martedì 11 febbraio 2014

I cibi che contengono “calorie vuote”

Con l'espressione "calorie vuote" si fa riferimento alle calorie presenti in alcuni tipi di alimenti che, nonostante l'elevato apporto energetico, non possiedono un adeguato livello nutritivo o addirittura sono prive di micronutrimenti come sali minerali, vitamine, acidi grassi e antiossidanti.

Di seguito vengono illustrati i cibi e le bibite con maggiori quantità di calorie vuote:

Prodotti con ingredienti raffinati, dolciumi e caramelle

Generalmente, nella categoria degli alimenti con calorie vuote rientrano innanzitutto quei cibi prodotti con farina raffinata, zucchero e margarina quindi snack, dolci, patatine, gelatina, caramelle ecc. Tali prodotti sono spesso pieni di grassi, zuccheri, conservanti, calorie e altri additivi, ma hanno uno scarso valore nutrizionale.
Purtroppo, bisognerebbe evitare anche alimenti più sani rispetto a quelli elencati qui sopra, per esempio il pane bianco e il riso brillato, preferendo le loro versioni integrali.
Questi sono cibi ottenuti tramite processi di raffinazione che portano a un impoverimento dei loro principi nutritivi.

Bibite aromatizzate e zuccherate

Il consumo di zucchero pro capite è aumentato enormemente negli ultimi decenni. Dopotutto, a chi non piace il dolce? Adulti e bambini consumano sempre più dolci e bevande gassate dolcificate. Ma lo zucchero viene aggiunto anche ai cereali per la colazione, ai succhi di frutta e a tanti altri alimenti. Un dubbio legittimo che i ricercatori hanno cercato di chiarire era se in qualche modo diete a maggiore consumo di zuccheri (escludendo quelli naturalmente presenti nel latte) fossero associate ad un minor contenuto di micronutrienti, come vitamine e minerali essenziali quali il ferro o il calcio. Detto più terra terra, mangiando e bevendo più “schifezze” (troppe bevande dolcificate ad esempio) forse si mangiano e bevono meno alimenti più completi dal punto di vista nutrizionale.
Le bevande aromatizzate e zuccherate meriterebbero un discorso più ampio perché, oltre a essere ricche di calorie vuote, tendono ad avere un effetto diuretico maggiore rispetto ad altri liquidi, causando così disidratazione.


Alcol

Ogni grado di alcool puro possiede circa 7 Kcal e anche in questo caso non vi è un adeguato apporto nutrizionale. Tuttavia, un'assunzione moderata di bevande come vino può avere effetti positivi sulla salute per via dei suoi antiossidanti. A tal proposito bisogna altresì ricordare che i livelli di zuccheri nei diversi tipi di vino variano; per esempio un vino secco possiede meno di 9 gr di zuccheri a litro, mentre un vino dolce ne contiene da 45 gr in su.

In conclusione, mangiare troppi cibi pieni di grassi, carboidrati, zuccheri, sodio, e con ingredienti raffinati, può portare a malnutrizione e a obesità.
Di conseguenza bisogna ridurre l'apporto di calorie vuote, imparando a identificarle e a sostituirle con alimenti che, oltre alle calorie, contengono nutrienti.

L’organismo umano ha bisogno di diversi elementi, minerali e vitamine per poter funzionare al meglio, ma, secondo il National Institutes for Health (NIH), esistono 13 vitamine che sono assolutamente indispensabili.
Queste sono le vitamine A, C, D, E, K e quelle del gruppo B ovvero tiamina, riboflavina, niacina, acido pantotenico, biotina,  piridossina, cobalamina e acido folico.
La maggior parte di queste vitamine è contenuta in frutta e verdura fresche.



Ho avuto questi risultati - in ordine di maggiori quantità di vitamine e sali minerali:

Affettati
1)     salmone affumicato
2)     tonno in scatola
3)     bresaola
4)     salame / prosciutto crudo
5)     pancetta di maiale
6)     prosciutto cotto

Cereali
1)     quinoa
2)     pasta di semola
3)     riso

Patate
1)     patate arrosto
2)     patate fritte
3)     patate bollite

 Verdura
1)     rucola
2)     carote
3)     patate
4)     pomodori
5)     peperoni
6)     zucchine
7)     melanzane
8)     lattuga

Proteine
1)     uovo sodo
2)     grana padano / tonno in scatola
3)     salmone affumicato
4)     bistecca di manzo
5)     branzino
6)     tacchino / pollo

