martedì 23 luglio 2013

Il ginseng indiano (Ashwagandha o Withania somnifera)


L'ashwagandha o ginseng indiano (Withania somnifera) proviene dall'ayurveda ed è uno dei più interessanti fitoterapici in circolazione, specie l'estratto secco in compresse o capsule.  
Ci sono pochi fitoterapici che apprezziamo tanto quanto l'ashwagandha, pianta proveniente dall'ayurveda, la medicina tradizionale utilizzata in India da millenni, ma ormai molto nota e diffusa anche da noi per le sue qualità.

La radice di ashwagandha ha soprattutto proprietà toniche e adattogene (ovvero aumenta la resistenza dell'organismo ai più diversi stress psicofisici), ma anche interessantissimi effetti antinfiammatori e antidolorifici.

Queste proprietà sono state confermate dalla moderna ricerca scientifica anche con studi specifici sull'uomo e non solo su modelli animali. Il merito dell'attività salutistica della radice di Withania somnifera è da ricondurre innanzitutto ad alcuni suoi particolari principi attivi, denominati, appunto, withanolidi.

L'impiego tradizionale del ginseng indiano nell'ambito della medicina ayurvedica è in primo luogo come antistress naturale e tonico generale e del sistema nervoso, impiego che è il principale dell'ashwagandha anche in Occidente.

Il ginseng indiano aiuta infatti a migliorare memoria, concentrazione e attenzione, a contrastare ansia e nervosismo, a combattere stanchezza, debilitazione e insonnia (come suggerisce il suo nome latino Withania somnifera), senza gli effetti indesiderati ed eccessivamente stimolanti che talvolta possono avere altri fitoterapici ad azione tonica, come ad esempio il vero ginseng (Panax ginseng).

Alcuni studi hanno dimostrato interessanti prospettive dell'impiego dell'ashwagandha persino in certe forme di demenza e nella malattia di Alzheimer, nonché in alcuni tipi di cancro.

Di particolare interesse anche i suoi citati effetti antinfiammatori e analgesici: al contrario dei farmaci di sintesi, l'ashwagandha non irrita le mucose gastriche e può quindi essere assunta da chi soffra di dolori muscoloscheletrici, artrite e problemi reumatici e nel contempo anche di reflusso gastroesofageo, gastrite o addirittura ulcera.

Per chi conosce l'ayurveda, gli effetti che l'ashwagandha ha sui dosha (le tre energie vitali che pervadono il corpo) sono quelli di calmare lo squilibrio di vata e di ottimizzare l'attività di kapha.

Gli effetti collaterali dell'ashwagandha? Nessuno evidenziato fino a oggi: Withania somnifera è una pianta molto sicura e del tutto priva di tossicità ai dosaggi usualmente consigliati.

Le interazioni con i farmaci dell'ashwagandha riguardano solo alcuni psicofarmaci, come i barbiturici, di cui il ginseng indiano potrebbe rafforzare gli effetti. Peraltro non tutti gli autori concordano sulla veridicità di questa interazione.

In merito alle controindicazioni dell'ashwagandha, l'uso di questa pianta è da evitare in gravidanza, perché potrebbe indurre l'aborto. In genere ne viene sconsigliata l'assunzione anche durante l'allattamento. Inoltre, alcune evidenze, comunque isolate o non del tutto confermate, suggeriscono prudenza o sconsigliano l'ashwagandha nei soggetti ipertiroidei.
Per quel che riguarda le preparazioni migliori e il dosaggio dell'ashwagandha, suggeriamo gli estratti secchi di radice standardizzati in withanolidi, in capsule o compresse da 200-400 mg, da assumere due o tre volte al giorno.

Per l'ansia l'ashwagandha è più efficace della psicoterapia

Tra le evidenze scientifiche più recenti che certificano l'efficacia dell'ashwagandha merita di essere segnalato uno studio finalizzato a valutare le ricadute di un trattamento naturopatico sull'ansia moderata e severa.

