martedì 30 dicembre 2014

Il microbiota intestinale

Il microbiota intestinale influenza il sistema immunitario tramite diverse vie. Il suo squilibrio può essere alla base di numerose patologie a base infiammatoria non solo di tipo intestinale.

Negli ultimi 5 anni un grande sforzo è stato compiuto dallo Human Microbiome Project, 200 ricercatori provenienti da 80 istituti di ricerca statunitensi, che hanno presentato il primo catalogo genetico della grande varietà di microorganismi che convivono nel nostro corpo (http://www.hmpdacc.org/).

Di questa varietà di microorganismi il 70% è localizzato nel tratto gastrointestinale.
La colonizzazione avviene al momento della nascita e il pattern iniziale di batteri dipende dal tipo di parto, di alimentazione e da condizioni ambientali.

Il microbiota ha una profonda influenza sulla fisiologia intestinale e non: ruolo di integrità della barriera intestinale , attraverso meccanismi molteplici che includono l’azione sulle “tight junctions”, sviluppo e omeostasi della risposta immune (innata e adattativa), azione pro infiammatoria, interazioni multiple nel cosiddetto asse “brain-gut” (cervello-intestino), un’intensa attività metabolica rivolta alla sintesi di vitamine, alla produzione di acidi organici, gas e sostanze odorose, a reazioni di glicosidazione ed al metabolismo dei composti steroidei.

L’equilibrio tra le varie specie batteriche del nostro microbioma è di fondamentale importanza per la salute, l’imprinting alla nascita non dipende da noi, ma gli stili e i comportamenti di vita sono dei potenti regolatori della composizione del microbioma. Ad esempio, un’alimentazione iperproteica e povera di fibre determinerà un aumento di Clostridii, con condizione potenzialmente cancerogena. Anche lo stress cronico è correlato con alterazione dell’equilibrio della flora batterica (disbiosi) così come i disturbi dell’umore e, ovviamente, del comportamento alimentare. E quindi, oltre alle malattie intestinali: disfunzione endoteliale, diabete di tipo 2, obesità, malattie autoimmuni, asma, malattie infiammatori della cute, infezioni dell’apparato respiratorio, uro-genitale, odontostomatologico, depressione e ansia, osteoporosi.

L’asse cervello-intestino: andata e ritorno

All’origine di molte patologie dell’apparato digerente oggi si considera il ruolo del microbiota intestinale soprattutto in relazione alla complessa interazione tra il sistema nervoso autonomo, l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene ed il microbiota: la disregolazione di quest’asse (brain gut axis: BGA) può determinare molta patologia gastroenterica.
Ruolo chiave in questo meccanismo è detenuto dal Fattore di Rilascio della Corticotropina (CRF). La famiglia dei peptidi CRF è espressa nel Sistema Nervoso Centrale e nell’intestino. Esplica un profondo effetto di modulazione della funzione intestinale attraverso la sua influenza sull’infiammazione, l’aumento della permeabilità intestinale, la maggiore percezione del dolore (ipersensibilità viscerale) e motilità intestinale. In caso di stress, inteso come perturbazione dell’omeostasi, come primo evento si determina il rilascio di CRF dall’ipotalamo, con susseguente rilascio di ACTH e attivazione delle ghiandole surrenali. Sorprendente è stata la scoperta della bidirezionalità dell’asse a partire dal microbiota intestinale: è cioè possibile che le modificazioni dell’asse modifichino l’ecosistema intestinale, ma anche viceversa che modificazioni della flora intestinale modifichino l’asse cervello-intestino, interferendo quindi su motilità, permeabilità e sensibilità viscerale.

Il microbiota comunica con l’asse cervello-intestino attraverso diversi meccanismi:

1) interazione diretta con cellule mucosali (messaggi endocrini)
2) tramite cellule del sistema immunitario
3) attraverso le terminazioni nervose.

