martedì 31 marzo 2015

SIBO: approfondimento con diapositive

Per una prima spiegazione su cos'è la SIBO leggere questo capitolo:
http://cristallicolorati.blogspot.ch/2014/12/sibo-sindrome-da-eccessiva.html


Qui di seguito presento una serie di diapositive che spiegano bene i meccanismi dietro alla SIBO.

SIBO - IBS-D (intestino irritabile con diarrea)


  • Presenza di coliformi fecali nell'intestino tenue (batteri che provengono dal colon) in quantità elevata nei pazienti con IBS (giallo), rispetto ai controlli sani (blu).



  • Grafico con la composizione microbica di un intestino tenue sano.

  • Grafico con la composizione microbica di un intestino tenue con SIBO.


SIBO - IBS-C (intestino irritabile con costipazione)


  • Elevata produzione di gas metano nell'espirato. 



  • Il metano rallenta la motilità dell'intestino tenue. 

  • Trattamento con antibiotici classici. 


  • Possibile sviluppo di IBS in soggetti predisposti. 


  • SIBO / IBS spiegazione generale. 



venerdì 27 marzo 2015

Gli additivi alimentari (emulsionanti) da evitare!

Un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Nature (vedi estratto in inglese sotto), dimostra che alcuni emulsionanti possono contribuire in maniera significativa a contrarre obesità, diabete di tipo 2 e infiammazioni intestinali poiché interferiscono sull’equilibrio microbico del tratto gastro-intestinale.

Gli emulsionanti giudicati “pericolosi” sono i seguenti:


carbometilcellulosa (CMC)
E 461-462-463-464-465-466

carragenina 
E 407

pectina
E 440

gomma di xantano
presente in molti prodotti per celiaci) (E 415)

amidi modificati
E1404 - E1410 - E1412 - E1413 - E1414 - E1420 - E1422 - E1440 - E1450 - E1451 - E1452


maltodestrine
aumentano la permeabilità intestinale e rischio m. Crohn

polisorbato-80
E 433


A destare preoccupazione sembrerebbe essere il ruolo importante di questi emulsionanti in elenco, nella sindrome metabolica, che comporta l’innalzamento di tutti i fattori di rischio cardiovascolare (obesità, ipertensione arteriosa e ipercolesterolemia) dovuta ad un’alterazione dell’equilibrio microbico intestinale che queste sostanze riescono ad apportare.

Estratto:
Dietary emulsifiers impact the mouse gut microbiota promoting colitis and metabolic syndrome. The intestinal tract is inhabited by a large and diverse community of microbes collectively referred to as the gut microbiota. While the gut microbiota provides important benefits to its host, especially in metabolism and immune development, disturbance of the microbiota-host relationship is associated with numerous chronic inflammatory diseases, including inflammatory bowel disease and the group of obesity-associated diseases collectively referred to as metabolic syndrome.
A primary means by which the intestine is protected from its microbiota is via multi-layered mucus structures that cover the intestinal surface, thereby allowing the vast majority of gut bacteria to be kept at a safe distance from epithelial cells that line the intestine.

Thus, agents that disrupt mucus-bacterial interactions might have the potential to promote diseases associated with gut inflammation.

Consequently, it has been hypothesized that emulsifiers, detergent-like molecules that are a ubiquitous component of processed foods and that can increase bacterial translocation across epithelia in vitro, might be promoting the increase in inflammatory bowel disease observed since the mid-twentieth century.

Here we report that, in mice, relatively low concentrations of two commonly used emulsifiers, namely carboxymethylcellulose and polysorbate-80, induced low-grade inflammation and obesity / metabolic syndrome in wild-type hosts and promoted robust colitis in mice predisposed to this disorder.

Emulsifier-induced metabolic syndrome was associated with microbiota encroachment, altered species composition and increased pro-inflammatory potential.
Use of germ-free mice and faecal transplants indicated that such changes in microbiota were necessary and sufficient for both low-grade inflammation and metabolic syndrome.
These results support the emerging concept that perturbed host-microbiota interactions resulting in low-grade inflammation can promote adiposity and its associated metabolic effects.
Moreover, they suggest that the broad use of emulsifying agents might be contributing to an increased societal incidence of obesity / metabolic syndrome and other chronic inflammatory diseases.