Questa ricerca ha verificato che l'estratto secco di radice di Withania somnifera, somministrato per circa otto settimane al dosaggio di 300 milligrammi due volte al giorno, riduce i sintomi ansiosi del 56%, superando addirittura i pur significativi riscontri ottenuti da un percorso di psicoterapia cognitivo-comportamentale protratto per la stessa durata temporale e utilizzato come raffronto.

Gli effetti dell'ashwagandha, per di più, si consolidano nel tempo e non riguardano solo l'ansia in senso stretto: anche concentrazione, vigore fisico e qualità della vita migliorano.
I risultati dell'indagine necessitano tuttavia di una precisazione. In questo studio, l'impiego dell'ashwagandha rientrava in un quadro che comprendeva, secondo l'approccio tipico della naturopatia, interventi personalizzati e indicazioni di tipo nutrizionale, tra cui il consiglio di incrementare l'introito di frutta e verdura (consumate in abbondanza sono preziose per combattere ansia e depressione), pesce e frutta in guscio (sia il pesce grasso che la frutta secca sono ricchi di omega 3, fondamentali per la salute del sistema nervoso).

ADATTOGENI VEGETALI, RIMEDI NATURALI CONTRO LO STRESS


Il termine “adattogeno” indica un rimedio capace di produrre un generale miglioramento delle condizioni psicofisiche: incremento della resistenza alla fatica, regolazione delle funzioni metaboliche, e un aumento delle capacità cognitive

Le piante adattogene sono dunque specifiche per combattere, anche a scopo preventivo, gli effetti negativi dello stress. 
Vivere sempre di fretta, insufficiente riposo, e cause emozionali danno luogo genericamente a disordini come ansia, insonnia, irritabilità, difficoltà di concentrazione, squilibri alimentari, stanchezza e depressione
Il nostro organismo si difende producendo modificazioni biologiche, ormonali, neurovegetative e immunitarie, allo scopo di migliorare la capacità di resistenza e difesa, sotto l’aspetto sia comportamentale che biologico. 

La risposta di adattamento è massima nei giovani di età compresa tra i 20-30 anni, mentre si dimezza dopo i 70 anni. 

Se la reazione del nostro organismo risulta troppo intensa o troppo prolungata, i fisiologici meccanismi di equilibrio possono rivelarsi insufficienti e causare scompensi di varia natura. Ne deriva un costante senso di affaticamento, apatia scarsa vitalità; difficoltà a ricordare, scarso rendimento nello studio e nel lavoro intellettuale, difficoltà a mantenere la concentrazione; una tensione costante che impedisce un sonno ristoratore e riduce la capacità di recupero. A fronte di una situazione di esaurimento gli adatto geni vegetali sono quanto mai utili.

Eleuteococco  

Chiamato anche Ginseng siberiano, ha proprietà toniche, antistress e antifatica, è estremamente utile nelle astenie e convalescenze, nella stanchezza, nella attività sportiva, indicato nei periodi di ridotta capacità di rendimento e di concentrazione, nell'affaticamento da surmenage, in caso di esami, sostiene l’organismo durante trattamenti per il controllo del peso o nelle diete dimagranti.
L'eleuterococco ha inoltre attività immunostimolante, previene l'insorgenza delle malattie, aumenta le difese immunitarie, indicato nella profilassi nell'influenza, e nelle turbe della senescenza. 
Stimolando le ghiandole surrenali, sessuali e il sistema nervoso, è indicato in caso di depressione, contro gli stati d’ansia provocati da esaurimento psico-fisico, perché agisce sul tono dell’umore. Infine è assunto come afrodisiaco nel trattamento delle turbe sessuali, nell'impotenza e nella frigidità femminile. Utile nella insufficienza cardio-circolatoria.

Guaranà
 
Il guaranà è sempre stato considerato dagli Indios come “elisir di lunga vita”; la sua importanza era alta in tutte le varie tribù, dato che forniva loro cibo e un rimedio per curare le malattie, preparando e sostenendo l’organismo. 
 Il suo utilizzo era centrato soprattutto sull’effetto tonico-stimolante ed era quindi impiegato per aumentare la resistenza fisica durante la caccia.
La presenza di caffeina provoca un’azione eccitante sul sistema nervoso: maggiore capacità di attenzione e concentrazione mentale; riduce la percezione della fatica, perché aumenta la disponibilità di glucosio per l’attività muscolare; provoca un aumento della frequenza cardiaca; e infine stimola il metabolismo corporeo grazie alla presenza di enzimi che aiutano a sciogliere le molecole di grasso e ridurre i depositi di adipe. E' un dimagrate naturale che viene inserito nelle diete specifiche, mirate alla riduzione di peso.