Esistono evidenze scientifiche che le reazioni indotte dallo stress provocano cambiamenti nella composizione della flora batterica con cambiamenti delle citochine proinfiammatorie e dei neurotrasmettitori che possono modificare direttamente o indirettamente il microbiota. Per esempio la noradrenalina aumenta la virulenza di alcuni batteri, come E. coli o C. jejuni. I mastociti hanno un ruolo determinante in questi processi, secernendo una serie di importanti mediatori anche tramite l’attivazione dei recettori per il CRF ampiamente espressi nella membrana di queste cellule.

Le malattie gastrointestinali

La disregolazione dell’asse può portare allo sviluppo di una vasta gamma di malattie gastrointestinali come il reflusso gastroesofageo (GERD), l’ulcera peptica, la sindrome del colon irritabile, malattie infiammatorie intestinali e anche allergia alimentare.

La sindrome del colon irritabile (IBS) rappresenta un complesso sintomatologico che prevale nella popolazione femminile in un rapporto 2:1. È una diagnosi di esclusione di patologia organica con periodi di riaccensione e periodi di silenzio sintomatologico. Tra i sintomi più comuni la diarrea o la stipsi, dolori addominali, meteorismo.
Tra i fattori di rischio la suscettibilità genetica e lo stress cronico mentre tra i fattori trigger ancora ritornano quelli psicosociali oltre alle infezioni intestinali, l’abuso di antibiotici con alterazione della flora batterica intestinale. Molti casi di IBS seguono a un’infezione batterica intestinale: la flora intestinale dei pazienti con IBS si distingue da quella delle popolazioni di controllo, infatti tra il 10 – 80 % dei pazienti con IBS è diagnosticabile anche una SIBO (Small Intestinal Bacterial Overgrowth).

Nella patogenesi delle Malattie Infiammatorie Intestinali (IBD) il ruolo del microbiota oggi è considerato cruciale in base alle seguenti evidenze: le lesioni si verificano più frequentemente nelle zone con più alta concentrazione batterica; pazienti con IBD perdono la tolleranza immunitaria verso la flora autologa; la diversione fecale (cioè una deviazione definitiva delle feci) previene la recidiva postoperatoria nei pazienti con Morbo di Crohn; l’enterocolite è assente nei modelli animali che non hanno batteri intestinali (germ free); infine si può riscontrare un’apparente efficacia degli antibiotici nella cura del Morbo di Crohn.

Esistono poi evidenze specifiche che un particolare ceppo protettivo, in quanto dotato di attività antiinfiammatoria, il Faecalibacterium prausnitzii*, sarebbe carente nel Morbo di Crohn.
 (tratto da PNEI NEWS)

*Faecalibacterium prausnitzii is the most abundant bacterium in the human intestinal microbiota of healthy adults, representing more than 5% of the total bacterial population. Over the past five years, an increasing number of studies have clearly described the importance of this highly metabolically active commensal bacterium as a component of the healthy human microbiota. Changes in the abundance of F. prausnitzii have been linked to dysbiosis in several human disorders. Administration of F. prausnitzii strain A2-165 and its culture supernatant have been shown to protect against 2,4,6-trinitrobenzenesulfonic acid (TNBS)-induced colitis in mice. Here, we discuss the role of F. prausnitzii in balancing immunity in the intestine and the mechanisms involved.





















lunedì 29 dicembre 2014

Marcatori anticorpali nelle diagnosi di malattie infiammatorie croniche intestinali

I marcatori anticorpali sono utili per la diagnosi di malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI), quali il Morbo di Crohn e la Rettocolite ulcerosa. 

In corso di diagnosi si possono utilizzare:
1) la PCR: è molto sensibile e si eleva in presenza di infiammazione cronica;
2) la calprotectina fecale: è utile per identificare soggetti con MICI in fase attiva. Si può usare per fare la diagnosi differenziale tra MICI e Sindrome del colon irritabile. 

Nel monitoraggio dell'attività di malattia:
1) si alterano la VES, la PCR, l'albumina; la calprotectina. 

