lunedì 18 novembre 2013

Gonfiore addominale da intolleranze alimentari

Che le si dia il nome di colite, di “intestino irritabile” o semplicemente di “pancia gonfia”, il problema è sempre lo stesso: spesso all’improvviso, anche dopo aver mangiato pochissimo (magari anche cibi “indiscutibilmente sani”), si avverte un fastidiosissimo e “apparentemente inspiegabile” gonfiore addominale
 
Non si tratta solamente di un disturbo estetico, per “la maglia che tira”, ma di un vero e proprio disagio, legato a gonfiore e tensione addominale costanti che ci “appesantiscono” la giornata e non ci danno tregua; spesso sono associati anche crampi addominali, stitichezza o diarrea, flatulenza, meteorismo, ecc. 
 
C’è chi dà tutta la colpa allo stress o al mangiare di fretta, un panino e via, magari in piedi, senza prendersi le dovute pause…sicuramente questi fattori sono anch’essi concausa del disturbo, ma c’è di più.  
Immediato è il legame con l’alimentazione, causa diretta, senza ombra di dubbio, di questo disturbo; ma se è “legittimo” sentirsi gonfi e pesanti dopo un’abbuffata, non sembra invece giustificato il gonfiore che insorge dopo un pasto a base di cibi considerati “sani”, facenti parte dell’alimentazione di tutti i giorni. Le ragioni di questa inspiegabile “intolleranza” ai cibi quotidiani è insita in uno stile di vita, soprattutto alimentare, che ci porta, un po’ alla volta, alla perdita dell’efficienza dei complessi meccanismi del nostro intestino.

Condizione indispensabile per garantire la salute dell’intero organismo è il mantenimento dell’equilibrio della flora batterica intestinale (eubiosi). Ci sono più di 400 specie batteriche che vivono nel tratto gastrointestinale, costituendo un vero e proprio ecosistema, che protegge la mucosa intestinale facilitando i processi digestivi e assimilativi.  Purtroppo tale equilibrio è messo costantemente a dura prova a causa delle nostre abitudini alimentari e di stile di vita errati. Fin dalla nascita, infatti, il mancato o insufficiente allattamento al seno, la precoce introduzione del latte vaccino o errori durante lo svezzamento e, in seguito, nel corso della vita, l’abuso di farmaci (antibiotici soprattutto), gli inquinanti alimentari (metalli pesanti, additivi, conservanti e pesticidi), lo stress, le infezioni, ecc., alterano la composizione della flora batterica fisiologica.  

Quando l'equilibrio tra i vari gruppi e sottogruppi batterici viene a mancare (disbiosi), si creano le condizioni per la proliferazione di germi patogeni (clostridi, salmonelle, coli, candida, ecc.), il cui metabolismo, a carattere fermentativo (degli zuccheri) o putrefattivo (delle proteine), causa la formazione di quantità elevate di gas intestinali. 


Ne è un esempio tipico la candida, un fungo abitante abituale del nostro intestino che, in caso di disbiosi, ne approfitta per proliferare in modo anomalo, determinando una marcata fermentazione degli zuccheri, di cui si nutre, con il risultato di innescare un’anomala ed esagerata produzione di gas. 

La flora batterica intestinale adempie anche l’importante compito di coadiuvare i processi digestivi delle sostanze alimentari ingerite. Produce infatti enzimi aventi la specifica funzione di aiutare, completare e “rifinire” il lavoro digestivo svolto dal pancreas. In condizioni di disbiosi accade che i cibi che arrivano all’intestino non vengono adeguatamente demoliti nei loro nutrienti di base (acidi grassi, aminoacidi, monosaccaridi, ecc.), restando sotto forma di macromolecole indigerite; queste non possono essere assorbite dai microvilli intestinali e vanno incontro a fermentazioni o putrefazioni. Un esempio importante è il caso del lattosio; l’intolleranza al lattosio, estremamente diffusa, è determinata, oltre che da una scarsa produzione dell’enzima idoneo (lattasi) da parte del pancreas (l’enzima dovrebbe essere fisiologicamente presente nel lattante e poi calare gradatamente con l’età), anche dall’inefficiente sintesi di enzimi da parte della stessa microflora intestinale alterata (in disbiosi). Il lattosio, così indigerito, fermenta dando luogo a gonfiore e meteorismo.

Come se ciò non bastasse, quando la flora batterica benefica scarseggia, ne approfittano i microrganismi patogeni che, tra le altre cose, arrivano anche ad aggredire la mucosa intestinale.  

