A) Il microbioma
intestinale
Il
microbioma di un uomo adulto
contiene normalmente 5 diversi gruppi di
batteri: quelli maggiormente rappresentati sono Firmicutes e Bacteroidetes mentre Actinobacteria, Proteobacteria e Verrucomicrobia costituiscono
appena il 2% del totale.
Una
dieta ricca di proteine animali, favorisce la crescita dei Bacteroides; in
chi segue una dieta vegetariana o una ricca in monosaccaridi sono invece
abbondantemente rappresentati i Prevotella.
Un
elevato consumo di oligosaccaridi infine, favorisce la crescita dei Bifidobacteria,
il ceppo più rappresentano nell’intestino dei neonati allattati al seno.
Il
microbioma intestinale può influenzare la salute del cervello in diversi modi.
Alcune componenti della struttura dei batteri ad esempio, quali i
lipopolisaccaridi, esercitano continuamente una blanda stimolazione sul sistema
immunitario; quando questa stimolazione
‘fisiologica’ diventa eccessiva, come accade in caso di dismicrobismo
intestinale, si può verificare una crescita incontrollata di batteri
nell’intestino tenue o un’aumentata permeabilità intestinale che a loro volta
determinano un’infiammazione sistemica o a livello del sistema nervoso
centrale.
Alcune
proteine batteriche possono dare reazioni crociate con alcuni antigeni umani e
questo evoca delle risposte ‘sbagliate’ da parte dell’immunità adattativa, che
possono condurre a malattie autoimmuni.
Sul versante ormoni e neurotrasmettitori, è noto che alcuni batteri intestinali sono in grado di produrne ‘copie’ identiche a quelle secrete dalle cellule specializzate dell’organismo; i batteri inoltre possiedono dei recettori specifici per questi ormoni che, se stimolati, possono influenzare la crescita e la virulenza dei batteri stessi.
I
batteri intestinali infine sono in grado di stimolare direttamente i neuroni
afferenti del sistema nervoso enterico e inviare così segnali al cervello,
attraverso il nervo vago.
Attraverso tutte
queste vie i batteri intestinali riescono dunque ad interagire con il
funzionamento del sistema nervoso centrale, fino a modificare l’architettura
del sonno e ad influenzare la reattività allo stress dell’asse
ipotalamo-ipofisi-surreni.
I
batteri intestinali possono influenzare la memoria, ma anche il nostro umore e
addirittura le funzioni cognitive.
Il
microbioma è insomma ormai un argomento ‘caldo’ in molte branche della
medicina, dalle malattie autoimmuni a quelle infiammatorie intestinali alle
patologie cardiovascolari. Dopo anni di ricerche mirate a distinguere i batteri
intestinali ‘buoni’ da quelli ‘cattivi’, la nuova frontiera della ricerca in
questo campo è cercare di alterare la composizione del microbioma, per
correggere o trattare alcune condizioni patologiche.
Ci
si sta provando attraverso modifiche della composizione della dieta, che
dovrebbero alterare la composizione del microbioma, o mediante la
somministrazione di prebiotici o di probiotici per le condizioni più disparate:
dall’alcolismo, alla sindrome da stanchezza cronica, alla fibromialgia, alla restless
leg syndrome.
B) Perché sempre più
persone sono intolleranti ai cereali ?
Oggi
le persone tollerano sempre meno i prodotti a base di frumento, come la pasta e
soprattutto il pane. Questo cereale che ha nutrito i popoli italici per
migliaia di anni, ora sembra non andare più bene ed essere addirittura
considerato da alcuni come un vero e proprio veleno.
Ma
come mai un cereale che è stato alla base della nostra civiltà è potuto
diventare così ostile per la nostra salute? Ecco alcuni punti fondamentali:
1) sono state
progressivamente abbandonate le varietà più antiche di grano (es. varie specie
di farro) a favore di varietà di frumento più produttive e più ricche di
glutine. In particolare, negli anni ’70 sono state immesse alcune varietà di
frumento modificate artificialmente;
2)
uso prevalente di farine bianche
devitalizzate. In queste farine è stato trovato di tutto: elevate
concentrazioni di nitrati e di fosfati, muffe, larve e parassiti, persolfato di
ammonio, cloruro di benzoino, bromato di potassio, perborato di sodio e
sostanze chimiche usate per rendere la farina più bianca o per aumentarne la
lievitazione.
Spesso legalmente o
illegalmente trattate con sostanze stabilizzanti e antimicotici.
Quanti di voi
consumano quotidianamente pane, brioche e pizzette fatti con pasta istantanea
industriale? Si tratta di prodotti venduti nei fastfood, bar e supermercati.
Questa pasta
contiene, oltre a farina, acqua e lievito, anche enzimi (della soia o del
pancreas di maiale), emulsionanti, grasso frazionato, per impedire al pane di
sgonfiarsi, e agenti antimicotici, come il sorbato e il proprionato di calcio.
3)
la lievitazione con lievito di birra
ha sostituito la lievitazione naturale. Inoltre, spesso si fa uso di lieviti
chimici (acido solforico, cloruro d’ammonio, solfati, fosfati di calcio
(cosiddette polveri migliorative), che consentono la lievitazione “forzata”
delle farine raffinate;
4)
maggiore “debolezza” intestinale
dell’uomo moderno, dovuta a carenze enzimatiche, permeabilità intestinale e
pessima flora intestinale. A questa condizione concorre ampiamente l’abuso di
farmaci, soprattutto antibiotici e antinfiammatori.
Diciamo
semplicemente che il nostro organismo per rimanere in salute preferisce avere a
che fare con cibi antichi e preparati nel modo più tradizionale possibile.
Tutto ciò che è moderno e altamente manipolato è spesso dannoso. I problemi di
“intolleranza” sono largamente un problema di “riconoscimento”: il nostro
sistema immunitario si confronta con una quantità sempre maggiore di cibi
inventati di sana pianta, spesso zeppi di sostanze chimiche.
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