Snack
1)     noci secche
2)     patatine chips
3)     mandorle secche
4)     cioccolato fondente
5)     cracker mais
6)     amaretti

Biscotti
1)     biscotti prima colazione arricchiti di vitamine e sali minerali
2)     torte di frutta
3)     altri tipi di biscotti secchi

Semi e frutta
1)     mandorle
2)     noci
3)     banana
4)     fragole, mandarini, ananas, lamponi









mercoledì 5 febbraio 2014

Acidi grassi essenziali (omega 3 e omega 6)

Il giusto rapporto tra omega 6 ed omega 3

Secondo le fonti LARN in Italia il rapporto tra omega 6 ed omega 3 è di circa 13:1.
I ricercatori hanno trovato importanti correlazioni tra la patogenesi di numerosi disturbi e l'alterazione del rapporto tra i due acidi grassi essenziali nella dieta.

Secondo i LARN, il giusto apporto tra omega 6 ed omega 3 dovrebbe essere di 4:1.

Gli interventi dietetici necessari al ripristino delle assunzioni raccomandate riguardano soprattutto:
-      Riduzione drastica dell'apporto di omega 6 (in particolare dell'acido linoleico) contenuto nei semi di girasole, nel germe di grano, nel sesamo, nelle noci, nei semi di soia, nel mais, nelle olive, quindi nei relativi oli.
- Aumento significativo dell'apporto di omega 3 (acidi grassi alfa linolenico, eicosapentaenoico e docosaesanoico), le cui fonti alimentari sono: Oli e carni del pesce azzurro (ricchi soprattutto in eicosapentaenoico e docosaesanoico), Semi di Chia, del kiwi, di Perilla, di lino, di mirtillo rosso; noci e olio di noci, olio di canapa, olio di lino, olio di colza, olio di canola e olio di soia (ricchi soprattutto di alfa-linolenico).

Rispettare le razioni raccomandate di acidi grassi essenziali potrebbe sembrare un'impresa quantomeno ardua, dopotutto, a parità di omega 6 bisognerebbe quintuplicare l'introito di omega 3; fortunatamente, è possibile ottimizzare il rapporto tra omega 6 ed omega 3 mediante l'incremento del consumo di pesce azzurro (fino a 2-3 porzioni settimanali) anche senza ridurre l'introito di acido linoleico.

Il giusto rapporto tra omega 6 ed omega 3 favorisce:
  • l'omeostasi della lipidemia
  • la regolazione della pressione arteriosa
  • GARANTISCE l'equilibrio degli EICOSANOIDI endogeni.

Gli omega 3 sono precursori degli eicosanoiti tipo PG1 e PG3, pertanto svolgono una funzione antiaggregante, vasoprotettiva ed antitrombotica; al contrario, gli omega 6 sono anche precursori degli eicosanoidi PG2, che si avvalgono di capacità pro infiammatorie e pro trombotiche.
In parole povere, gli eicosanoidi PG2 (quelli potenzialmente in eccesso perché derivanti dagli omega 6) FAVORISCONO L'INNESCO dell'infiammazione, mentre gli eicosanoidi PG1 e PG3 (quelli verosimilmente in difetto perché derivanti dagli omega 3) FAVORISCONO LA REGRESSIONE della flogosi.

E' d'obbligo specificare che TUTTI gli eicosanoidi (PG1, PG2 e PG3) sono molecole essenziali al corretto funzionamento dell'organismo; tuttavia, la tendenza all'infiammazione CRONICA (potenzialmente aggravata dall'eccesso di omega 6) rappresenta un importante fattore di rischio per le malattie autoimmuni (artrite reumatoide, rettocolite ulcerosa, morbo di Crohn, ecc.) e può aggravare alcune patologie dismetaboliche pre-esistenti incidendo sul rischio cardiovascolare.