Venendo meno la moltitudine di batteri benefici, si riduce la loro azione protettiva: la mucosa intestinale è più esposta e diventa suscettibile all’aggressione delle sostanze tossiche e dei microrganismi patogeni (la stessa candida, accrescendosi, sviluppa delle ramificazioni con le quali si ancora alla mucosa causando delle vere e proprie perforazioni). In queste condizioni si creano dei veri e propri varchi tra le cellule e la mucosa diventa permeabile alle macromolecole alimentari indigerite e alle sostanze di scarto che altrimenti avrebbe respinto: l’intestino, da efficiente barriera selettiva, è ormai un “colabrodo”. Alimenti indigeriti e tossine fanno così il loro indesiderato ingresso nell’organismo: è questo il modo in cui si sviluppano le intolleranze alimentari.
La condizione per cui si inneschi un’intolleranza alimentare è perciò la perdita di integrità della mucosa intestinale e il venir meno delle sue funzioni digestive e protettive. In questa situazione, oltre a crearsi un ambiente malsano, con produzione di grandi quantità di gas, accade che i cibi indigeriti, invece di essere eliminati come scorie con le feci, riescono a superare la barriera mucosa, perché non integra. Si allerta perciò il sistema immunitario sottostante, che identifica queste macromolecole alimentari come estranee, nemiche, e attiva contro di esse una risposta difensiva. Si liberano di conseguenza grandi quantità di mediatori chimici e di cellule immunitarie (linfociti) che innescano una risposta di tipo infiammatorio. L’aggressione da macromolecole alimentari non viene generalmente considerata come un pericolo immediato da parte del sistema immunitario, quindi la reazione è lenta e nelle prime fasi silente (senza sintomi evidenti) e dose-dipendente, nel senso che per attivare i linfociti ad una risposta infiammatoria, l’attacco deve essere massiccio e prolungato. Questo spiega il motivo per cui le intolleranze alimentari si sviluppano verso gli alimenti assunti più frequentemente e che fino a quel momento “non hanno mai dato problemi”, almeno in apparenza. Tale stato infiammatorio cronico, leggero ma costante, dell’intestino, rimane silente fino a quando l’organismo non supera un certo limite, oltre il quale il sintomo si manifesta. Ad un certo punto, però, l’intestino infiammato diventa ipersensibile e non tollera più nulla: “ogni scusa è buona” per produrre gas, flatulenza, meteorismo….

martedì 5 novembre 2013

Intolleranze enzimatiche



Ci sono molte disaccaridasi nel nostro organismo ed ognuna prende il nome dallo zucchero che scinde; fra le più importanti ci sono : la lattasi, la fruttoidasi e la maltasi.
Le disaccaridasi sono degli enzimi localizzati sugli orletti a spazzola degli enterociti nell'intestino. Le disaccaridasi sono: maltasi, isomaltasi, lattasi e saccarasi.
Essi servono per trasformare (o meglio scindere) i principali disaccaridi  (saccarosio, maltosio, lattosio e isomaltosio) nei principali monosaccaridi; in grande quantità glucosio, ma anche fruttosio, galattosio e altre piccole quantità di pentosi ed esosi presenti negli alimenti.


Spesso sono provocate dalla mancanza e/o dall’alterazione di enzimi e succhi digestivi.
Normalmente gli alimenti devono essere ben digeriti e assorbiti dal sangue attraverso la mucosa nell'intestino tenue in modo che nell'intestino crasso arrivino solo l'acqua e i residui che non possono essere assimilati, come le fibre vegetali.
Se ciò non avviene arrivano nell'intestino crasso sostanze nutritive non digerite e i numerosi batteri in esse contenute, fermentano producendo gas e provocando forti spasmi intestinali.


Sull'orlo dei villi intestinali sono presenti degli enzimi che hanno il compito di scindere i disaccaridi, come il lattosio o il saccarosio, e gli oligosaccaridi derivati dalla digestione dell'amido.

Gli enzimi disaccaridasi sono, alcuni stabili al calore e altri no, e in condizioni normali (temperatura intestinale attorno ai 36°,5 – max 37°), sono capaci di una digestione quasi completa dei disaccaridi e degli oligosaccaridi, tanto che solo una quantità modesta di molecole raggiunge il colon in forma non digerita.
A livello del colon la flora batterica trasforma queste sostanze in idrogeno, metano, anidride carbonica e in acidi organici che contribuiscono a mantenere morbide le feci e a rendere frequenti i movimenti intestinali.
Nei soggetti con difetti di disaccaridasi primitivi o secondari e/o ad un difetto delle mucose intestinali, il colon viene raggiunto da una quantità maggiore di zuccheri non digeriti e questo determina un aumento delle fermentazioni intestinali, una produzione eccessiva di gas e di acidi e con la presenza, nel lume intestinale, di sostanze indigerite e dei loro metaboliti in quantità superiore alla capacità di assorbimento della parete intestinale.
Gli alimenti più fermentanti vi sono gli zuccheri raffinati, il latte vaccino, i formaggi vaccini stagionati e le carni grasse (suino e bovino soprattutto). In genere la fermentazione corrisponde alla disbiosi, ossia alla crescita abnorme di batteri patogeni nell'intestino. Tuttavia, alcune forme di fermentazione possono preparare alle intolleranze alimentari.

Nelle feci di questi soggetti vi sono sostanze riducenti, normalmente assenti, e nell'aria espirata è presente idrogeno.

