma consente la traspirazione del vapore acqueo.
  6. Le muffe crescono bene negli armadi a muro che in genere sono umidi e bui. Scarpe e vestiti, prima di essere riposti, devono essere completamente asciutti. Una lampadina con pochi watt o prodotti chimici che rimuovono le muffe possono prevenire la crescita delle stesse nell’armadio.
  7. Nell’ambiente esterno evitare di tagliare l’erba o di rastrellare le foglie cadute. Questi lavori dovrebbero essere eseguiti dai familiari o da altre persone non allergiche. Evitare di sostare in prossimità di cataste di materiali in decomposizione come erba o foglie, o di depositi di grano. Potare e tagliare gli alberi per evitare che la casa sia eccessivamente ombreggiata e non permettere la crescita sui muri di piante rampicanti. Correggere eventuali problemi di drenaggio dell’acqua in prossimità della casa, poiché l’acqua che ristagna aumenta di molto la crescita delle muffe.
  8. Evitare di campeggiare o camminare in boschi dove vi è un’alta concentrazione di vegetazione in decomposizione. Alcune muffe sono disperse nell’aria nelle giornate secche e ventose (alternaria in particolare) altre nelle giornate piovose. Limitare le uscite all’aria aperta in queste giornate e fare una doccia quando si rientra in casa per rimuovere le spore che si sono accumulate nei capelli. Evitare alcuni ambienti quali serre, negozi d’antiquariato, saune, che sono sorgenti di aumentata esposizione alle muffe. Si possono inoltre trovare elevate concentrazioni di muffe nei condizionatori d’aria delle automobili, nei sacchi a pelo e nelle case per le vacanze o in stanze d’albergo. Un’esposizione occupazionale alle muffe si verifica negli agricoltori, nei giardinieri, nei fornai, nei birrai, nei fioristi, nei falegnami e nei tappezzieri.
  9. Sono in commercio prodotti che uccidono le muffe. In alternativa si può usare una soluzione di acqua e candeggina al 10% (1 parte di candeggina e 9 parti di acqua).
  10. Utilizzare i farmaci come prescritto dal vostro medico. Sono possibili infatti bruschi innalzamenti dei livelli di alternaria che possono causare crisi asmatiche gravi nelle persone allergiche.


martedì 11 giugno 2013

Allergie ai pollini: le ASTERACEE (o COMPOSITE)



Allergie ai pollini: le ASTERACEE (o COMPOSITE)

I pollini iniziano a fare la loro comparsa già in gennaio e continuano fino in ottobre. Per chi è allergico ci sono solo pochi mesi di tregua, per fortuna non si è allergici a tutti i tipi di pollini in circolazione !

In questo capitolo parlerò dell’allergia alle asteracee, dette anche composite, che sono una famiglia bella e numerosa.

Alcune specie di Asteraceae sono commestibili e sono ampiamente coltivate per il consumo umano, tra cui:



Per sapere se si soffre di allergia ai pollini ci si deve sottoporre ai prick test IGE presso un medico allergologo/dermatologo.
Se ci sono risultati positivi (+) si dovranno usare degli spray antistaminici, gocce oculari o anche pastiglie, a dipendenza della gravità dei sintomi riscontrati. E’ anche possibile effettuare cicli di desensibilizzazione, ma è comunque una cura lunga che può durare diversi anni e il risultato non è sempre garantito.

Chi è allergico ad una famiglia di pollini può avere reazioni avverse anche mangiando o bevendo erbe e fiori della stessa famiglia. Nel caso di allergia, per esempio, a tarassaco ed artemisia, oltre alle reazioni respiratorie si possono avere reazioni gastrointestinali se mangiamo foglie di lattuga oppure beviamo infusi di una miscela di erbe, magari di tarassaco, camomilla e assenzio ! Quindi è meglio prestare attenzione anche a questo aspetto, visto che moltissimi preparati alle erbe contengono molte piante della famiglia delle asteracee.