Funzioni principali degli acidi grassi della serie omega-6:

  • riducono la concentrazione di colesterolo nel sangue, abbassando soprattutto la frazione "cattiva" (LDL), mentre l'impatto su quella buona (HDL) è modesto;
  • possiedono una scarsa efficacia nel ridurre i livelli plasmatici di trigliceridi (modesta azione ipotrigliceridemizzante).
  • Se presenti in eccesso rispetto agli omega-3 sono potenzialmente responsabili di una serie di effetti negativi (potrebbero aumentare le reazioni allergiche e infiammatorie, la pressione sanguigna, l'aggregazione piastrinica, di conseguenza il rischio cardiovascolare), in quanto precursori di eicosanoidi buoni ma anche di eicosanoidi cattivi. Evidenze più recenti sembrano comunque smentire tali ipotesi, sottolineando la prevalenza di effetti antinfiammatori in vivo.
Funzioni principali degli acidi grassi della serie omega-3:

  • abbassano i livelli plasmatici di trigliceridi, interferendo con la loro incorporazione nelle VLDL a livello epatico;
  • possiedono una bassa efficacia nel ridurre i livelli di colesterolo totale nel sangue (modesta azione ipocolesterolemizzante);
  • aumentano leggermente la concentrazione di colesterolo HDL;
  • sono precursori di eicosanoidi "buoni" che diminuiscono l'aggregabilità delle piastrine, aumentando la fluidità ematica e riducendo significativamente il rischio di malattie coronariche.
  • Gli omega-3 hanno quindi un'azione antiaterogena, antinfiammatoria e antitrombotica.

Fabbisogno e livelli di assunzione con la dieta

Un acido grasso ω-3 non può essere trasformato in un acido grasso ω-6 e viceversa. Tuttavia acido linoleico ed alfa-linolenico utilizzano lo stesso sistema enzimatico per dare origine ai derivati delle rispettive famiglie (ω-6 e ω-3). A causa di questa competizione, un'eccessiva assunzione di omega-6 interferisce con la formazione degli omega-3 e viceversa.
Anche per questo motivo è molto importante assumere gli acidi grassi essenziali nelle giuste proporzioni.
Negli ultimi anni questo rapporto si è notevolmente sbilanciato a favore degli ω-6, a fronte di una dieta sempre più povera di pesce e ricca di oli vegetali.
Tutto ciò a discapito della nostra salute, poiché l'eccesso di omega-6 e la carenza di omega-3 potrebbe aumentare gli eicosanoidi "cattivi".

Di per sé, quindi, gli omega-6 non sono dannosi per la salute umana ma, pur esercitando numerose funzioni essenziali e positive (prima fra tutte la riduzione del rischio cardiovascolare), possono diventarlo quando consumati in eccesso rispetto agli omega-tre.

Il rapporto omega-3/omega-6, che nella dieta dei nostri antichi predecessori era di 1:1, attualmente si colloca intorno a 1:10, quando dovrebbe essere ricondotto, secondo le vedute più moderne, tra 1:2 e 1:4.

Da questa premessa nasce la raccomandazione di consumare almeno due o tre porzioni settimanali di pesce.

Acidi grassi essenziali negli alimenti

ALIMENTO (100 g)
ω-6:ω-3
Olio di salmone
0,04 : 1
Olio di fegato
di merluzzo
0,05 : 1
Olio di sardine
0,08 : 1
Caviale
0,01 : 1
Sgombro
0,08 : 1
Salmone coho
(selvatico)
0,14 : 1
Salmone coho (allevamento)
0,27 : 1
Acciuga o alice
0,07 : 1
Tonno
0,04 : 1
Aringa
0,08 : 1
Semi di lino
0,26: 1
Olio di semi di lino
0,24 : 1
Olio di semi di lino
1:4
Olio di colza
2:1
Olio di canapa
3:1
Noci secche
3,87 : 1
Olio di noce
5,27 : 1
Lecitina di soia
7,82 : 1
Olio di soia
8:1
Olio di oliva
9:1
Olio di germe di grano
10:1
Pistacchi secchi salati
51,85 : 1
Olio di arachidi
62:1
Arachidi
61,97 : 1
Olio di girasole
71:1


Gli omega 3 sono contenuti in:
  • Pesce (EPA e DHA)
  • Olio di pesce (EPA e DHA)
  • Crostacei (EPA e DHA)
  • Noci (ALA)
  • Oli vegetali come l'olio di lino, di semi di canapa, di ribes nero, di sacha inchi e l'olio di colza (ALA)

Gli omega 6 sono contenuti in:
  • noci
  • cereali
  • pane integrale
  • nella maggior parte degli oli vegetali, ma specialmente in quello di lino e di canapa
  • negli alimenti animali è presente solo in piccolissime quantità
  • semi di canapa indiana
  • Inoltre, sono fonti di omega 6 la Borragine e l'Oenothera biennis o Primula notturna.