I sintomi clinici di questo difetto (disaccaridasi) sono:
-          flatulenza
-          distensione addominale
-          borborigmi
-          dolori
-          diarrea
-          difetti nutrizionali (malnutrizione) e dipendono sia dalla quantità di zucchero ingerito che dall'entità del difetto enzimatico

Piuttosto comune tra i difetti di disaccaridasi è il deficit di lattasi nell'adulto. L'enzima generalmente è presente in modo normale alla nascita e nei primi anni di vita, ma dopo i 3 anni la sua attività incomincia a diminuire. Nei Paesi occidentali questo difetto enzimatico si manifesta sovente durante l'adolescenza ed è quindi distinguibile dalla forma congenita, evidente già alla nascita, e da quella tardiva e secondaria a malattie gastroenteriche. 

Come diagnosticarla ?

Accertare un’intolleranza può essere difficile. La base della diagnostica è data dall’anamnesi. Secondo il sospetto, possono essere eseguiti vari test (p.es. test genetico in caso di sospetto di intolleranza al lattosio, test respiratorio H2 per il sospetto di intolleranza al lattosio o malassorbimento del fruttosio). In mancanza di test adeguati, si procede a una dieta diagnostica.

Le intolleranze alimentari si suddividono nei seguenti gruppi.

Sindromi da malassorbimento: intolleranza al glutine (celiachia) e intolleranza al fruttosio (malassorbimento del fruttosio).

Intolleranza enzimatica: la mancanza di un enzima o un difetto enzimatico impediscono che determinate parti di un alimento possano essere (completamente) digerite. Note e congenite sono le intolleranze al fruttosio e al galattosio (galattosemia) ereditarie. Sono invece acquisite le intolleranze al lattosio, all’istamina, al saccarosio, al sorbitolo, il malassorbimento del fruttosio.

Intolleranza farmacologica: determinate sostanze contenute negli alimenti sono farmacologicamente attive e, se consumate in grandi quantità, possono provocare sintomi di intolleranza alimentare (intolleranza relativa): ammine biogene, come l’istamina nei pomodori, nel vino rosso e nel formaggio maturo, la feniletilamina nel cioccolato, la tiramina nel formaggio maturo o nel cioccolato, la serotonina nelle banane e nelle noci, il glutammato (intolleranza al glutammato) e la caffeina.

Intolleranze indefinite (reazioni pseudoallergiche agli additivi alimentari): i sintomi sono simili a quelli di un’allergia. In questo caso, si tratta però di reazioni ad alimenti naturali o a determinati additivi, come le lectine, i salicilati, gli acidi benzoici, i coloranti, gli emulsionanti, i solfiti e gli esaltatori di sapidità.

I sintomi di un’intolleranza alimentare possono essere vari. I più frequenti sono disturbi digestivi generali, come mal di stomaco, flatulenza, diarrea o stitichezza, malessere. Altre possibili reazioni sono stanchezza, irritabilità, eruzioni cutanee, mal di testa (emicrania), disturbi circolatori e reumatici ecc. Spesso, i disturbi si manifestano lentamente, per cui non è sempre facile collegarli a un’intolleranza.

Terapia e trattamento

Una volta stabilita la diagnosi, occorre evitare gli alimenti che provocano i disturbi. In caso di intolleranza al lattosio, al fruttosio e all’istamina, assieme a un consulente alimentare si stabilisce la tolleranza individuale. In caso di celiachia, invece, è imperativo osservare una severa dieta priva di glutine.
A livello farmacologico, in caso di intolleranza al lattosio si può assumere sotto forma di pastiglie l'enzima lattasi, in caso di intolleranza all’istamina l’enzima diaminossidasi.

Consigli

Se ingerite in piccole quantità distribuite durante il giorno, le pietanze contenenti lattosio, fruttosio e istamina sono meglio tollerate.
Oggi si trovano prodotti privi di glutine e lattosio anche presso i grandi distributori.
All’acquisto leggere sempre l’elenco degli ingredienti per essere sicuri di tollerare l’alimento.

  


martedì 27 agosto 2013

Sindrome dell’intestino irritabile, causa funzionale o organica ?



La sindrome da intestino irritabile (IBS) è una condizione medica ad andamento cronico e decorso fluttuante, sostanzialmente benigna, caratterizzata da frequenti riacutizzazioni con dolore, distensione addominale e alterazioni dell’alvo.

L’eziopatogenesi di questa sindrome, non ancora completamente chiarita, è multifattoriale e diversa secondo il tipo di IBS, così come la fisiopatologia, attribuita ad alterazioni della motilità gastrointestinale, all’ipersensibilità viscerale, alla disfunzione dell’asse cervello-intestino e/o ad alcuni fattori psicosociali:
  • IBS post-infettiva (20-30% dei casi)
  • IBS infiammatoria (15-20% dei casi)
  • Overgrowth batterico intestinale
  • Alterazione del sistema della serotonina (5HT)
  • Disfunzione primaria del sistema nervoso centrale
  • Disordini psicosomatici, psicosociali o psichiatrici primari
  • Fattori genetici, soprattutto comportamenti appresi che possono avere un ruolo in soggetti predisposti

Gli studi più recenti attribuiscono una crescente importanza patogenetica a flogosi, risposta immunitaria e neuroimmunitaria e contenuto intraluminale intestinale. Un’infiammazione di bassa intensità, dovuta a infezioni gastrointestinali, dismicrobismi e/o allergie alimentari, sembra essere responsabile, attraverso il rilascio di mediatori, della sensibilizzazione dei recettori sensoriali e dell’alterata motilità e dell’ipersensibilità viscerale che caratterizzano l’IBS.