Altro articolo completo da leggere, sull'interazione tra Crohn e Maltodestrine.

http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0052132







Tabella additivi alimentari

Classificazione in base al numero

100-199
Coloranti
100-109 – gialli
110-119 – arancione
120-129 – rossi
130-139 – blu e violetti
140-149 – verdi
150-159 – marroni e neri
160-199 – altri
200-299
Conservanti
200-209 – sorbati
210-219 – benzoati
220-229 – solfuri
230-239 – fenoli e formiati
240-259 – nitriti e nitrati
260-269 – acetati
270-279 – lattati
280-289 – propionati
290-299 – altri
300-399
Antiossidanti e regolatori di acidità
300-309 – ascorbati (vitamina C)
310-319 – gallati e eritorbati
320-329 – lattati
330-339 – citrati e tartrati
340-349 – fosfati
350-359 – malati e adipati
360-369 – succinati e fumarati
370-399 – altri
400-499
Addensanti, stabilizzanti e emulsionanti
400-409 – alginati
410-419 – gomma naturale
420-429 – altri agenti naturali
430-439 – derivati del poliossietilene
440-449 – emulsionanti naturali
450-459 – fosfati
460-469 – derivati della cellulosa
470-489 – derivati degli acidi grassi
490-499 – altri
500-599
Regolatori di acidità e antiagglomeranti
500-509 – acidi e basi inorganiche
510-519 – cloruri e solfati
520-529 – solfati e idrossidi
530-549 – sali dei metalli alcalini
550-559 – silicati
570-579 – stearati e gluconati
580-599 – altri
600-699
Esaltatori di sapidità
620-629 – glutammati
630-639 – inosinati
640-649 – altri
900-999
Vari
900-909 – cere
910-919 – glasse
920-929 – agenti ausiliari
930-949 – gas per confezionamento
950-969 – dolcificanti
990-999 – schiumogeni
1100-1599
Altri prodotti
Sostanze che non rientrano nelle classificazioni sopra indicate

Tratto da:





Malassorbimento del fruttosio

Non è chiaro quante siano le persone che sono interessate da un malassorbimento del fruttosio. Si sa tuttavia che questo disturbo provoca una serie di sgradevoli sintomi dovuti al fatto che l'organismo riesce solo in parte ad assorbire il fruttosio nell'intestino. Il malassorbimento del fruttosio può essere diagnosticato eseguendo un test respiratorio H2.

Il fruttosio non entra in circolazione nel sangue

Ove sussista un malassorbimento del fruttosio l'intestino non è in grado di veicolare correttamente lo zucchero di frutta (fruttosio). Quest'ultimo non entra dunque in circolazione nel sangue e rimane nell'intestino.

Ciò può provocare disturbi quali flatulenza, diarrea, senso di pesantezza e nausea.

Il fruttosio è uno zucchero semplice naturalmente presente soprattutto in frutta e succhi di frutta, in alcuni tipi di verdura e nel miele, ma anche usato come edulcorante in alcuni alimenti di produzione industriale.

L'assorbimento del fruttosio viene ulteriormente ridotto dai polialcoli.

Tra questi figurano:

Sorbitolo  (E 420)
Mannitolo (E 421)
Xilitolo (E 967)
Maltitolo (E 965)
Lattitolo (E9 66)
Isomalt (E 953)


Terapia

La terapia si basa su una riduzione dell'assunzione di fruttosio. Andrebbero inoltre evitati anche i polialcoli. Alla diagnosi segue una fase di privazione di circa due settimane, durante la quale l'assunzione di fruttosio e polialcoli andrà ridotta il più possibile. Successivamente si potrà testare la tolleranza individuale. Rinunciare definitivamente al fruttosio non è necessario né opportuno, visto che significa dover far fronte a forti limitazioni sul piano alimentare e non poter dunque coprire adeguatamente il fabbisogno di sostanze nutritive del nostro organismo.

Maggiore tollerabilità grazie alla giusta combinazione dei cibi

Nel saccarosio il fruttosio si lega al destrosio formando un disaccaride. Il destrosio, tuttavia, favorisce l'assorbimento, da parte del sangue, del fruttosio presente nell'intestino. Ciò fa sì che, se assunto in piccole quantità, il saccarosio sia generalmente ben tollerato. Se assunto insieme ad alimenti ricchi di grassi o proteine, inoltre, il fruttosio viene assorbito meglio. Per questa ragione, ad es., la frutta consumata insieme a dello yogurt viene tollerata meglio che non da sola.

Cosa potete mangiare?