martedì 4 febbraio 2014

Programma di disinfiammazione - STEP 5: LA BOSWELLIA SERRATA

La Boswellia Serrata - albero diffuso prevalentemente nella regione Magrebina, nel Sud-Est Asiatico e nel territorio indiano - è stata e continua ad essere un elemento fondamentale della tradizione medicinale Ayurvedica, per le sue proprietà antiartritiche, astringenti, espettoranti ed antisettiche.
Nonostante i primi studi documentati in letteratura risalgano ai primi anni '70, lo studio della Boswellia Serrata e delle sue potenzialità terapeutiche per la medicina convenzionale si è intensificato a partire dagli anni '90, attraverso l'identificazione e la caratterizzazione dei principi attivi responsabili delle sue varie azioni biologiche osservate in anni di sperimentazione animale.

L'olio essenziale, estratto dalla resina trasudata dalla corteccia di questo albero, risulta ricco di numerosi principi attivi, prevalentemente costituiti da acidi triterpenici pentaciclici, tra cui spicca l'acido Beta Boswellico, su cui oggi si focalizza la maggior parte degli studi.
Dal punto di vista molecolare, infatti, l'uso di questi principi attivi, prevalentemente in modelli sperimentali, si è rivelato utile nel:

  • Ridurre l'infiltrato infiammatorio leucocitario in modelli di patologie infiammatorie sistemiche;
  • Ridurre la sintesi di anticorpi ed in particolare di autoanticorpi, generalmente coinvolti nella genesi delle patologie autoimmuni;
  • Inibire l'attivazione del complemento, responsabile del danno flogistico presente in concomitanza a patologie auto infiammatorie ed autoimmunitarie;
  • Ridurre il dolore ed esercitare un modesto effetto sedativo.

Le suddette azioni sembrano associate alla capacità dell'acido Beta Boswellico di inibire selettivamente l'enzima 5-lipossigenasi, coinvolto nella sintesi di mediatori infiammatori come il Leucotriene B4 responsabile di broncocostrizione, aggregazione piastrinica, chemiotassi e vasodilatazione.

Proprietà terapeutiche

Azione anti-infiammatoria: gli acidi boswellici esercitano un'inibizione selettiva su un enzima capace di stimolare la produzione di sostanze endogene che facilitano i processi infiammatori, con conseguente riduzione dei loro livelli nel sangue.
Inoltre questa pianta sembra anche in grado di inibire le elastasi, enzimi capaci di attaccare e distruggere le proteine notoriamente distruttivi, che attaccano e distruggono il tessuto elastico dei tessuti dove è presente un fatto infiammatorio.
Sono stati fatti alcuni studi clinici per valutare l'efficacia di questa pianta in pazienti con osteoartrite. Essi ricevevano l’estratto secco di Boswellia titolato al 65% in acidi boswellici per bocca per 3 mesi, mentre la valutazione dell'efficacia era affidata in parte alla compilazione di un questionario sintomatologico da parte dei pazienti stessi e in parte ai risultati di alcuni tests specifici per la malattia artrosica. Inoltre venivano effettuati alcuni altri esami quali la VES ed opportune valutazioni radiologiche. I risultati finali evidenziavano un netto miglioramento dei sintomi dolorosi, con un significativo progresso anche dei risultati dei test specifici. Gli esami radiologici invece non evidenziavano variazioni significative prima e dopo la fine della sperimentazione, mentre gli effetti collaterali registrati sono stati di lieve entità e non tali da richiedere la sospensione del trattamento. 

Azione sull'intestino: è stato fatto uno studio clinico su un gruppo di pazienti con rettocolite ulcerosa di media gravità, ai quali veniva somministrata per bocca una dose di 350 mg al giorno di estratto secco di boswellia titolato al 65% in acidi boswellici per 6 settimane. La valutazione era fatta su una serie di esami eseguiti sia prima della terapia sia al termine della stessa. Un gruppo di pazienti con la stessa patologia che riceveva per bocca 1g. al giorno di sulfalazina serviva come controllo. Al termine della sperimentazione il miglioramento dei parametri esaminati era in media dell'82% con la boswellia e del 75% con la sulfalazina.

Azione sull'apparato respiratorio: è stato fatto uno studio clinico su 40 pazienti di entrambi i sessi con asma bronchiale, cui venivano somministrati per bocca 900 mg al giorno di estratto secco di boswellia titolato al 65% in acidi boswellici o un placebo per un periodo di 6 settimane. Nel gruppo trattato con la boswellia vi è stato un miglioramento clinicamente evidente, confermato anche dal miglioramento di una serie di esami, nel 70% dei soggetti, mentre nel gruppo di controllo i risultati positivi si avevano solo nel 27% dei soggetti.