Nella piramide seguente l’IBS potrebbe essere il primo gradino nello spettro dell’infiammazione intestinale, cui seguono colite microscopica e IBD.

I sintomi di IBS derivano quindi dal coinvolgimento dei numerosi elementi della componente infiammatoria e del sistema immunitario e dalla loro interazione con il sistema nervoso centrale e periferico. L’elemento caratterizzante di questa sindrome è comunque l’elevata presenza di mastociti nella lamina propria del colon e dell’ileo; la loro attivazione, in prossimità alle fibre nervose, determina la severità della percezione dolorosa.

Ricerche degli ultimi anni sostengono il ruolo patogenetico delle alterazioni del microbiota intestinale osservate nei pazienti con IBS.
Alcuni sostengono che l’IBS sia dovuta a sindrome della contaminazione del tenue (small intestine bacterial overgrowth, SIBO), ovvero a un aumento della concentrazione prossimale della flora batterica, con fermentazione di fibre che, in condizioni normali, verrebbero digerite e assorbite nell’ileo prossimale; le evidenze in proposito sono per ora limitate.
In molte forme di IBS è stata comunque osservata una modificazione del microbiota intestinale, con riduzione di lattobacilli e bifidobatteri e una crescita “dannosa” di specie quali veillonella e clostridi.
Anche nel caso della perturbazione del microbiota, un’infiammazione di bassa intensità potrebbe provocare disfunzioni a livello intestinale e la possibile riacutizzazione di comorbilità di tipo psichiatrico, per un’alterata comunicazione tra sistema nervoso enterico e sistema nervoso centrale.
Ricordiamo che il sistema nervoso centrale è in grado di intervenire sulle funzioni dell’apparato digerente attraverso il rilascio di neurotrasmettitori che influenzano, tra l’altro, funzione epiteliale, produzione di mucina e motilità.
Una strategia di manipolazione microbica, come la somministrazione di prebiotici (FOS, frutto-oligosaccaridi, e GOS, gluco-oligo-saccaridi), probiotici (come lattobacilli e bifidobatteri) e prodotti microbici (come acidi grassi a catena corta e vitamine), può avere un’azione antinfiammatoria locale e inibire i patogeni con ripresa delle capacità difensive, trofiche e assorbenti del microbiota.

Sono stati proposti vari modelli per spiegare la relazione tra processi infiammatori intestinali e stress. Una recente review ha descritto i risultati ottenuti in modelli animali di IBS, secondo i quali i recettori del fattore di rilascio della corticotropina (corticotropin-releasing factor, CRF) cerebrali e intestinali modulerebbero i processi infiammatori; pertanto, il CRF ricoprirebbe un ruolo chiave nella riacutizzazione dell’IBD e nella sensibilità da stress nell’IBS post-infezione.
La stimolazione della secrezione di ormone adrenocorticotropo (adrenocorticotropic hormone, ACTH) provoca a sua volta liberazione di sostanze come adrenalina o noradrenalina, attivazione del sistema nervoso autonomo con conseguente flogosi, aumento della permeabilità, iperalgesia e alterazioni della motilità.

La patogenesi dell’IBS appare quindi estremamente complessa. Pur rimanendo valida l’ipotesi tradizionale di una disregulation tra sistema nervoso centrale e sistema nervoso enterico, si ritiene che alla base dell’IBS possano essere presenti fenomeni di tipo reattivo, immunologico e flogistico. Crescenti evidenze indicano, inoltre, come l’IBS non debba più essere considerata una malattia funzionale, ma una condizione organica che coinvolge, con una modalità multifattoriale, il sistema nervoso enterico e quello centrale.


Brain-gut axis, ossia la teoria dei 2 cervelli



Fin dall'antichità si afferma che l’intestino è la sede secondaria delle emozioni e principale dell'inconscio; ma per poter avere queste funzioni, occorre che la pancia abbia un "cervello" che possa elaborare i dati autonomamente da quello superiore, recenti scoperte (studi di neurogastroenterologia) hanno confermato che il cervello enterico esiste, e che esso funziona autonomamente da quello superiore.
L’intestino metabolizza emozioni e invia messaggi al “cervello principale”, quello "di sopra". Stress e ansia ne alterano il funzionamento, ma è vero anche il contrario: i disordini intestinali possono provocare variazioni dell’umore.
Il sistema cerebrale più antico, che è responsabile delle pulsioni, è strettamente correlato ad un "secondo"  sistema nervoso “addominale” (GUT), formato dall’insieme di nervi che percorrono la parete del canale alimentare e la mucosa intestinale allo scopo di  controllare le funzionalità digestive e di assorbimento del cibo. 
I “due cervelli” sono connessi da una ricca rete di fibre nervose (GUT-BRAIN AXIS) e comunicano interattivamente. 
Questa rete neuronica complessa, che è un vero e proprio cervello autonomo, è il più antico cervello legato alla sopravvivenza dell'animale e dell'uomo, nella ricerca del cibo per vivere, che si è specializzato nel corso dei millenni indipendentemente da quello di sopra, seguendo un’evoluzione parallela ma separata, pur mantenendo una posizione di aiuto e/o di contrasto (a livello inconscio) per il cervello di sopra, luogo che manifesta la coscienza dell'essere stesso.