Ginseng 
 
Il suo impiego come tonico e revitalizzante, in grado di favorire salute e longevità, risale a migliaia di anni ed è la più famosa fra tutte le erbe della medicina tradizionale cinese. Numerose sono, comunque, le sue virtù adattogene: migliora la risposta dell’organismo agli stimoli della vita quotidiana, potenzia il rendimento fisico e mentale, la capacità di apprendimento, dell’attenzione, in quanto favorisce la resistenza fisica ai fattori ambientali negativi e le capacità di recupero.
Il ginseng è anche considerato uno “psicotonico”, per la sua azione stimolante sul sistema nervoso centrale. Gli studi hanno dimostrato, infatti, un incremento dell’attività elettrica delle cellule della corteccia cerebrale, dopo la sua assunzione. Ha inoltre proprietà afrodisiache e quindi è usato con successo per  migliorare la prestazione sessuale e nell'impotenza maschile.

Rhodiola
 
Viene tradizionalmente impiegata in Siberia dalla medicina popolare per alleviare la sensazione di stanchezza, grazie alla spiccata proprietà adattogena è un ottimo rimedio per affrontare le difficoltà della vita: è lo scudo naturale nel contrastare le insidie dello stress sia fisico, che psichico. Agisce sugli stati d’ansia e sulla depressione come calmante, rafforzando la capacità dell'organismo a superare i periodi "critici", provocando un senso di benessere generale.
La pianta, infatti stimola la produzione di serotonina, conosciuta come ormone del "benessere", ma contemporaneamente, migliora le capacità intellettive e mnemoniche e combatte l’insonnia. È consigliata nella diete come coadiuvante per resistere agli stimoli della "fame nervosa". 



Passiflora, tintura madre (Famiglia delle Passifloraceae)


La passiflora è indicata per alleviare tutti quei disturbi da stress che minano la qualità della vita, rovinando le giornate – e le nottate – di persone sottoposte a ritmi frenetici che non sono in grado di reggere. 
Poiché per curare ansia, agitazione e nervosismo occorre non solo intervenire sui meccanismi che li determinano, ma anche riposare bene durante la notte per affrontare nel modo migliore gli impegni del giorno, la prima azione della passiflora è proprio quella di agevolare il riposo notturno: presa in maniera costante almeno mezz’ora prima di coricarsi, la passiflora rende il sonno più profondo e duraturo, posticipando il risveglio in quei soggetti la cui insonnia si caratterizza proprio per un precoce risveglio mattutino
Sono proprio le gocce di tintura madre il preparato che ben si presta allo scopo, essendo facile da assumere ma anche da dosare a seconda dell’esigenza. 
Può infatti essere usato sia come rimedio d’urto, da prendere all’occorrenza in situazioni di particolare angoscia e disagio, quando si devono affrontare prove importanti cui ci si sente impreparati (un esame, un incontro, una discussione con il proprio capo, un dibattito in pubblico), sia come rimedio preventivo che aiuti ad affrontare con maggiore serenità un periodo particolarmente critico della vita. 

Dell’uso della passiflora beneficiano inoltre tutte le persone troppo emotive, che magari desiderano affrontare con maggiore serenità la vita di ogni giorno, e chi soffre di disturbi psicosomatici legati appunto alla somatizzazione di ansia e stress, ossia mal di testa, gastrite, asma e nausea. Questa pianta è infine considerata anche un blando antidepressivo, poiché aiuta chi sta soffrendo, chi è angosciato o preoccupato a ritrovare un po’ di serenità e soprattutto le forse per andare avanti. 