Azione prevalente: anti-infiammatoria e antidolorifica.

Altre azioni: antiallergica.

Indicazioni principali: infezioni acute delle prime vie aeree, stati febbrili e dolorosi in genere, malattie artroreumatiche, piccola traumatologia sportiva, dolori mestruali, cefalea lieve o moderata, specialmente di tipo muscolotensivo.

EFFETTI COLLATERALI: rari casi di reazioni allergiche cutanee.

CONTROINDICAZIONI: nessuna conosciuta.

INTERAZIONI CON FARMACI: non note.

DATI TOSSICOLOGICI: nel ratto non sono stati osservati effetti negativi sul feto né sugli apparati cardiovascolare, gastrointestinale e respiratorio e neppure sul sistema nervoso. La dose letale nel ratto per bocca è superiore di almeno 100 volte a quella consigliata più sopra.
Gli acidi boswellici somministrati per bocca alla dose di 500 mg per kg di peso al giorno per 6 giorni consecutivi ai ratti a digiuno hanno dimostrato di non danneggiare in alcun modo lo stomaco. Non ci sono dati sul suo uso in gravidanza e durante l’allattamento. Può essere usata in età pediatrica a partire dai 4 anni di età.

Programma di rimineralizzazione - STEP 4: OLIGOELEMENTO MANGANESE-RAME

Questo oligoelemento si rivela eccezionale per le persone che solitamente sviluppano recidive una dietro l’altra, che hanno una scarsa resistenza allo sforzo, e già dal mattino iniziano a sentirsi stanchi con un peggioramento nel corso della giornata, tanto che spesso necessitano di pause.
A livello emotivo hanno difficoltà di concentrazione e svogliatezza, possiedono un temperamento calmo, equilibrato, talvolta indifferenze, con poche passioni ed emozioni anche se improvvisamente possono scatenare un’irritabilità da reazione (a seguito di un evento scatenante), con conseguente pessimismo (per certi versi ricorda infatti il periodo dell’adolescenza).
Queste persone hanno molta predisposizione per le infezioni (a prevalenza cronica) delle vie respiratorie (orecchie/naso/gola) come bronchiti recidivanti anche asmatiche, enfisema, raffreddori, otiti, tracheiti, laringiti, faringiti, sinusiti, ecc.) ma anche cistiti.
Lo si consiglia anche in caso di reumatismi cronici deformanti, dolori reumatici diffusi,
frequenti problemi linfatici (facili infiammazioni ghiandolari), ipotiroidismo con freddolosità, problemi legamentari per lassità legamentaria, problematiche al colon, ulcere duodenali, enterocoliti, eczemi allergici.
Proprio per tutti questi motivi, questo oligoelemento si consiglia in persone e bambini che in autunno/inverno vivono molte recidive di raffreddori, bronchiti et simila, magari iniziando già dalla fine dell’estate per continuare fino ad autunno inoltrato. La quantità consigliata per la prevenzione è di 2-3 dosi a settimana, sotto la lingua a digiuno al mattino. Ovviamente previo consulto con il vostro medico.

L'associazione di oligoelementi manganese rame è perfetta per preparare l'organismo ad affrontare l'autunno. L'azione di manganese rame sul sistema immunitario aiuta a evitare raffreddore, mal di gola, tosse, influenza e ogni altra manifestazione infettiva delle vie respiratorie.

Indicazioni

- Infezioni recidivanti O.R.L. e respiratorie.
- Bronchite asmatica e bronchite cronica.
- Alcune forme di eczema.
- Cistiti recidivanti.
- Tendenza all’ipotiroidismo.
- Ipomenorrea e oligomenorrea. Dismenorrea.
- Colite, sigmoidite, rettocolite.
- Enuresi notturna.
- Prevenzione di rinite e influenza.
- Vaccinazioni.




Programma di depurazione/rimineralizzazione - STEP 3: ALGA CHLORELLA

Alga Chlorella

La Clorella è un'alga verde che cresce spontanea nelle acque salmastre dell'Africa equatoriale. I suoi costituenti principali sono:
  • Proteine 55%;
  • Glucidi 20%;
  • Lipidi 15%;
  • Vitamine (gruppo A, B, C, E, biotinaniacinafillochinone);
  • Amminoacidi (leucinaisoleucinalisinafenilalaninatirosina);
  • Clorellina (prodotto ad attività antibiotica).