I due cervelli, il cranico e l'enterico sono connessi dal nervo vago.
Il cervello enterico produce sostanze psico-attive che influenzano direttamente gli stati d’animo, come la serotonina, la dopamina, sostanze oppiacee e antidolorifiche.

Al cervello addominale sono affidate le decisioni viscerali, cioè spontanee e inconsapevoli, infatti l’inconscio risiede qui; l’encefalo assorbe le emozioni dagli organi di senso dall’esterno come, irritazione, stress e rabbia, trasmettendole, successivamente, al secondo “cervello” e viceversa, che sviluppa sensazioni e che può creare, se necessario, le patologie psicosomatiche o bioenergetiche che colpiscono lo stomaco e l’intestino.
Se la serotonina viene ad essere troppa, lo stato di eccitazione prevale e si producono scariche di feci acquose (diarrea), perché la peristalsi troppo veloce impedisce la disidratazione delle feci. Se vi è una scarsa produzione di serotonina, la stitichezza compare, le feci divengono dure perché stazionano troppo nell'intestino crasso (colon) e si disidratano per l'assorbimento dei liquidi in esso contenuti.
Nei due casi vi è un meccanismo di regolazione automatica, quando l'organismo è in salute e/o in stato emotivo normalmente accettabile; quando questi due casi sono alterati (salute e/o emozioni forti), immediatamente variano, di poco o molto, le fasi del controllo e regolazione della serotonina e quindi si apre una o l'altra direzione di funzioni di "trattenimento" o di "eliminazione" cogestite dai due cervelli (centrale ed intestinale; alle volte le due fasi compaiono alternativamente per certi periodi di tempo che possono durare anche anni.
Quando siamo sottoposti ad una forte emozione (paura) corriamo subito al gabinetto per eliminare le feci o l'urina, perché i sensori nervosi intestinali e quelli attorno alla vescica sono investiti di determinati stimoli di eliminazione.
Altro fatto utile alla comprensione di questi meccanismi è che per esempio durante il sonno, quando non vi sono stimoli esterni per i due cervelli, molto spesso chi ha problemi digestivi soffre di insonnia e/o ha incubi notturni. 

Con tutta probabilità la sindrome del colon irritabile è dovuta ad una irregolare comunicazione fra il cervello di sotto e quello di sopra e/o viceversa; in questo caso la quantità di impulsi nervosi è a favore del cervello enterico, perché vi si sommano gli impulsi derivanti dall'inconscio che "vive" nel DNA contenuto nelle cellule neuroniche che vi sono nel cervello di sotto, il quale invia i propri segnali anche all'encefalo superiore, nel sistema limbico cerebrale, area deputata ad interpretare ed elaborare  i segnali delle sensazioni emotive, ricevute anche dal cervello inferiore; quando questi segnali superano certi livelli, come spesso capita nei depressi e/o negli ansiosi, l'intestino si muove automaticamente in una delle due direzioni sopra citate (stitichezza/diarrea) e lo stress è indicato alla variazione di questo livello. Recentemente, nei pazienti affetti da IBS, è stata dimostrata la presenza di micro focolai infiammatori nello spessore della mucosa intestinale. Questa osservazione metterebbe in discussione le basi della IBS, considerata sino ad oggi una patologia ad eziopatogenesi non organica.

Il 65-70% delle funzioni del nostro sistema immunitario risiede nell'intestino nella mucosa e/o sotto di essa. Quasi la metà delle feci sono composte da batteri; ciò significa che circa 100 mila miliardi di microrganismi della colonia intestinale  è in continuo e costante rinnovamento, sempre che l'alimentazione sia salubre ed adatta al singolo essere e questi non utilizzino vaccini, farmaci (specie antibiotici) che inevitabilmente distruggono questa sacra flora batterica fondamentalmente indispensabile alla vita sana.