Alimenti adatti  
Alimenti non adatti
Patate, pasta, riso
Frutti vari, eccetto quelli ben tollerati
Prodotti a base di cereali (pane,
panini, pane croccante, fiocchi di cereali)
Frutta secca
Latticini senza aggiunta di
frutta o fruttosio
Succhi di frutta
Diverse varietà di verdura:
piselli, spinaci, asparagi,
cavolfiori, broccoli, coste, cetrioli,
zucche, sedano, zucchine,
pomodori freschi, barbabietole,
pastinache, cavoli rapa,
peperoni rossi e gialli, olive
Vari prodotti ricavati dalla frutta,
ad es. confettura, composta o purea
Frutti quali la banana (piccole quantità),
i litchi, l'avocado o il rabarbaro
Verdura: carciofi, funghi crudi, finocchi, cicoria indivia, cavolo rosso,
cavolo bianco, porri, crauti,
peperoni verdi, fave
Noci, semi, cocco
Miele, succo concentrato di pera e di mela
Carne, pollame, pesce
e uova in qualsiasi forma
Vino, spumante
Acqua, caffè e
tè (nero, verde, alle erbe)




giovedì 26 marzo 2015

Celiachia e alleli predisponenti – approfondimento

TIPIZZAZIONE HLA PER CELIACHIA

La celiachia è una patologia dell'intestino indotta dal glutine, sostanza proteica presente in buona parte dei cereali quali: frumento, orzo, segale, farro, kamut, avena, spelta e triticale. Si tratta di una malattia autoimmune, nella quale il sistema immunitario, attivato in misura anomala dal glutine, danneggia le mucose dell'intestino stesso. Negli individui affetti, la gliadina, componente proteica del glutine, dopo esser stata processata dall’enzima tissutale transglutaminasi e fagocitata dalle cellule presentanti l’antigene APC, viene esposta dalle molecole DQ2 e DQ8 del sistema HLA II, per essere riconosciuta come antigene “non self” dai linfociti T, cioè come antigene estraneo da attaccare e distruggere. A questo punto si innesca una risposta anticorpale e cellulo-mediata nei confronti dei villi della mucosa intestinale che diviene nel tempo completamente piatta causando malassorbimento. L’intolleranza cronica al glutine è considerata tipica dell’età pediatrica ma può comparire in un periodo qualsiasi della vita, per esempio dopo un evento stressante come una gravidanza, un intervento chirurgico o un’infezione intestinale.

Predisposizione genetica: La celiachia è una patologia a forte predisposizione genetica: nei gemelli omozigoti la concordanza per la malattia è poco inferiore al 100%, mentre il 5-10% dei familiari di primo grado ne è affetto. E’ presente un’associazione della malattia con i geni del complesso HLA, codificanti gli eterodimeri DQ2 e DQ8: in particolare nel sistema HLA classe II dei celiaci è presente l’aplotipo DQ2 nel 90% dei casi mentre i celiaci non DQ2 sono per la maggior parte DQ8.
Chi possiede tali geni ha una elevata probabilità di andare incontro alla malattia. La prevalenza del morbo celiaco è leggermente più elevata nel sesso femminile, con un rapporto maschi/femmine di 1 a 2. 
Altri fattori di rischio: diabete mellito di tipo 1, sindrome di Down, deficit di IgA, familiari di primo grado celiaci.

La tipizzazione HLA nella celiachia è un test genetico di suscettibilità che valuta la maggiore o minore predisposizione di un individuo a sviluppare la malattia; ha un valore diagnostico limitato, in quanto le molecole HLA a rischio non sono da sole sufficienti a determinare la malattia che compare soltanto in seguito all'esposizione a fattori ambientali scatenanti e in presenza di altri fattori genetici. L’analisi dei geni HLA di suscettibilità ha soprattutto valore predittivo negativo, in quanto l’assenza di alleli a rischio rende altamente improbabile lo sviluppo della malattia.

Associazione HLA-DQ

La presenza di DQ2 (eterodimero completo o solo allele DQB1*02) e/o di DQ8 determina un aumento del rischio di celiachia, a seconda delle diverse combinazioni, fino a circa 14 volte quello della popolazione generale, mentre l'assenza degli stessi rende del tutto improbabile lo sviluppo della malattia.

DQ2 e DQ8 sono glicoproteine presenti sulla superficie di alcune cellule del sistema immunitario, formate da due catene diverse, alfa e beta, e perciò dette eterodimeri.
Le catene alfa e beta sono codificate dai geni DQA1 e DQB1 rispettivamente.

Gli alleli DQA1*05 e DQB1*02 codificano per l'eterodimero DQ2 a rischio maggiore di celiachia e gli alleli DQA1*03 e DQB1*03:02 per l'eterodimero DQ8 a rischio minore di celiachia.