La clorella è ben tollerata dall'uomo, quindi, in virtù dell'alto apporto di nutrienti, viene utilizzata come integratore alimentare con proprietà antiossidanti e ricostituenti, utili nella prevenzione e nel trattamento di diabete e turbe del metabolismo, stipsi, reumatismi, epatopatiepsoriasidermatiti e caduta dei capelli.

La clorella è una delle risorse che può aiutare il corpo a combattere naturalmente l’inquinamento ambientale. Essa è uno degli integratori più utilizzato in Giappone dove più di 10 milioni di persone la  usano regolarmente. I giapponesi usano la clorella molto più di quanto gli americani usino la vitamina C, l’integratore più popolare in assoluto.
Una delle ragioni per cui la clorella ha un alto valore per i giapponesi è la capacità di disintossicare naturalmente. La clorella è una micro alga unicellulare grande da 2 a 10 micron. E’ piccolissima ma ha una proprietà unica: permette la chelazione (l’asportazione di sostanze legandosi ad esse) di metalli, sostanze chimiche e di alcuni pesticidi.
La clorella non si lega ai minerali indispensabili per il funzionamento ottimale del corpo. Non si lega alle sostanze benefiche come calcio, magnesio o zinco. È come se la clorella sapesse quali metalli fanno parte dell’organismo e quali sostanze chimiche devono essere rimosse.

Proprietà

  • Agisce sul sistema metabolico e conseguentemente su problemi cardiovascolari e diabetici, compresi gli alti livelli di glicemici, ma anche su alta pressione, colesterolo e obesità
  • Miglioramenti del sistema vascolare con riduzioni sino al 50 % dell'ipertensione
  • Agisce su vene varicose e sulla cicatrizzazione dei tessuti (pelle, ulcere e emorroidi)
  • Favorisce le funzioni depurative dell'intero organismo, assorbe grandi quantità di tossine nell'intestino, risana la flora batterica ed elimina dal fegato e dai tessuti i residui tossici (insetticidi, concimi chimici e metalli pesanti)
  • Ottima per risolvere i problemi respiratori come sinusite e rinite
  • Aiuta lo sviluppo di "batteri buoni" migliorando la digestione (coliti, ulcere e fibromialgie)
  • Aiuta a normalizzare l'equilibrio acido-alcalino
  • Permette un miglior assorbimento del calcio (menopausa) e riduce gli odori del corpo
  • E' ricca di vitamina K1 e di ferro (indicato specificatamente nelle anemie e nella regolazione del ciclo mestruale)
  • Contrasta il dolore da infiammazioni
  • Energizzante

L'alga clorella è un alga monocellulare ricchissima di clorofilla che cresce nei fiumi asiatici e possiede 38 volte più proteine della soia e 55 volte quelle del riso, fornendo 9 amminoacidi essenziali e molteplici vitamine e minerali (vitamina A, tutto il gruppo B ed E).




Programma di depurazione - STEP 2: FICUS CARICA

Il ficus carica

Il Ficus carica è un gemmoderivato impiegato in gemmoterapia per la gastrite e i bruciori di stomaco causati dalla somatizzazione dell’ansia. Quest'azione è dovuta essenzialmente ad un meccanismo di tipo di encefalico. Infatti, nel cervello si trovano i centri nervosi che controllano la secrezione degli acidi gastrici e la motilità intestinale.
Se soffriamo emotivamente di disturbi d’ansia, per la tendenza a mantenere le cose sotto controllo è estremamente probabile che il nostro fisico somatizzerà sviluppando un’eccessiva produzione di succhi gastrici, fino ad arrivare, nei casi più gravi, a gastrite cronica e ulcera. Il Ficus carica è perciò indicato a chi ha spesso lo stomaco teso; a chi presenta spasmi gastrici, acidità di stomaco, dispepsie o digerisce con difficoltà di origine nervosa.
La Ficus carica in gemmoderivato (così viene chiamato il fico quando le sue gemme vengono fatte macerare in acqua e glicerina, con una gradazione alcoolica inferiore rispetto all’estrazione idroalcolica, detta anche tintura madre) è impiegata con successo in tutte le patologie infiammatorie e/o ulcerative di stomaco e duodeno, perché riduce l'attività dei centri nervosi che controllano la secrezione acida dello stomaco.
Questo rimedio gemmoterapico diminuendo la produzione di gastrina, l’ormone presente nella mucosa gastrica, responsabile della secrezione dell’acido cloridrico, è un efficace antinfiammatorio e antispasmodico per lo stomaco, ed è l'ideale per combattere la gastrite e il gonfiore. Le sue gemme possiedono infatti, un tropismo elettivo per le mucose digestive dello stomaco e del duodeno, agendo probabilmente come regolatrici dell'asse cortico-diencefalico. Vengono perciò impiegate nelle turbe della motilità e della secrezione gastroduodenale in modo ambivalente: le gemme di Ficus Carica riducono la pirosi e la dipsepsia nelle gastriti e nelle ulcere duodenali, ma sono altrettanto utili in pazienti con ipotrofia della mucosa e achilia gastrica in virtù delle sue proprietà enzimatiche.