Nel predirre le ricadute:
1) la calprotectina è la più affidabile per predirre ricadute. Valori superiori a 50 indicano un rischio di ricaduta di 13 volte superiore ai soggetti con valori al di sotto di questo valore. 

Nella valutazione della risposta terapeutica:
1) la PCR è il parametro sierologico più significativo nei pazienti che rispondono al trattamento. 

Marcatori di laboratorio:

1) Morbo di Crohn: anti ASCA (IGG e IGA) - ALCA - ACCA - AMCA - ANTI-OMPC - ANTI-I2. 
I pazienti con positività elevate di più marcatori sono a rischio di complicazioni chirurgiche.

2) Rettocolite ulcerosa: P-ANCA

Nota: il 20% dei familiari SANI può presentare lieve positività di questi marcatori, pur senza avere la malattia. 





SIBO: Sindrome da eccessiva proliferazione batterica nell’intestino tenue


SIBO è l’acronimo di small intestinal bacterial overgrowth o sovraccrescita batterica intestinale e identifica una condizione fisio-patologica caratterizzata da aumento della concentrazione batterica nei tratti alti dell’intestino.
Si verifica pertanto una variazione quantitativa e qualitativa della flora batterica (di tipo colonico) nel duodeno, digiuno e ileo, tale da indurre disturbi digestivi di varia entità, da forme oligosintomatiche fino a forme conclamate di malassorbimento.


La SIBO è un’ infezione batterica cronica dell’intestino tenue. I batteri crescono in un luogo dove non dovrebbero esserci.

I batteri nell’intestino tenue interferiscono con la nostra normale digestione e assorbimento del cibo, e sono associati a danneggiamento del rivestimento intestinale (aumento della permeabilità intestinale).
  • I batteri consumano il nostro cibo e questo ci porta a carenze nutrizionali, ad esempio nell’assorbimento del ferro e della vitamina B12, causando anemia;
  • Consumano il cibo che non può essere assorbito a causa del danneggiamento del rivestimento intestinale e questo crea più sovraccrescita batterica (un circolo vizioso);
  • Dopo aver mangiato il nostro cibo i batteri producono gas e questo crea meteorismo, gonfiore addominale, dolori addominali, costipazione, diarrea o entrambi (i classici sintomi dell’intestino irritabile);
  • Impediscono un corretto assorbimento dei grassi e portano a deficienze vitaminiche del gruppo A e D e creano feci grasse;
  • Le particelle di cibo indigerite passano attraverso la mucosa danneggiata e il sistema immunitario reagisce contro di esse. Questo causa sensibilità e allergie alimentari;
  • gli stessi batteri possono entrare nel circolo sanguigno e questo può creare fatica cronica, dolori sparsi e danneggiare il fegato;
  • i batteri producono anche acido, che in grandi quantità può causare problemi neurologici e cognitivi.

I meccanismi che impediscono l’istaurarsi della SIBO sono:
  • la secrezione gastracida e pancreatica
  • la motilità regolare dell’intestino
  •  il normale funzionamento del sistema immunitario
Per contro ecco le 10 condizioni che possono predisporre alla SIBO:
  • ipocloridria (ridotta secrezione di acido da parte dello stomaco)
  • insufficienza pancreatica
  • ridotta motilità dell’intestino tenue
  • ostruzione intestinale
  •  malattia diverticolare del colon (diverticoli)
  •  resezione chirurgica intestinale
  • farmaci (come gli oppioidi)
  • qualsiasi malattia che rallenti la motilità (diabete, ipotiroidismo, ecc.).
  • l’intolleranza al lattosio e la celiachia sono frequentemente associate alla SIBO.
E’ dimostrato che l’uso smodato degli IPP (inibitori della pompa protonica) può causare la SIBO. Per un utilizzo di IPP a tempo pieno per 1 anno il 50% svilupperà la SIBO, raggiungendo addirittura il 75% dopo 5 anni di terapia continuativa.