Dei celiaci, approssimativamente:
80% è DQ2 (DQA1*05 e DQB1*02)
10% è DQ8
5% è DQB1*02 positivo ma DQA1*05 negativo, portando soltanto la metà beta della molecola DQ2 a rischio.

Il 25-30% dei DQ2 positivi è DQB1*02 omozigote. Rari casi non hanno alcuna delle precedenti combinazioni, dando un importante significato predittivo negativo al test.  

Per la determinazione del DQ2 è quindi necessario analizzare sia DQA1*05 che DQB1*02 perchè la presenza di entrambi gli alleli porta a un rischio molto più alto della presenza del solo allele DQB1*02.

La determinazione del DQ8 prevede la ricerca degli alleli DQA1*03 e DQB1*03:02. E' da notare che se è vero che praticamente tutti i DQB1*03:02 sono anche DQA1*03, non vale il reciproco.




Tratto da PubMed

HLA-DQB1*0201 homozygosis predisposes to severe intestinal damage in celiac disease.

Abstract

OBJECTIVE:
Celiac disease (CD) is a T-lymphocyte-mediated small intestinal enteropathy triggered and maintained by dietary gluten, with a strong genetic component mapping to the HLA genes encoding for the class II DQ(alpha1*0501, beta1*02) molecule. Damage of the small intestine may cause a variety of clinical signs ranging from isolated long-standing iron-deficiency anemia refractory to iron supplementation to forms of severe malnutrition that may become life threatening. However, patients carrying the typical intestinal lesions of CD and presenting no symptoms at all (silent CD) are also a common clinical observation. Since it is commonly assumed that clinical signs and symptoms tend to correlate with the severity of the intestinal damage, the purpose of this study was to investigate whether particular HLA class II genotypes might also influence the extent of intestinal damage and consequently the clinical presentation of the disease.

MATERIAL AND METHODS:
We retrospectively compared histological grading of celiac disease intestinal biopsies with HLA haplotype, age at onset of disease and clinical signs and symptoms.

RESULTS:
Our findings showed that homozygosis for the DQB1*0201 allele is associated with a higher severity of the histological score (p<0.008). Of note for the clinician, this work also suggests that the same type 3c of intestinal damage causes a different clinical syndrome, depending on the patient's age.

CONCLUSIONS:
The genetic predisposition at the HLA-DQB1 locus influences the severity of the mucosal damage in a dose-dependent manner, but not the clinical presentation, of celiac disease.








mercoledì 25 marzo 2015

Alterata permeabilità intestinale, zonulina e malattie autoimmuni

Il tratto gastrointestinale è composto da cellule che sono strettamente disposte e connesse da giunture ben serrate (Tight Junctions). 
Il tratto digestivo si infiamma come risultato di una cattiva digestione, sovraccrescita batterica nel piccolo intestino, allergie ed intolleranze alimentari e molti altri fattori. Questa infiammazione compromette le giunture, permettendo a particelle di cibo indigerito, tossine e batteri di entrare nel circolo sanguigno.
Una volta che queste particelle di cibo vengono assorbite, il sistema immunitario reagisce ed inizia ad attaccarle poiché le considera come sconosciute e quindi una minaccia. Questo crea un circolo vizioso che genera altra infiammazione e che a sua volta promuove ulteriore permeabilità intestinale. Questa condizione richiede solitamente anni per svilupparsi.

Come il tratto gastrointestinale si danneggia, le cellule perdono la capacità di digerire il cibo a causa di una carenza enzimatica e questo nel tempo può portare a malnutrizione, infiammazione, sovraccrescita di funghi e batteri, intolleranze alimentari ed un sistema immunitario iperattivo.

Ho parlato qui in maniera più approfondita della permeabilità intestinale:

La zonulina

La zonulina è una proteina che regola la permeabilità dell’intestino. Gli anticorpi contro la zonulina indicano che la normale regolazione delle giunture è compromessa.
La zonulina è una proteina che modula le giunzioni strette degli enterociti, le cellule che costituiscono la parete intestinale. Essa si lega a uno specifico recettore dell’epitelio della superficie intestinale e innesca una cascata di reazioni biochimiche che creano un disassemblamento delle cellule epiteliali con un conseguente aumento della permeabilità intestinale.
Ciò fa sì che alcune sostanze passino attraverso l’epitelio stesso scatenando nel tessuto linfoide sottostante una serie di reazioni immunitarie.

La zonulina è misurabile nel siero del soggetto attraverso un semplice prelievo di sangue.
Le persone con alti livelli di zonulina, quindi con aumentata permeabilità dell’intestino, presentano spesso disturbi intestinali riconducibili alle tipiche reazioni immunitarie come ad esempio intolleranze e allergie alimentari.