Il gemmoderivato del fico: la sua assunzione

Il Ficus carica in gemmoderivato va utilizzato a cicli di due mesi nei periodi più critici per questo disturbo, che in genere sono la primavera e l'autunno; in questo modo si hanno periodi di benessere piuttosto lunghi, che si possono prolungare ripetendo periodicamente il ciclo.

Il trattamento col Ficus può essere iniziato in qualunque momento e l'assunzione va ripetuta due o tre volte l'anno.

Come tutti i gemmoderivati non ha alcuna controindicazione né effetti collaterali per sovradosaggio o sul lungo termine.

Va assunto 2 volte al giorno 40 gocce, sciolte in mezzo bicchiere d'acqua prima dei pasti principali.



Programma depurazione - STEP 1: LINFA DI BETULLA

La betulla caratterizzata da una prorompente forza vitale aiuta a depurare i tessuti corporei in profondità, liberandoli dalle scorie ed evitando le infiammazioni che sono responsabili della comparsa di alcune fra le patologie degenerative più gravi, persino del cancro.
Ci aiuterà a proteggere e rigenerare gli organi o i distretti corporei:  apparato digerente, vie urinarie, vie respiratorie, sistema nervoso e tessuto cutaneo.
Con una cura di soli 15 giorni recuperi l’energia, digerisci meglio, riattivi la diuresi, alzi le difese e depuri anche la pelle.
La linfa contiene inoltre calcio, fosforo, manganese, magnesio, potassio, e meno dell’1% di zuccheri, in gran parte fruttosio.
La linfa di betulla è un efficace depurativo naturale che aiuta l’organismo ad eliminare gli acidi urici, le tossine (soprattutto quelle derivate da cure farmacologiche, terapie cortisoniche o ormonali, iperuricemia e ipercolesterolemia) e i ristagni di liquidi nei tessuti. Quindi è consigliabile a tutti per mantenersi o ritornare in forma, per la bellezza della pelle, nel combattere la cellulite, per favorire la riduzione delle scorie.
Il gemmoderivato della linfa è utilizzato efficacemente anche in presenza di edemi, causati da insufficienza cardiaca e/o renale. Per queste sue peculiarità e per la proprietà ipocolesterolemizzante, che la caratterizza, rientra negli schemi terapeutici del trattamento del sovrappeso. In più, non sostiene soltanto il nostro sistema linfatico nella sua funzione drenante, ma agisce anche come stimolante delle naturali difese dell’organismo, contro gli effetti dannosi dei radicali liberi e gli attacchi di agenti infettivi.
In questa parte della pianta esiste una sostanza, chiamata betulina, dotata di un’elevata attività antinfiammatoria e di straordinarie proprietà diuretiche e depurative. La linfa della betulla ha inoltre una spiccata capacità di sciogliere depositi urinari, aumentare la diuresi e favorire l’eliminazione degli acidi urici, dei cloruri e dell’urea (prodotti di scarto del metabolismo). È quindi, il rimedio l’ideale quando, comincia a crearsi il terreno favorevole per la proliferazione di microrganismi responsabili di infezioni delle vie urinarie, come uretriti, cistiti o candida.

