venerdì 30 gennaio 2015

Permeabilità intestinale: approfondimento

Tra i disturbi più diffusi e che colpiscono indistintamente sia uomini che donne, vi rientra la sindrome da intestino permeabile che non permette all’organismo di assimilare correttamente i principi nutritivi contenuti negli alimenti e genera dolori localizzati nella pancia.
Solitamente, tende a manifestarsi con sintomi piuttosto generici come ad esempio dolori al basso ventre, gonfiore all’addome, irregolarità intestinale che può portare ad episodi acuti e più o meno prolungati di stitichezza o diarrea, tutti sintomi che possono fa scambiare la sindrome dell’intestino permeabile con un qualche malessere passeggero o stagionale.

In realtà la sindrome da intestino permeabile è imputabile ad un’unica causa, ossia la formazione lungo la sua parete di microlesioni, permanenti o transitorie, con manifestazioni lievi che di norma a questo stadio coinvolgono soprattutto le cellule (enterociti) della parete intestinale, fino ad arrivare a forme più gravi o addirittura croniche che tendono ad interessare l’intero spessore della parete stessa.

Tutto questo provoca l’incapacità dell’intestino di assorbire in maniera selettiva tutte le sostanze nutritive che provengono dalla digestione corretta degli alimenti.

Ma, da cosa sono provocate le lesioni alla parete intestinale?

Da molteplici cause tra cui i fattori virali o batterici, gastroenteriti favorite dal cambio di stagione, infezioni da funghi quali, ad esempio, la “Candida albicans”, provocate da terapie prolungate dovute all’assunzione di antibiotici e cortisonici, predisposizione genetica per lo più correlata a celiachia.
Ma non solo: anche l’adozione di un’alimentazione scorretta caratterizzata da pesanti carenze nutrizionali con un eccessivo contenuto di proteine (specialmente animali e grassi saturi) oppure una dieta vegetariana troppo pesante, oppure una pratica sportiva molto logorante.

Ma, come mai anche lo sport può essere una concausa?

La risposta sta nel fatto che durante l’attività sportiva, la circolazione si sposta nelle zone muscolari e se è molto prolungata, oppure avviene subito dopo i pasti, quando invece il flusso sanguigno dovrebbe essere invece orientato a supportare l’intestino, si arriva ad avere un ridotto nutrimento della parete intestinale sino a favorire l’insorgenza della sindrome da intestino permeabile.




Come si può curare?

Innanzitutto è necessario correggere la propria alimentazione, riequilibrando le diverse carenze nutrizionali ed introducendo acidi grassi essenziali, molto utili e necessari alla formazione della parete delle cellule intestinali.
Inoltre, dare i giusti intervalli di tempo tra un pasto e l’altro, permette all’organismo di completare la digestione in modo corretto.

Piramide ideale per ripristinare la corretta funzione intestinale



Lo stress condiziona il microbiota che altera la permeabilità intestinale

All’origine di molte patologie dell’apparato digerente oggi si considera il ruolo del microbiota intestinale soprattutto in relazione alla complessa interazione tra il sistema nervoso autonomo, l’asse ipotalamo-ipofisi, il surrene e il microbiota: la disregolazione di quest’asse può determinare molte patologie gastroenteriche.

Ruolo chiave in questo meccanismo è detenuto dal Fattore di Rilascio della Corticotropina (CRF). 

La famiglia dei peptidi CRF è espressa nel Sistema Nervoso Centrale e nell’intestino. Esplica un profondo effetto di modulazione della funzione intestinale attraverso la sua influenza sull’infiammazione, l’aumento della permeabilità intestinale, la maggiore percezione del dolore (ipersensibilità viscerale) e motilità intestinale.

In caso di stress, inteso come perturbazione dell’omeostasi, come primo evento si determina il rilascio di CRF dall’ipotalamo, con susseguente rilascio di ACTH e attivazione delle ghiandole surrenali. 
Esistono evidenze scientifiche che le reazioni indotte dallo stress provocano cambiamenti nella composizione della flora batterica con cambiamenti delle citochine proinfiammatorie e dei neurotrasmettitori che possono modificare direttamente o indirettamente il microbiota.






Una recente ricerca del dipartimento di psichiatria della irlandese Cork University, sull’ “Impatto del microbiota sul cervello e sul comportamento” ha fatto emergere che la comunicazione tra cervello e microbiota intestinale è a due direzioni, nel senso che si influenzano vicendevolmente, nel bene e nel male. Per esempio, una condizione di stress emozionale altera la composizione del microbiota e, a sua volta, una condizione di stress infiammatorio intestinale altera l’attività cerebrale.

Con quali meccanismi? Gli effetti dello stress cerebrale vengono mediati dal rilascio di cortisolo e adrenalina e noradrenalina che modificano l’equilibrio tra ceppi batterici e sistema immunitario locale; al tempo stesso gli ormoni dello stress rendono la barriera intestinale più permeabile ai ceppi patogeni presenti nella mucosa che quindi traslocano all’interno dell’intestino. In direzione opposta, un’alterazione del microbiota intestinale determina il rilascio di citochine infiammatorie che, viaggiando con il nervo vago e con il sangue, raggiungono il cervello.


La verifica della correttezza di questo ragionamento viene anche da studi sperimentali e clinici. C’è una certa evidenza clinica sul ruolo della somministrazione di probiotici nel ridurre l’ansia, diminuire la risposta di stress e migliorare l’umore in persone con Sindrome dell’intestino irritabile e fatica cronica.




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