venerdì 2 gennaio 2015

Le malattie infiammatorie

(tratto dal libro Psiconeuroendocrinoimmunologia)

L’infiammazione come mezzo di difesa e come fonte di guai per l’organismo

I fenomeni infiammatori, in realtà, non sono eventi eccezionali. Anzi, l’infiammazione rappresenta il principale mezzo di difesa che l’organismo ha contro le infezioni e le trasformazioni tumorali delle nostre cellule.
Essi fanno parte della normalità fisiologica del nostro organismo. D’altra parte però l’infiammazione è dotata di un eccezionale potere distruttivo dei tessuti del nostro organismo, sia di quelli della prima linea di difesa (le mucose) sia degli organi interni (fegato innanzitutto).
Ai fini della valutazione e della prevenzione dei danni prodotti all’organismo dall’infiammazione infatti quello che conta non è tanto o che cosa abbia prodotto l’infiammazione, quanto il tipo di risposta dell’organismo.
Lo stimolo all’infiammazione può essere infatti di varia natura, proveniente dall’ambiente esterno o da quello interno.

I meccanismi infiammatori

Stimoli infiammatori sia esterni, sia interni, per produrre effetti pertinenti devono raggiungere i vasi sanguigni. E’ la parete interna dei vasi, l’endotelio vasale, che costituisce la sede dell’attivazione infiammatoria.
Se lo stimolo persiste o se è di entità adeguata, si realizzeranno profondi cambiamenti all’interno del sangue, con la contemporanea attivazione di 3 sistemi (della coagulazione, delle chinine e del complemento) e la liberazione di sostanze che richiameranno altre cellule immunitarie nel luogo dell’infiammazione, che saranno anche di tipo linfocitario.
Quando l’endotelio vasale è attivato, i fosfolipidi della membrana cellulare, a partire dall’acido arachidonico, acido grasso polinsaturo della serie omega 6, generano una miriade di sostanze infiammatorie, collettivamente denominate eocosanoidi.

Diversi studi dimostrano che una sovrapproduzione di derivati dell’acido arachidonico è implicata in numerosi disordini infiammatori: dall’artrite reumatoide alle malattie infiammatorie intestinali e cardiovascolari, fino a quelle neurodegenerative.

E’ utile sottolineare che la prima “fiammata infiammatoria” viene sostenuta da sostanze già formate e largamente disponibili, poiché sono presenti nelle piastrine e nelle cellule immunitarie stabilmente presenti nel sistema vascolare, come le mastoidi. Queste sostanze sono: istamina, serotonina, bradichinina, fattore attivante le piastrine (PAF).

L’infiammazione come fenomeno sistemico

La febbre accompagna da sempre l’umanità. In sintesi i dati certi sono che il rialzo della temperatura è prodotto dal cervello e segnatamente dall’ipotalamo anteriore, il quale risponde a segnali che arrivano dalla circolazione sanguigna, sotto forma di interleuchine.
Il rialzo della temperatura serve a migliorare l’attività delle cellule immunitarie.
In particolare, l’aumento della temperatura è un segnale essenziale di attivazione dei macrofagi, ma soprattutto dei linfociti Th.
Dal cervello, al fegato, all’osso, al surrene, ai vasi sanguigni fino ai muscoli e al tessuto adiposo: è praticamente l’insieme dell’organismo a essere coinvolto.

Il fegato è l’organo dell’infiammazione e della sua regolazione

In realtà, il fegato, oltre a svolgere un ruolo essenziale nel metabolismo dei nutrienti, nella sintesi di alcune vitamine come la D e la K, e altro ancora, svolge alcune fondamentali funzioni legate al sangue e alla regolazione dell’infiammazione.
Le proteine sintetizzate dal fegato sono: quasi tutte le proteine della coagulazione; i fattori del complemento C3 e C4, i fattori anti infiammatori e di regolazione (APP). Le proteine della fase acuta sono la proteina C reattiva (PCR). Durante un’infezione acuta i valori della PCR risultano elevati. In realtà, queste proteine vengono rilasciate in quantità superiori al normale non solo in presenza di un’infezione, ma anche di un’infiammazione cronica, oppure di eventi stressanti (di tipo fisico ed emozionale) e di malattie, come depressione e tumori.

I difetti nel controllo dell’infiammazione

Il controllo dell’infiammazione è la risultante dell’attivazione di meccanismi di regolazione locale e generale, ma perché essa venga spenta davvero, l’organismo deve mettere in modo circuiti immunoneuroendocrini di segno generale: produzione di peptidi e attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene con produzione finale di cortisolo.

Alterazioni della comunicazione tra sistema immunitario e cervello potrebbero produrre malattie infiammatorie o psichiatriche o sindromi miste, aventi cioè componenti sia comportamentali sia infiammatorie. Queste ipotesi sono state confermate parlando del rilascio di citochine infiammatorie in corso di stress.

Lo stress esacerba la malattia

L’attivazione del sistema dello stress si accompagna alla produzione di citochine infiammatorie.



Lo stress, tramite la noradrenalina, attiva un enzima, una chinasi, che attacca un complesso inerte presente nel citoplasma della cellula immunitaria, lo libera dal fattore inibitorio e mette in azione NFKB. Il fattore entra nel nucleo del monocita e attiva una sessantina di geni, i quali, a loro volta, comanderanno la produzione di proteine infiammatorie, soprattutto citochine (IL-1 e TNF-alfa) e molecole di adesione (VCAM e ICAM), essenziali per lo sviluppo della risposta infiammatoria.

La maggiore vulnerabilità femminile nella regolazione dell’asse dello stress

La donna ha un sistema ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA) più dinamico, ma con più difficoltà di regolazione. D’altra parte, una perfetta regolazione di questo asse è la sua unica protezione verso l’autoimmunità, mentre nell’uomo, che ha un HPA meno dinamico e più controllato, la protezione viene anche dall’asse gonadico. Per il controllo dell’autoimmunità, si potrebbe affermare che la femmina dipende dalle surrenali e il maschio dai testicoli.




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