Come utilizzare la betulla

Al mattino, prima di colazione, assumi la linfa di betulla, sotto forma di sciroppo diluito in succo di limone (un misurino da 30 ml) o di succo di linfa fresca (1-2 bicchieri) o di macerato glicerico (30-50 gocce in un bicchiere d’acqua): aiuta a mantenere disinfiammate le vie urinarie e a evitare che si formino ristagni che possono portare alla comparsa dei calcoli.




lunedì 3 febbraio 2014

La Boswellia Serrata

La Boswellia Serrata - albero diffuso prevalentemente nella regione Magrebina, nel Sud-Est Asiatico e nel territorio indiano - è stata e continua ad essere un elemento fondamentale della tradizione medicinale Ayurvedica, per le sue proprietà antiartritiche, astringenti, espettoranti ed antisettiche.
Nonostante i primi studi documentati in letteratura risalgano ai primi anni '70, lo studio della Boswellia Serrata e delle sue potenzialità terapeutiche per la medicina convenzionale si è intensificato a partire dagli anni '90, attraverso l'identificazione e la caratterizzazione dei principi attivi responsabili delle sue varie azioni biologiche osservate in anni di sperimentazione animale.

L'olio essenziale, estratto dalla resina trasudata dalla corteccia di questo albero, risulta ricco di numerosi principi attivi, prevalentemente costituiti da acidi triterpenici pentaciclici, tra cui spicca l'acido Beta Boswellico, su cui oggi si focalizza la maggior parte degli studi.
Dal punto di vista molecolare, infatti, l'uso di questi principi attivi, prevalentemente in modelli sperimentali, si è rivelato utile nel:

  • Ridurre l'infiltrato infiammatorio leucocitario in modelli di patologie infiammatorie sistemiche;
  • Ridurre la sintesi di anticorpi ed in particolare di autoanticorpi, generalmente coinvolti nella genesi delle patologie autoimmuni;
  • Inibire l'attivazione del complemento, responsabile del danno flogistico presente in concomitanza a patologie auto infiammatorie ed autoimmunitarie;
  • Ridurre il dolore ed esercitare un modesto effetto sedativo.

Le suddette azioni sembrano associate alla capacità dell'acido Beta Boswellico di inibire selettivamente l'enzima 5-lipossigenasi, coinvolto nella sintesi di mediatori infiammatori come il Leucotriene B4 responsabile di broncocostrizione, aggregazione piastrinica, chemiotassi e vasodilatazione.

Uso clinico della Boswellia Serrata

Nonostante la maggior parte dei dati presenti in letteratura si riferisca per lo più a risultati ottenuti su modelli sperimentali di malattia, dai restanti trial clinici è possibile descrivere per la Boswellia Serrata:

Attività antiartritica: osservata su trial clinici a doppio cieco nei quali l'uso giornaliero di Boswellia si è rivelato utile nel ridurre il dolore articolare e lo score di disabilità in pazienti affetti da osteoartrite. Il tutto ha determinato una riduzione dell'uso di antinfiammatori non steroidei, con un controllo più efficiente dei potenziali effetti collaterali legati a questo tipo di terapia.

Attività antiasmatica: descritta in differenti studi condotti su pazienti affetti da asma, nei quali la terapia con Boswellia ha determinato una riduzione della severità della malattia con un miglioramento delle capacità spirometriche.

Attività antinfiammatoria intestinale: osservata in differenti studi condotti su pazienti affetti da patologie infiammatorie gastro-intestinali, come la retto colite ulcerosa, il morbo di Crohn e l'ileite, nei quali l'uso giornaliero di Boswellia ha garantito una riduzione delle dosi di mesalazina, antinfiammatorio generalmente utilizzato in tali condizioni, con un deciso miglioramento della sintomatologia lamentata.

Tutte le altre applicazioni cliniche pubblicizzate per la Boswellia, purtroppo non sono ancora supportate da dati di letteratura attendibili.

Dosaggi ed effetti collaterali

Ancora insufficienti sono i dati presenti in letteratura relativi allo studio delle proprietà farmacocinetiche e tossicologiche della Boswellia Serrata, con dosaggi utilizzati molto differenti tra i vari studi, soprattutto in base alla titolazione del principio attivo presente nell'estratto.
Generalmente, considerando prodotti titolati al 30-60% in acido beta Boswellico, l'assunzione di 300- 1000 mg al giorno di estratto secco di Boswellia Serrata dovrebbe risultare già sufficiente a garantire un primo effetto terapeutico.
L'uso di questo integratore potrebbe determinare la comparsa di reazioni gastroenteriche e da ipersensibilità nei pazienti atopici.
Viste alcune potenziali interazioni farmacologiche, descritte ad esempio con anticoagulanti orali, sarebbe opportuno consultare il proprio medico prima di assumere integratori di Boswellia.