La presenza di una flora autoctona ben ordinata rappresenta il benessere, la perdita di certe parti di essa e/o la mutazioni di parti di essa, fa la differenza fra salute e malattia.
Quando viene impedito il normale sviluppo della flora batterica la mucosa intestinale diviene infiammata e tumefatta, generando qualsiasi tipo di malattie….. fino alla morte, per la produzione di tossine e parassiti, funghi patogeni, che circolando attraverso il sangue nell'organismo intero alterando le funzioni cellulari, tissutali, organiche e sistemiche fino a produrre dolore, sofferenza e morte se non si interviene velocemente e bene, per riordinare il tutto iniziando proprio dall'intestino.








martedì 20 agosto 2013

La dieta FODMAP nella cura del colon irritabile

La sindrome del colon irritabile (IBS) è caratterizzata da una serie di disturbi cronici o ricorrenti molto soggettivi, infatti la classificazione e la diagnosi vengono fatte sulla base dei sintomi e sull’esclusione di altre patologie, non essendoci infiammazioni o ulcerazioni visibili come nelle malattie intestinali infiammatorie.
I sintomi possono essere: diarrea o al contrario stitichezza persistente, meteorismo, flatulenza, dolori addominali e gonfiore; possono essere tutti presenti o solo alcuni con intensità variabile e possono cambiare nel tempo. 
La maggior parte dei pazienti con sindrome del colon irritabile hanno sintomi che compromettono lo svolgimento delle normali attività quotidiane. L’equipe australiana con a capo la dottoressa Sue Shepherd della  Monash University, studia dal 2001 una dieta che permetta una diminuzione dei disturbi: la low FODMAPs diet, con ottimi risultati scientifici. 

Cosa sono i FODMAPs? FODMAP è la sigla di Fermentabili Oligo-, Di- e Mono-saccaridi e Polioli sono una serie di carboidrati a corta catena: lattosio, fruttani, fruttosio, galattani e polialcoli; vengono assorbiti scarsamente nell’intestino tenue, sono capaci di richiamare e trattenere liquidi nell’intestino crasso e sono un terreno favorevole per la flora batterica intestinale. I FODMAPs sarebbero in grado, visto le loro proprietà, di aumentare l’intensità dei sintomi della IBS. 
I FODMAPs non hanno niente a che fare con il glutine, è solo una coincidenza che sia contenuto in alcuni cibi che sono ricchi di FODMAP come grano, segale e orzo.
La low FODMAPs diet si basa sulla possibilità di ridurre i sintomi e di ottenere e quindi mantenere un benessere intestinale. Il protocollo dura in totale 6-8 settimane. Nella prima fase, si eliminano i cibi ricchi di FODMAPs - FASE DI ELIMINAZIONE TOTALE -  e gradualmente si reintroducono - CHALLENGE TEST. Il risultato sarà quello di capire quali cibi e in che quantità sono accettati dal nostro intestino, senza avere ulteriori disturbi intestinali.

Chi può essere intollerante ai FODMAP?
La maggioranza delle persone che riscontra problemi con alimenti ad alto contenuto di FODMAP è composta da individui che già soffrono di disturbi intestinali (colon irritabile, disbiosi, morbo di Chron, colite ulcerosa). I cibi FODMAP non sono l’elemento scatenante di sindromi o malattie, ma possono esacerbarne i sintomi. Le cause precise sono ancora poco chiare. Tuttavia le principali motivazioni possono risiedere nella sindrome da contaminazione batterica del piccolo intestino, in cui la grande presenza di batteri patogeni causa un’eccessiva fermentazione dei carboidrati con conseguente formazione di gas e gonfiore. Il secondo caso è invece la mancanza di enzimi sufficienti a “scomporre” gli zuccheri prima che raggiungano il colon.

Quali sintomi possono causare i cibi ad alto contenuto di FODMAP?
La teoria prevede che consumando questi alimenti si creino importanti quantità di gas intestinale con conseguente distensione addominale, gonfiore e mal di schiena. La teoria descrive anche un “effetto cumulativo” dei sintomi rispetto alla quantità e la combinazione dei cibi FODMAP.

Qui di seguito la lista degli alimenti permessi e quelli vietati nella prima fase, quella dell'eliminazione totale dei cibi contenenti grandi quantità di FODMAP. 



CEREALI permessi
CEREALI NON permessi
Amaranto
Grano
(pasta di grano, germe di grano, grano germogliato, proteine di grano, noodles di grano o uova, cracker di grano, crusca di frumento)
Avena
(fiocchi di avena (50 gr.), farina di avena, porridge di avena, crusca di avena)
Farina bianca e farina integrale
(pane bianco, pane integrale, pane multi cereali, biscotti, torte, pasticcini vari, barrette ai cereali, gnocchi di farina bianca, spätzli)
Grano saraceno
(farina di grano saraceno, tagliatelle di grano saraceno)
Farine varie
(farina di ceci, farina di lenticchie, farina di piselli, farina di soia)
Miglio
(chicchi di miglio, miglio da cuocere, polpette di miglio)
Farro
(pasta di farro)
Quinoa
(quinoa da bollire, polpette di quinoa, quinoa in insalata, pasta di quinoa)
Segale
(pasta di segale, pane di segale)
Riso
(riso bianco, riso selvaggio, riso integrale, cracker di riso, gallette di riso, noodles di riso, crusca di riso, pasta di riso, farina di riso)
Orzo
(orzo in grani, risotto di orzo)
Mais
(pasta di mais, cracker di mais, chips di mais, polenta, popcorn, farina di mais)
Kamut
(pasta al kamut)
Patate
(fecola di patate, chips di patate naturali)
Cous cous
Tapioca
(farina di tapioca)
Semolina
Cibi senza glutine
(farina, pasta, pane, biscotti, snack.
Attenzione agli ingredienti di snack e biscotti: alcuni contengono high fodmap, testare tolleranza individuale)
Bulgur
Pane al 100% farro (con lievito madre)
(testare tolleranza individuale)
Amaretti alle mandorle
Farina di castagne
In questa categoria ci sono i FRUTTANI, non sono digeriti da nessuno e creano i problemi di intestino irritabile, poiché spesso sono mangiati in grandi quantità.
Anche Inulina è un fruttano (un probiotico). Sono fruttani anche alcuni vegetali, noci e frutta.