I sintomi

In sintomi più frequenti della SIBO sono:
  • diarrea
  • stipsi
  • meteorismo
  • dolore addominale cronico ricorrente
  • gonfiore e distensione addominale
  • reflusso acido
Ci sono forme di SIBO asintomatiche, con un tollerabile senso di gonfiore addominale a forme conclamate di malassorbimento intestinale, con dolore, alterazioni dell’alvo persistenti e carenze vitaminiche (specie B12) e anemia.

Diagnosi

Il breath test al glucosio e lattulosio sono test indiretti ma efficaci nella diagnosi della SIBO.

Distinguere la SIBO dall’alterata permeabilità intestinale (leaky gut)

La SIBO si manifesta solitamente con sintomi gastrointestinali mentre l’alterata permeabilità intestinale si manifesta con sintomi sistemici che interessano il sistema immunitario.
E’ frequente avere sia SIBO che alterata permeabilità intestinale contemporaneamente.  Spesso chi soffre per anni di SIBO svilupperà un intestino permeabile, che a sua volta svilupperà altre patologie (malattie infiammatori croniche intestinali, diabete, eczemi, patologie del sistema immunitario, ecc.).

Segni di possibile permeabilità intestinale alterata

-    -           Problemi digestivi, gonfiori, distensione addominale, diarrea/stipsi, sindrome dell’intestino      irritabile
-       Ipersensibilità multipla agli alimenti
-       Eritemi cutanei
-       Eczemi
-       Sindromi respiratorie / asma
-       Sintomi allergici
-       Affaticamente cronico
-       Sensazione di confusione o scarsa concentrazione specie dopo i pasti
-       Qualsiasi malattia autoimmune (lupus, artrite reumatoide, psoriasi, celiachia, MICI, ecc.)
-       Dolori articolari o artrite
-       Cefalee o emicranie
-       Squilibri ormonali
-       Alterazione dell’umore come ansia, depressione, disturbi dell’attenzione
-       Candida albicans

Se la SIBO viene curata migliora anche la permeabilità intestinale !!

Leggere anche questo articolo completo sulla leaky gut:

Come si cura la SIBO

Terapie dietetiche:
  1.          Dieta paleo o paleo autoimmune
  2.          Dieta Low Fodmap
  3.          Evitare l’alcol
  4.          Usare con attenzione i probiotici/prebiotici
  5.          Usare con attenzione alimenti fermentati


Terapie antibiotiche:
  1.          Rifaximina 1200 mg/giorno  (eradicazione pari al 91% in 2 settimane di terapia)
  2.          Tetracicline (eradicazione pari al 30%)
  3.          Metronidazolo e ciprofloxacina (eradicazione pari al 40%)
  4.          Amoxicillina-acido clavulanico (eradicazione pari al 60%).
    Utile un trattamento complementare di 2-3 settimane con probiotici.


Terapie vegetali:
  1.          Semi di pompelmo (ESP) sono antivirali, antibatterici e antifungini
  2.          Capsule di Allicina
  3.          Capsule di Berberina
  4.          Olio di origano
  5.     Betaina cloridrato (HCL) aumenta l'acidità nell'intestino, rendendo più facile la digestione delle proteine e di altri nutrienti grezzi
  6.          L'olmo rosso aiuta a stimolare le terminazioni nervose nel tratto intestinale
  7.         La liquirizia deglicirinizzata (DGL) e la radice di altea mantengono il rivestimento di muco dello stomaco
  8.         L'acido caprilico è un acido grasso ottenuto dall'olio di cocco. Ha proprietà antivirali e antifungine e può aiutare a combattere i problemi di crescita eccessiva del lievito


Altre terapie:
  1.          Vitamine (C e D)
  2.          minerali (zinco, selenio, iodio)
  3.          antiossidanti (come la vitamina C e il tè verde)
  4.          Estratti di curcumina
  5.          Integratore di L-Glutammina, aminoacido che aiuta il rivestimento intestinale
  6.          Enzimi digestivi
  7.         Nutrimonium (integratore completo contiene: probiotici, prebiotici, L-glutammina, 12 vitamine e 8 minerali in forma altamente biodisponibile, acido lipoico, epigallocatechina gallato da tè verde, bio-curcumina, per aiutare il ripristino della barriera intestinale).(http://www.antiagingclub.it/Nutrimonium-polvere.html?RwDet=true&articoli_ID=121060&nodi_ID=2215)