Generalmente la passiflora si trova in erboristeria in flaconi di tintura madre da cinquanta millilitri, tutti dotati di un comodo contagocce. Le gocce vanno assunte diluite in acqua – ciò serve anche per stemperare l’alcol contenuto nel preparato – in una quantità che può variare dalle venti alle cinquanta gocce al giorno, assunte in un’unica soluzione oppure due volte al giorno, nel pomeriggio e la sera prima di coricarsi. 
La passiflora viene spesso associata ad altre erbe dall’effetto simile (tiglio, melissa, valeriana, ecc.), le quali ne amplificano e ne rafforzano l'azione.

 

 

 

Melissa, tintura madre (Famiglia delle Lamiaceae)


In omeopatia, fitoterapia e soprattutto erboristeria la melissa è facilmente reperibile sia in gocce di tintura madre che in estratto secco o liquido, tisane oppure compresse e capsule; soprattutto per quanto riguarda le compresse e le tisane, la melissa spesso non è presente da sola ma assieme ad altre erbe dagli effetti simili (camomilla, valeriana, passiflora, tiglio), le quali amplificano e rafforzano i benefici apportati. 

La tintura madre di melissa è usata per alleviare una serie di patologie gastrointestinali non gravissime ma debilitanti come aerofagie, gastralgie, dispepsie e diversi tipi di infezioni che possono colpire l’intestino
Questo perché la melissa è un’erba dall’alto potenziale purificante, in grado di lenire ed eliminare le scorie senza gli importanti effetti collaterali dei farmaci. Tuttavia la melissa viene usata principalmente per via del notevole effetto calmante esercitato sul sistema nervoso centrale
Ciò la rende adatta a combattere tutti quei disturbi che hanno a che fare con lo stress: stati ansiosi, tensione, angoscia, attacchi di rabbia, irritabilità e insonnia. Assunta prima di coricarsi, infatti, la melissa favorisce un riposo sereno e in generale aiuta a ridimensionare in maniera importante tutti gli stati di ipereccitabilità e agitazione connessi a una sovra stimolazione del sistema nervoso, messo a dura prova dai ritmi frenetici della via moderna. 
La tintura madre di melissa è inoltre efficace nei casi di dispepsie biliari e in tutti quei disturbi gastrici che potrebbero avere un’origine nervosa (gastrite, nausea, conati di vomito), poiché agisce sull’eccessiva secrezione di succhi gastrici, moderandola.

Come tutte le tinture madri a base di erbe, la melissa va somministrata in maniera costante ma intelligente, facendo ben attenzione a non superare le dosi indicate. 
Se usata correttamente non presenta alcun tipo di effetto collaterale, e anzi si presta bene a essere usata in combinazione con altre erbe o anche con medicinali, con la cui azione non interferisce in alcun modo
Disponibile in flaconcini dotati di un comodo contagocce, la tintura madre di melissa va assunta generalmente nella quantità di massimo trenta gocce, da prendere in una sola soluzione, diluite in acqua, oppure in sue o tre assunzione, l’ultima delle quali deve avvenire prima di coricarsi. Non si dovrebbero mai superare le cinquanta gocce al giorno, ed è consigliabile, qualora la si assuma di sera per trovare rimedio all’insonnia, prendere la tintura madre almeno mezz’ora prima di coricarsi, così da lasciarle il tempo di agire.

Oltre alla più sfruttata proprietà calmante e lenitiva, la melissa presenta anche riconosciute proprietà antispasmodiche, antistaminiche, antivirali e antibatteriche. È in grado di impedire il vomito, di purificare l’apparato gastrointestinale, combattere le forme più blande di allergia e prevenire l’insorgere di infezioni batteriche. 

Affinché la tintura madre di melissa esplichi appieno le sue proprietà curative, è tuttavia necessario assumerla con costanza per diverse settimane fino a un massimo di due mesi; è opportuno chiedere consiglio al proprio erborista, il quale valuterà caso per caso. 

Può essere assunta sia in maniera preventiva, in periodi di particolare stress o insonnia, sia come rimedio d’urgenza da assumere all’occorrenza: in questo senso è l’ideale per i dolori mestruali, gli spasmi intestinali improvvisi e tutte le patologie riconducibili al colon irritabile.