LEGUMI permessi
LEGUMI NON permessi
Tempeh
Ceci secchi
Tofu
Lenticchie secche
 Lenticchie in scatola (non secche) (50 gr.)
Fagioli secchi (borlotti, neri, rossi)
Fagioli di soia
MODERATO
Fagioli bianchi
Ceci in scatola (non secchi) (50 gr.)  
Fagiolini cannellini
Lenticchie verdi o rosse bollite (40 gr.)
Fave


In questa categoria ci sono i Galatto-oligosaccaridi (GOS).
Quasi tutti sono sensibili a questa categoria di cibi ma molta gente non mostra particolari reazioni mangiandoli in una normale dieta, in porzioni normali. Invece per chi soffre di IBS spesso basta una piccola quantità di GOS per creare disturbi.

VERDURA permessi (coi grammi)
VERDURA NON permessi
Germogli di: alfa alfa, fagioli, bambù
Cipolle in polvere
Carota (60 gr.)
Aglio
Cetriolini sott’aceto
Aglio in polvere
Cetriolo (64 gr.)
Asparagi
Costa (85 gr.)
Carciofo fresco
Crescione
Verza (superiori a 50 gr.)
Erba cipollina, parte verde
Cavolfiore
Fagiolini (86 gr.)
Cipolla
Melanzane (41 gr.)
Porri (dai 80 gr. in su)
Olive
Scalogno
Insalata:
Cicoria (70 gr.)
Lattuga cuore (35 gr.)
Lattuga iceberg (72 gr.)
Radicchio (35 gr.)
Lattuga rossa e verde riccia (35 gr.)
Rucola (35 gr.)
Indivia (40 gr.)
Cavolo rosso
Cicoria a forma di pera (22 gr.)
Piselli dolci (un tipo di taccola)
Pastinaca (62 gr.)
Topinambur
Patata
Taccole
Peperoncino rosso
Mais dolce
Peperoni
Funghi champignon
Pomodori cherry (68 gr.)
Piselli verdi
Pomodoro fresco rotondo (119 gr.)

Pomodori secchi (2 pz)
Rapa (65 gr.)
Rapanelli (40 gr.)
Sedano rapa (36 gr.)
Spinaci a foglie baby (38 gr.)
Zucchina gialla
Zucchine verdi (66 gr.)
Zenzero
Broccoli (la testa 90 gr.)
Cavolini bruxelles (38 gr. = 2 pezzi)
Cavolo comune (94 gr.)
Zucca rotonda arancione (60 gr.)
Bietola (115 gr.)
Pomodori peretti (46 gr.)

MODERATO
Zucca a forma di pera (30 gr.)
Avocado (84 gr.)
Finocchio (50 gr.)
Sedano (12 gr.)
Zucca (30 gr.)
Barbabietola (20 gr./oligos)
Porri (40 gr.) (oligos)
Carciofi in scatola (cuore) max 28 gr.
Verza (35 gr.)


ERBE AROMATICHE permesse
ERBE AROMATICHE NON permesse
Alga nori
Aglio in polvere
Basilico
Cipolla in polvere
Origano
Prezzemolo
Rosmarino
Timo


FRUTTA permessi
FRUTTA NON permessi
Ananas (1 fetta)
Albicocche
Arancia (1 piccola)
Anguria
Banana matura (1 piccola)
Cachi
Mandarino (2 pz)
Ciliegie
Fragole (1 mano)
Fichi
Kiwi (2 pz)
Mango
Lamponi (45-90 gr.)
Mele
Limone
More
Frutto della passione
Nespole
Mirtilli rossi (30-60 gr.)
Pere
Mirtilli neri (30-60 gr.)
Pesche
Papaya
Succhi di frutta concentrati
Pompelmo
Prugne
Rabarbaro
Tamarillo
Succo di arancio (1 dl)
Uva (più di 15 chicchi)
Succo di limone (1 dl)

Succo di mirtilli (1 dl)

Succo di pompelmo (1 dl)

Melone arancione (90-160 gr.)



MODERATO

Uva (meno di 15 chicchi)

Litchi

La frutta è un monosaccaride. Chi ha problemi di IBS potrebbe faticare a digerire il fruttosio, dunque la frutta è sempre da testare con cautela e a piccole dosi.