RIASSUMENDO …

DIETA SCORRETTA (carboidrati e zuccheri in eccesso)
FARMACI (antibiotici, IPP)
ALCOLICI
STRESS (gli eventi stressanti producono a lungo andare alterazioni della secrezione di cortisolo che regola molti processi del sistema immunitario)
 
INTESTINO IN DISBIOSI (con aumento di batteri patogeni)
 
SIBO (batteri che dal colon migrano nel piccolo intestino e proliferano)
 
ALTERATA PERMEABILITA’ INTESTINALE (intestino poroso dove passano alimenti indigeriti, virus, batteri, funghi che causano problemi a tutto il corpo)
 
MALATTIE AUTOIMMUNI CRONICHE (infiammazione cronica in tutto il corpo)





lunedì 20 ottobre 2014

I 7 errori fondamentali dell'alimentazione odierna

Se da un lato è evidente che l'evoluzione tecnologica dell'uomo ha portato innumerevoli vantaggi è altrettanto vero che le profonde trasformazioni dell'ambiente in cui viviamo hanno avuto un impatto molto negativo sulla nostra salute. In particolare l'introduzione dell'agricoltura ed il passaggio da una vita da nomadi e cacciatori a quella di contadini stanziali, si è tradotta in un cambiamento radicale della nutrizione con impatti devastanti sulla salute umana. Il nostro genoma ed il nostro metabolismo si adattano però in tempi estremamente lunghi e i 10.000 anni intercorsi dalla nascita dell'agricoltura ad oggi non sono stati sufficienti ad indurre adattamenti metabolici. Questo significa in parole semplici che il nostro corpo è ancora adattato ad un'alimentazione primordiale mentre da 10.000 anni a questa parte mangiamo in modo sempre più raffinato, cibi sempre più lavorati con sempre più calorie e sempre meno nutrienti.
Alcuni studi molto interessanti condotti separatamente da Cordain, Lindenberg e Ames e pubblicati su prestigiose riviste internazionali, hanno messo in evidenza in tutta la sua drammaticità l'inadeguatezza dell'alimentazione moderna e anche dell'approccio della medicina classica al problema nutrizione. La chiave per un'alimentazione sana è la comprensione della progressiva introduzione di cibi inadeguati per la nostra fisiologia durante l'evoluzione umana, introduzione che è alla base di molte patologie moderne come testimoniato dai numerosi studi che hanno confrontato l'incidenza di malattie come gli infarti, i tumori, il diabete e l'obesità in popolazioni che hanno un'alimentazione più vicina a quella primordiale rispetto a noi occidentali. 

I difetti fondamentali dell'alimentazione odierna si possono riassumere in 7 punti: 

1. 
Eccessivo carico glicemico: l'eccessivo consumo di carboidrati raffinati (non integrali) e di zuccheri semplici è legato a molte patologie tra cui obesità, diabete, iperinsulinemia e resistenza insulinica, sindrome metabolica, ipertensione, malattie cardiovascolari, dislipidemie, sindrome dell'ovaio policistico, acne, gotta ed alcune forme di tumore (colon, seno, prostata). Il problema non è solo l'assunzione consapevole di zucchero ma anche quella che avviene all'insaputa del consumatore. Lo zucchero è infatti aggiunto in moltissimi prodotti confezionati tra cui bibite, merendine, caramelle, condimenti e perfino nel salmone affumicato e nella senape. Eliminare il consumo di zucchero e sostituire i carboidrati raffinati con quelli integrali è un passo decisivo per migliorare la nostra salute. 