Non da ultima, è importante ricordare anche la blanda azione antidepressiva della melissa, che gli arabi già secoli fa adoperavano come rimedio contro la “malinconia”. Infine, il gradevole odore di limone della melissa – che nei secoli ha fatto sì che venisse denominata anche “Cedronella” – ne rende gradevole l’uso anche sotto forma di tisana, che può essere addolcita mediante l’aggiunta di un cucchiaino di miele o di zucchero di canna.

 

 

 

Iperico, tintura madre (Famiglia delle Clusiaceae: Guttiferae)


La tintura madre di iperico è un preparato curativo fitoterapico indicato per curare tutte le patologie psicosomatiche derivanti da uno stato acuto di ansia e nervosismo. Le malattie cui l’iperico può giovare sono numerose e riguardano per lo più la sfera emotiva: ansia generica oppure da trauma, motivata da eventi particolari, fobie, paure immotivate, attacchi di panico, agorafobia, astenia, stati acuti di nervosismo e infine forse la più importante, una patologia in costante crescita che interessa una percentuale impressionante della popolazione mondiale, la depressione. La tintura madre di iperico è dunque l’ideale da assumere quando si affrontano periodi di particolare tristezza e scoramento, oppure quando la tensione e l’ansia crescono in vista di occasioni importanti o impegni inderogabili. 
Quest’erba è ottima anche come rimedio contro l’insonnia, che può manifestasti sia con la difficoltà di addormentarsi che con i risvegli precoci; l’insonnia ha quasi sempre una base nervosa su cui occorre intervenire per evitare che la situazione si stabilizzi e la mancanza di sonno incida sulla qualità della vita. 
La tintura di iperico può essere utilizzata anche per combattere gli sbalzi d’umore frequenti soprattutto in alcuni periodi dell’anno, ad esempio il cambio di stagione e, nelle donne, l’avvicinarsi del ciclo. L’iperico stempera le angosce restituendo serenità grazie al suo potere calmante e antidepressivo noto fin dall’antichità.

Prima di iniziare una cura a base di tintura di iperico è opportuno consultare il medico curante, informandolo della decisione, e rivolgersi all’erborista o a un bravo fitoterapista per decidere insieme come assumere l’iperico e in che quantità. 
La posologia varia molto a seconda del disturbo che si va a curare, tuttavia in ogni caso vanno assunte non meno di dieci e non più di cinquanta gocce di tintura madre. Le gocce si assumono diluite nell’acqua, almeno due volte al giorno e preferibilmente a stomaco vuoto (dunque un’ora prima del pranzo e della cena).  
Trenta gocce costituiscono la dose media consigliata per chi soffre di disturbi depressivi: nella maggior parte dei casi si consiglia di assumerle due volte al giorno, ma nei casi più seri si può arrivare fino a un massimo di tre volte al giorno. 
Per essere efficace, la cura deve proseguire per qualche settimana fino a un massimo di otto settimane, dopo le quali si deve necessariamente interrompere l’assunzione di tintura madre di iperico per poi riprenderla nel caso in cui la patologia non sia risolta.

La tintura madre di iperico riesce a contenere l’agitazione, l’ansia e tutti i disturbi che derivano da queste patologie (tachicardia, fame d’aria, difficoltà di concentrazione, ecc.); è anche un ottimo cicatrizzante e antinfiammatorio, sebbene questi effetti siano secondari rispetto all’importante azione calmante svolta.

Ha un effetto piuttosto forte, ed è perciò sconsigliato assumere in contemporanea antidepressivi o ansiolitici farmaceutici, quindi a base chimica, poiché il loro effetto potrebbe essere potenziato o comunque alterato. Non solo: l’iperico non va assunto durante l’estate, poiché ha un effetto fotosensibilizzante, né durante la gravidanza; l’uso va evitato anche quando si assumono anticoncezionali, per gli stessi motivi di cui sopra.