Non molti sanno che chi soffre di allergia ai pollini spesso mangiando determinati cibi può avere reazioni allergiche: si tratta di una cross-reaction. I cibi che hanno proprietà simili ai pollini di artemisia potrebbero scatenare fenomeni allergici solo mangiandoli. Questo si chiama “sindrome allergica orale”. La sindrome allergica orale interessa solo il periodo dell’impollinazione, quindi i soggetti allergici devono escludere determinati alimenti solo alcuni mesi all’anno. Sono al massimo due i cibi che scatenano la cross reattività, e in ogni caso si tratta di un fenomeno soggettivo. Si può minimizzare o azzerare la capacità di reazione allergica con la cottura di frutta e verdura.

I sintomi della SOA vengono classificati in quattro classi, dai più lievi ai più gravi:
I - prurito e bruciore a carico della mucosa orale, papule o vescicole nel cavo orale, edema delle labbra; tali sintomi sono sempre presenti;
II- ai precedenti possono associarsi difficoltà alla deglutizione, vomito, dolore gastrico, diarrea;
III - possono associarsi anche sintomi generalizzati quale l'orticaria;
IV - e allo stadio più grave edema della glottide e shock anafilattico.
Le manifestazioni orali nei soggetti sensibili sono percepite nell'arco di pochi minuti dal contatto con l'alimento, mentre i sintomi che coinvolgono gli altri organi possono comparire entro 30-60 minuti.dall'ingestione.

Nel caso dell’allergia alle asteracee ecco i cibi, in rosso, che non dovrebbero essere mangiati durante il periodo di fioritura dei pollini:

VERDURA
FRUTTA
FRUTTA SECCA
asparagi
Albicocche
Datteri
bietole
Angurie
Fichi
broccoli
Arance
Mandorle
carciofi
Avocado
Nocciole
cardi
Banane
Noci
carote
Cachi
Pinoli
cavolfiori
Castagne
Arachidi
cavoli
Ciliege
Pistacchio
cetrioli
Fichi
Semi e olio di girasole e cartamo
cicorie
Fichi d'India

cime di rapa
Fragole

cipolle
Kiwi

cipolline
Lamponi
ERBE
fagiolini
Limoni
Dragoncello
fave
Mandaranci
Camomilla
finocchi
Mandarini
Tarassaco
insalate
Mele
Prezzemolo
melanzane
Mirtilli
Arnica
patate
More
Assenzio o artemisia
peperoni
Meloni

piselli
Pere

pomodori
Pesche

porri
Pompelmi

porcini
Ribes

radicchi
Susine

ravanelli
Uva

rucola


sedani


spinaci


zucche


zucchine


lattuga


Indivia


topinambur




In relazione alle allergie alle altre famiglie di pollini ecco i cibi che è meglio evitare:


POLLINI E REAZIONI AI CIBI:

  • Allergia alle graminacee: no a kiwi, pomodori, agrumi, meloni, angurie, pesche, ciliegie e albicocche;
  • Allergia alla betulla: evitare mela, carota, sedano, finocchio, pera, banana, nespola, pesca, ciliegia, albicocca, prugna, prezzemolo, nocciola, noce, arachide, mandorla, kiwi, lampone, fragola, pepe verde;
  • Allergia alla parietaria (urticaceae): niente arachide, soia, fagiolo, gelso, pistacchio, melone, kiwi, patata, basilico, ortica, ciliegia, basilico, pisello;
  • Allergia all’ambrosia (o artemisia): stop a sedano, melone, anguria, banana, carote;
  • Allergia alle brassicaceae: non ingerire verza,cavolo cappuccio, rapa, broccolo, rapa, colza, ravizzone in caso;
  • Allergia alle cucurbitaceae: escludere zucchino, zucca, melone, anguria, cetriolo e pomodoro; allergia alle liliaceae: asparago, porro, cipolla, aglio in caso;
  • Allergia alle rosaceae: resistere a mandorle, mela, albicocca, pesca, susina, ciliegia, prugna, fragola.