2. Errata assunzione di acidi grassi: la demonizzazione spesso eccessiva dei grassi ha comportato un ridotto consumo anche di grassi sani e uno spostamento verso cibi a basso contenuto di grassi ma con zuccheri aggiunti. Un bilanciato consumo di acidi grassi è invece essenziale per la salute umana garantita in particolare dall'assunzione di acidi grassi omega 3 con proprietà anti-infiammatorie, neuro e cardio-protettive. Molte della patologie cronico-degenerative e infiammatorie sembrano essere associate ad uno squilibrio tra omega 3 ed omega 6 con eccessiva assunzione di questi ultimi. Abbondare con il pesce e utilizzare 2 cucchiai al giorno di olio di semi di lino permettono di assicurarsi l'introito adeguato di omega 3. L'altro problema che riguarda i grassi è la massiccia introduzione nei cibi industriali di grassi idrogenati che non vengono metabolizzati dal corpo umano e hanno effetti davvero devastanti sul metabolismo. 

3. Errata distribuzione dei macronutrienti: la ridotta assunzione di verdure, legumi e proteine a discapito dei carboidrati ha variato la ripartizione dei macronutrienti. Le raccomandazioni in genere suggeriscono di limitare l'introito di grassi al 30%, mantenere le proteine al 15% ed aumentare i carboidrati al 55-60%. Questi valori, comprese le raccomandazioni, non hanno nessun fondamento evolutivo in quanto si discostano molto dai valori osservati nelle diete primordiali nelle quali le proteine coprono il 19-35% delle calorie totali, i carboidrati solo il 22-40% e il rimanente viene fornito dai grassi con alto contenuto di omega 3. Inoltre va sottolineato che le percentuali sono meno importanti delle caratteristiche dei macronutrienti. C'è una bella differenza tra il 45% di carboidrati forniti da zuccheri semplici o da verdure e carboidrati complessi integrali. 

4. Scarso contenuto di micronutrienti: la raffinazione e produzione industriale dei cibi li rende sostanzialmente privi delle concentrazioni di micronutrienti necessarie a garantire la salute. Nella preparazione dei carboidrati raffinati per esempio vengono eliminate quasi tutte le vitamine e i minerali. Secondo molti autori tra cui Bruce Ames, nel mondo occidentale viviamo in una condizione di carenza cronica di vitamine e minerali, carenza che non è sufficiente a dare una vera e propria avitaminosi ma che incide negativamente sul nostro metabolismo e sulla funzionalità enzimatica. Questo indirettamente potrebbe essere alla base delle patologie cronico-degenerative così tristemente frequenti nei paesi sviluppati.

5.  Scarso contenuti di fibra: ai cibi raffinati viene ovviamente tolta la fibra che però ha un ruolo importante nella fisiologia dell'apparato gastrointestinale. La fibra solubile, di cui sono ricche frutta e verdura funge da tampone per l'assorbimento di zuccheri e grassi, riduce le LDL e aumenta le HDL mentre la fibra insolubile, che si trova prevalentemente nei cereali integrali serve ad ottimizzare il transito gastrointestinale e l'alvo. 

6. Errato equilibrio acido-base: tutti i cibi dopo essere stati digeriti e metabolizzati rilasciano sostanze alcaline o acide nella circolazione sistemica. Oggi la maggior parte dei cibi alcalinizzanti o neutri (legumi, verdure, frutta, noci, semi, tuberi) sono spariti dalla nostra alimentazione per lasciare spazio a cibi acidificanti (carne, uova, latte, formaggi, sale). Questo comporta che molti di noi sono in uno stato di acidosi cronica che è incide sulla perdita di tessuto muscolare, sull'osteoporosi, sui calcoli renali, sull'ipertensione e sull' insufficienza renale.

7. Errato equilibrio sodio-potassio: la dieta occidentale ha un contenuto di sodio molto più elevato del contenuto di potassio. Anche in questo caso la causa è la progressiva sostituzione di cibi ricchi di potassio con cibi poveri come i carboidrati raffinati, il latte e  formaggi e ovviamente l'introduzione del sale da tavola. Complessivamente queste nuove abitudini hanno causato una riduzione del 400% del consumo di potassio e un pari aumento del sodio. Questa inversione dell'equilibrio sodio-potassio è stata correlata ad ipertensione, ictus, calcoli renali, osteoporosi, tumori gastrointestinali, asma e insonnia.