Sappiamo che i due principali fattori scatenanti della zonulina sono il glutine ed i batteri nel piccolo intestino.
Studi hanno mostrato che la zonulina viene prodotta quando c’è sovraccrescita batterica nel piccolo intestino, specificatamente nel digiuno e nell’ileo distale, ma non nel colon.

Questo meccanismo di apertura cellulare delle giunzioni strette può anche rappresentare una difesa contro la sovraccrescita di batteri nel piccolo intestino.
A parte l’esposizione ai batteri, anche la gliadina (la principale proteina del grano) danneggia le giunzioni strette favorendo il rilascio di zonulina. Questo succede a tutte le persone che assumono glutine.

Patogenesi delle malattie autoimmuni

Ci devono essere tre componenti interconnessi tra loro per scatenare una malattia autoimmune e sono i seguenti:
  1.             suscettibilità genetica, cioè la presenza di particolari alleli che predispongono allo sviluppo della malattia;
  2.             esposizione all’antigene in grado di scatenare la malattia (triggers ambientali);
  3.             l’antigene deve passare attraverso la mucosa alterata dell’intestino ed arrivare nel flusso sanguigno.

Nella maggioranza dei casi l’alterata permeabilità intestinale precede, anche di anni, lo sviluppo dei sintomi della malattia autoimmune!

La stimolazione continua degli antigeni che passano attraverso la mucosa alterata permette il mantenimento dei sintomi della malattia.
La risposta autoimmune può essere fermata se si blocca l’esposizione dell’antigene nel sangue. 
Questo può essere possibile eliminando ad esempio il glutine dalla dieta oppure eliminando la sovraccrescita dei batteri nel piccolo intestino. Ripristinare la normale funzione della mucosa intestinale è la chiave per combattere e guarire tutte le malattie autoimmuni associate alla permeabilità intestinale.

Malattie associate ad un’aumentata circolazione di zonulina

Malattie autoimmuni: spondilite anchilosante, malattia celiaca, Morbo di Crohn, artrite reumatoide, diabete di tipo 1.
Cancro: cancro del cervello, cancro al seno, cancro ai polmoni, cancro alle ovarie, cancro del pancreas.
Malattie del sistema nervoso: sclerosi multipla, schizofrenia.

La celiachia e la sensibilità al glutine

La celiachia è una malattia che si sviluppa in seguito alla predisposizione genetica e all’esposizione alla gliadina. I geni interessati per lo sviluppo della malattia celiaca vera e propria sono gli alleli HLA-DQ (2 e 8).

Ho parlato della celiachia qui:

Studi recenti hanno rilevato che la celiachia è scatenata dal 40% dalla presenza degli allievi HLA ma che il 60% è scatenato da un complesso di geni mosaico, non HLA e non ben definiti.

Un polimorfismo del gene MYO9B è associato ad un’aumentata sensibilità al glutine.

La sensibilità al glutine non celiaca è una realtà e colpisce molte più persone di quello che si pensi, e i sintomi sono sia intestinali (meteorismo, diarrea, stipsi, dolori addominali)  che extraintestinali (anemia, mal di testa, eczemi e rash cutanei, affaticamento mentale dopo aver mangiato cibi contenenti glutine).
Per ora non esistono test in grado di diagnosticarla, anche se un test anti gliadina IGA positivo indica quasi sicuramente questo tipo di sensibilità.

Il diabete tipo 1

Anche nel diabete tipo 1 esistono degli alleli HLA che predispongono alla malattia. E allo stesso modo un polimorfismo del gene MYO9B è associato anche alla suscettibilità per diabete.


Nella figura sopra: la dieta con gliadina (diabetogenica) favorisce lo sviluppo di batteroidi nell’intestino, i quali rilasciano zonulina, la quale causa permeabilità intestinale e risposta autoimmune con sviluppo del diabete.

La conclusione è che il glutine è un importante componente nello sviluppo di permeabilità intestinale e conseguente sviluppo di malattie autoimmuni.

Una nuova cura per il futuro

Una nuova molecola in grado di fermare la produzione di zonulina è stata recentemente testata, si chiama Larazotide acetato.

In futuro potrà essere possibile curare le malattie autoimmuni tramite questa molecola, diversi studi sono già stati completati con successo, specialmente nei  pazienti celiaci e con diabete di tipo 1. 
Questa molecola "chiude" le giunture strette impedendo così agli antigeni e ai batteri di entrare nel flusso sanguigno e generare sintomi.