Valeriana, tintura madre (Famiglia delle Valerianacee)


La famiglia delle Valerianacee è costituita da oltre centocinquanta specie, tuttavia la più famosa e utilizzata è senza dubbio la valeriana, una pianta perenne a metà tra un’erba (si tratta infatti di un’erbacea) e un fiore. 
La valeriana è una pianta d’origine europea che si trova prevalentemente nelle zone boscose, tuttavia la si può trovare anche negli Stati uniti e in alcune regioni del Sud America. 
In queste zone e in Giappone è diventata così famosa per le sue proprietà che addirittura la si coltiva. Viene anche detta “erba dei gatti”, poiché questi animali ne sono incredibilmente attratti, ragion per cui pur essendo esteticamente bella non viene usata quasi mai nei giardini, come erba decorativa. In pochi sanno che il nome valeriana deriva dal verbo latino “valere”, che significa sano, in forma, e in effetti questa pianta sempre verde, diffusa tanto in estate quanto in inverno, possiede un fusto alto (quasi un metro) e robusto decorato da una miriade di fiorellini che fioriscono a primavera inoltrata, emanando nell’aria un lieve profumo. 
A essere utilizzati per le loro proprietà terapeutiche, tuttavia, non sono i fiori bensì le radici della valeriana, che presentano un’alta concentrazione di acido valerianico e malico, tannini e borneolo, principi attivi preziosissimi per il benessere dell’organismo. La proprietà principale della valeriana è quella sedativa: quest’erba, infatti, svolge un’azione calmante profonda molto efficace su chi soffre di disturbi come ansia, insonnia e agitazione generalizzata.
La tintura madre di valeriana ha diversi usi, tutti comunque riconducibili a disturbi dell’umore. Come accennato sopra, infatti, questa pianta erbacea ha uno straordinario potere calmante paragonabile in tutto e per tutto a quello di un blando sedativo. La sua efficacia è maggiore su soggetti le cui patologie non sono mai state trattate con tranquillanti o farmaci antidepressivi come gli SRRI, tuttavia la valeriana può essere utile anche per limitare gli effetti collaterali dati dallo scalaggio di questi farmaci. 
L’uso della tintura madre di valeriana è consigliato a tutti coloro i quali soffrono di crisi d’ansia o di ansia costante e generalizzata, a chi attraversa un periodo particolarmente stressante, pieno di tensioni, a chi non riesce a rilassarsi perché in attesa di un impegno importante
Presa prima di andare a letto, inoltre, la valeriana favorisce il sonno e diminuisce il rischio di insonnia e incubi, di risvegli frequenti o anticipato. La tintura madre di valeriana, che presenta invariati i principi attivi curativi delle radici, aiuta gli iperattivi a godersi il meritato riposo e a controllare i frequenti sbalzi di umore dovuti a ipereccitabilità e stati ansiosi. 
È dimostrata l’azione della valeriana anche sugli effetti secondari di tali sindromi ansiose, fenomeni non da poco come palpitazioni, tachicardia, spasmi muscolari e gastrite, che in genere amplificano ulteriormente l’ansia. La tintura madre di valeriana può infine essere assunta con risultati apprezzabili dalle donne che soffrono di sindrome premestruale, per attenuare i sintomi che accompagnano l’arrivo del ciclo, o dalle donne in menopausa, per contrastare l’insorgere di malinconia, ansia e umore depresso. 

Uso della tintura madre di valeriana 
Prima di iniziare un trattamento con tintura madre di valeriana è opportuno consultare il proprio medico di fiducia e l’erborista, che potrà consigliarci adeguatamente circa il quantitativo da assumere e la durata del trattamento. In generale per curare gli stati ansiosi si usano dalle venti alle trenta gocce di tintura madre di valeriana da prendere fino a un massimo di tre volte al giorno, preferibilmente allo stesso orario, magari prima dei pasti principali (non dopo). È opportuno assumere l’ultima dose prima di andare a letto, così da contrastare l’insonnia, e la prima a mattinata inoltrata, così da non causare eccessiva sonnolenza. 
È opportuno rispettare le dosi consigliate, arrivando a un massimo di cinquanta gocce, oppure, qualora si soffra di una forte insonnia, assumere sessanta gocce una sola volta al giorno, mezz’ora prima di andare a letto. 