Il consumo estremo di cibi ipercalorici e iponutrienti è purtroppo molto diffuso e comporta una cronica disfunzione metabolica che coinvolge anche i mitocondri, le centrali energetiche del nostro organismo. Le carenze di micronutrienti (vitamine e minerali) causano veri e propri danni al DNA oltre che una complessiva perdita di efficienza delle reazioni enzimatiche. Esiste una notevole mole di dati che indica che una carenza cronica di vitamine e minerali favorisce lo sviluppo di malattie come il cancro.

La vitamina D per esempio agisce come un regolatore della proliferazione cellulare e sembra proteggere contro molte forme di tumore tra cui il cancro del seno e della prostata. La nutrigenomica, un nuovo ramo della genomica che studia gli effetti del cibo sull'espressione genica, ha messo in evidenza quanto sia errato vedere il cibo solo in termini di calorie (come viene fatto nella scienza dell'alimentazione classica). Il cibo è invece "informazione" che arriva nell'organismo e modula una serie complessa di processi anche genomici alla base della salute e della malattia. 

L'inadeguatezza dell'alimentazione moderna è un dato di fatto scientificamente dimostrato. Purtroppo la maggior parte dei medici fatica a comprendere l'importanza dell'alimentazione nella salute dell'uomo (nel corso di laurea di medicina ancora oggi non si studia nemmeno 1 ora di nutrizione clinica) e a volte sembra anche che le indicazione fornite dalla classe medica siano ancora una volta filtrate delle industrie, in questo caso non quelle farmaceutiche ma quelle alimentari. 
Anche se sarà necessaria ancora molta ricerca nel campo dell'alimentazione e della nutrigenomica, esiste già una solida evidenza scientifica che carenze nell'assunzione di micronutrienti possono portare a molte conseguenze deleterie tra le quali il cancro.
Sembra quindi scientificamente poco serio continuare a dare suggerimenti generici sull'alimentazione quando essa potrebbe essere il primo livello di intervento per la prevenzione e la cura di molte malattie.
Non si può più oggi suggerire semplicemente una nutrizione equilibrata quando la produzione stessa del cibo lo priva delle sostanze necessarie a promuovere la salute. E' di ieri la pubblicazione di uno studio dell'Istituto Superiore di Sanità sull'obesità infantile che indica come in Italia 1 bambino su 3 tra gli 8 e i 9 anni sia sovrappeso o obeso. Questo significa che oltre 1 milione di bambini è destinato ad avere gravi problemi di salute a causa dell'alimentazione a cui sono stati esposti da genitori, scuola e spesso anche dai pediatri e medici in genere, troppe volte succubi delle incessanti pressioni pubblicitarie. 

Proprio nel caso dell'alimentazione dei bambini si continuano a sentire consigli infondati e non scientifici che spingono i genitori a nutrire i propri figli con latte, yogurt, formaggio, merendine, pasta, pane, etc.
Questi ultimi inoltre saziano poco essendo privi di sostanze come la fibra che riempie lo stomaco e sono studiati appositamente per creare forme di dipendenza e stimolazione dei centri del piacere a livello cerebrale. In questo modo raggiungono l'obiettivo industrialmente molto utile che è quello di spingerci a mangiare sempre di più e sempre più spesso.
Un esempio estremo di questa strategia commerciale sono i cosiddetti cibi light, studiati appositamente per illuderci che essendo light non ingrassano e che quindi se ne possono assumere di più. Infatti l'introduzione dei cibi light (per altro ricchi di zuccheri e dolcificanti) ha coinciso con un aumento dell'obesità e con un relativo maggior consumo di quelle particolari categorie di cibo rispetto alle versioni non light.