FRUTTA SECCA E SEMI, MODERATO
FRUTTA SECCA E SEMI NON permessi
Arachidi (32 pz = 30 gr.)
Anacardi  
Mandorle (10 pz = 12 gr.)
Pistacchio
Nocciole (10 pz = 15 gr.)
Datteri
Noci (10 pz a metà = 30 gr.)
Fichi secchi
Noci brasiliane (10 pz = 30 gr.)

Noci di macadamia (20 pz = 40 gr.)

Pinoli (14 gr. = 1 cucchiaio)
Semi di chia e di zucca (24 gr. = 2 cucchiai)
Sesamo (11 gr. = 1 cucchiaino)

Semi di girasole (6 gr. = 1 cucchiaino)

Cocco grattuggiato (20 gr.)

Burro d’arachidi (50 gr. = 2 cucchiai)

Tahin (crema di sesamo)(20 gr.=1 cucchiaio)

Uvetta (13 gr. = 1 cucchiaio)



CARNE permessi
CARNE NON permessi
Manzo
  
Agnello
Lecitina di soia
Maiale
Pesce tutti i tipi
Pollo
Tacchino
Uova
Pancetta
Affettati di carne
(attenzione se contengono lattosio e glutine meglio evitarli)



LATTE E DERIVATI permessi
LATTE E DERIVATI NON permessi
LATTE
LATTE
Latte intero senza lattosio, latte a basso contenuto di grassi e latte scremato senza lattosio
Latte intero con lattosio
Latte di soia, di riso, di avena, di mandorla, di quinoa
Latte magro con lattosio
Latte di capra vaccino  
PRODOTTI A BASE DI LATTE
Latte di pecora
Gelato di soia o di mandorle
Gelato alla crema senza lattosio
PRODOTTI A BASE DI LATTE
Gelato alla frutta senza lattosio
Gelato con lattosio
Dessert a base di latte con lattosio
YOGURT
Budino con lattosio
Yogurt senza lattosio
Latte in polvere
Yogurt alle mandorle, alla soia al riso (senza inulina)
Latte condensato zuccherato
FORMAGGIO
YOGURT
Formaggio di soia
Yogurt di latte intero con lattosio
Formaggi duri senza lattosio (Grana padano 30 mesi, Parmigiano Reggiano, Emmental stagionato DOP)
Yogurt di latte scremato con lattosio
  
MODERATO
FORMAGGIO
Piccole quantità di latte in te e caffè
Formaggi freschi (ricotta, crema di formaggio, creme fraiche, mascarpone, ricotta)
Piccole quantità di latte in torte, dolci e snack

Burro

Il lattosio è un disaccaride. Molta gente non ha l’enzima per digerirlo e questo può creare sintomi di malassorbimento e IBS.


EXTRA e BEVANDE permessi
EXTRA e BEVANDE NON permessi
Aceto
Birra
Caffè (1 tazza al giorno)
Alcol
Cioccolato nero (30 gr.)
Caffè di orzo e cicoria
Pepe nero
Gomme da masticare sugar-free (contengono polioli)
Tè nero, verde, menta
Succhi di frutta
Vino rosso e bianco
Rum
Vino dolce


GRASSI e CONDIMENTI permessi
GRASSI e CONDIMENTI NON permessi
Gomme e caramelle da masticare dolcificate con zucchero (saccarosio)
Miele
Aspartame
Sciroppo di agave
Saccarina
Sciroppo di mais
Stevia
Condimenti vari e brodi già pronti
Cocco
Mix di verdure in polvere
(possono contenere aglio o cipolla)
Margarina e senape
Salse pronte per insalata
Mayonnese
Sciroppo glucosio-fruttosio (HFCS)
Olio di ogni tipo
FOS (frutto oligosaccaridi)
Salsa di soia e tamari
Fruttosio

fruttosio cristallino
MODERATO
Glicerina (glicerol)
Saccarosio (zucchero da tavola, zucchero di canna)
Hydrogenated starch hydrolysates (ev. nei medicinali)
Zucchero superfino
Inulina
Zucchero a velo
Miso
Zucchero di canna
Sciroppo glucosio-fruttosio (HFCS)
Zucchero greggio
Sorbitolo
Glucosio
Succo di frutta concentrato (ogni tipo)
Sciroppo d'acero
Melassa
Sciroppo di riso
Estratto di lievito
Burro di arachidi
Burro di noci, tranne burro di anacardio
Marmellata in piccole quantità, 100% con zucchero (senza succo di pera)



ADDITIVI PERMESSI
ADDITIVI NON permessi
regolatori di acidità
Isomalto E 953
agente anti agglomerante
Lactitolo E 966
antischiuma
Lattulosio
antiossidanti
Maltitolo E 965
agenti di carica
Mannitolo E 421
coloranti
Xylitol E 967
fissativi colore
Polydextrose (polidestrosio)
emulsionanti
Sorbitolo E 420
enzimi
In genere gli ingredienti che terminano in OL
(tranne erythritol)
agenti di resistenza
Microcellulosa cristallina
(blando effetto lassativo)
sapori
esaltatori di sapidità
agenti schiumogeni
gelificanti
agenti di rivestimento
sali minerali
conservanti
propellenti
stabilizzatori
dolcificanti
addensanti