Effetti e controindicazioni della valeriana

La valeriana ha un affetto calmante che aiuta a controllare l’ansia, favorisce il rilassamento e riduce l’iperattività mentale tipica degli ansiosi
È importante tuttavia sottolineare che essa cura disturbi legati allo stress e non a vere e proprie patologie psichiatriche che invece vanno trattate con un percorso psicologico e farmacologico. Poiché la tensione eccessiva si accumula scaricandosi anche sui muscoli, non di rado le persone ansiose soffrono di crampi e dolori muscolari più o meno intensi: la valeriana interviene su questi lenendo il dolore e facilitandone la sopportazione. 

Contrastando lo stress alla radice, inoltre, anche questi problemi si attenuano e vanno via via scomparendo. L’assunzione di valeriana non comporta veri e propri effetti collaterali, tuttavia è opportuno usare alcune precauzioni. La valeriana, infatti, abbassa lievemente la soglia d’attenzione e può interferire con la concentrazione, perciò con un uso continuativo è possibile sentirsi un po’ sonnolenti durante il giorno, oppure svogliati sul lavoro: in questo caso potrebbe essere opportuno diminuire le dosi.

 

 

 

 

Le tinture madri


Le tinture madri sono dei preparati in forma liquida ottenuti dalla macerazione della pianta in una soluzione di acqua ed alcol
Questi prodotti, molto usati nel campo della fitoterapia e dell’omeopatia, sfruttano le sostanze attive delle piante fresche, sostanze che vengono potenziate grazie alla macerazione nell’alcol. Per la loro particolare composizione, le tinture madri vengono anche dette “estratti idroalcolici”.

Le tinture madri hanno però lo svantaggio di non essere titolate o standardizzate, cioè non sono prodotti in cui è possibile determinare con certezza il quantitativo di principi attivi contenuti. In genere, gli estratti idroalcolici (o tinture madri) contengono una quantità di sostanze attive più bassa rispetto ad altri rimedi erboristici.

L’omeopatia, invece, dà molta importanza alle tinture madri, perché questa branca della medicina psicosomatica cura le patologie usando prodotti in cui sono disciolte dose infinitesimali di principio attivo.
Una tintura madre contenente estratti di piante non si può però definire rimedio omeopatico, ma solo preparato erboristico o integratore alimentare.

Visti i risultati trascurabili delle tinture madri dal punto di vista fitoterapico, si preferisce realizzare gli estratti idroalcolici solo con piante la cui azione viene potenziata proprio dalla presenza dell’alcol. 

Le tinture madri può utilizzate sono, infatti, quelle di propoli (antibatterica), calendula (regolatore delle mestruazioni), biancospino (problemi cardiaci), betulla (depurare reni), iperico (calmante/antidepressivo), melissa (calmante), pilosella (diuretico), fucus (dimagrimento e regolatore dello zucchero nel sangue), passiflora (calmante), ribes nigrum (contro allergie), tarassaco (depuratore del fegato), valeriana (calmante) e uva ursina (infezioni urinarie donne e uomini).
  
La tintura madre ha gli stessi effetti della pianta da cui è estratta, anche se per ogni specie di pianta cambia il rapporto tra la soluzione alcolica e le parti vegetali disciolte. 

Una tintura madre si prepara con parti di pianta fresca (foglie, fiori o sommità fiorite) messe al macero per circa venti giorni. Trascorso questo tempo, il preparato sarà filtrato e conservato per un paio di giorni in un luogo asciutto e al riparo dalla luce.
La posologia consigliata per la tintura madre è di 40 o 50 gocce sciolte in un bicchiere d’acqua per due, tre volte al giorno.
La dose va ridotta per i bambini, gli adolescenti e gli anziani. 
Visto il contenuto di alcol, questo rimedio non va usato in caso di problemi epatici o di gastrite. Le tinture madri si comprano in erboristeria, in farmacia e in parafarmacia. 
La loro scadenza, in caso di confezione non usata, è uguale ai farmaci ( tre o cinque anni). Il costo di questi preparati è abbastanza accessibile e si aggira tra i sei ed i venti euro per boccettine di vetro da 50 ml.