(tratto dal libro Psiconeuroendocrinoimmunologia)
L’infiammazione come
mezzo di difesa e come fonte di guai per l’organismo
I
fenomeni infiammatori, in realtà, non sono eventi eccezionali. Anzi, l’infiammazione
rappresenta il principale mezzo di difesa che l’organismo ha contro le
infezioni e le trasformazioni tumorali delle nostre cellule.
Essi
fanno parte della normalità fisiologica del nostro organismo. D’altra parte
però l’infiammazione è dotata di un eccezionale potere distruttivo dei tessuti
del nostro organismo, sia di quelli della prima linea di difesa (le mucose) sia
degli organi interni (fegato innanzitutto).
Ai
fini della valutazione e della prevenzione dei danni prodotti all’organismo
dall’infiammazione infatti quello che conta non è tanto o che cosa abbia
prodotto l’infiammazione, quanto il tipo di risposta dell’organismo.
Lo
stimolo all’infiammazione può essere infatti di varia natura, proveniente dall’ambiente
esterno o da quello interno.
I meccanismi
infiammatori
Stimoli
infiammatori sia esterni, sia interni, per produrre effetti pertinenti devono
raggiungere i vasi sanguigni. E’ la parete interna dei vasi, l’endotelio
vasale, che costituisce la sede dell’attivazione infiammatoria.
Se
lo stimolo persiste o se è di entità adeguata, si realizzeranno profondi
cambiamenti all’interno del sangue, con la contemporanea attivazione di 3
sistemi (della coagulazione, delle chinine e del complemento) e la liberazione
di sostanze che richiameranno altre cellule immunitarie nel luogo dell’infiammazione,
che saranno anche di tipo linfocitario.
Quando
l’endotelio vasale è attivato, i fosfolipidi della membrana cellulare, a
partire dall’acido arachidonico, acido grasso polinsaturo della serie omega 6,
generano una miriade di sostanze infiammatorie, collettivamente denominate
eocosanoidi.
Diversi
studi dimostrano che una sovrapproduzione di derivati dell’acido arachidonico è
implicata in numerosi disordini infiammatori: dall’artrite reumatoide alle
malattie infiammatorie intestinali e cardiovascolari, fino a quelle
neurodegenerative.
E’
utile sottolineare che la prima “fiammata infiammatoria” viene sostenuta da
sostanze già formate e largamente disponibili, poiché sono presenti nelle
piastrine e nelle cellule immunitarie stabilmente presenti nel sistema
vascolare, come le mastoidi. Queste sostanze sono: istamina, serotonina, bradichinina,
fattore attivante le piastrine (PAF).
L’infiammazione
come fenomeno sistemico
La
febbre accompagna da sempre l’umanità. In sintesi i dati certi sono che il
rialzo della temperatura è prodotto dal cervello e segnatamente dall’ipotalamo
anteriore, il quale risponde a segnali che arrivano dalla circolazione
sanguigna, sotto forma di interleuchine.
Il
rialzo della temperatura serve a migliorare l’attività delle cellule
immunitarie.
In
particolare, l’aumento della temperatura è un segnale essenziale di attivazione
dei macrofagi, ma soprattutto dei linfociti Th.
Dal
cervello, al fegato, all’osso, al surrene, ai vasi sanguigni fino ai muscoli e
al tessuto adiposo: è praticamente l’insieme dell’organismo a essere coinvolto.
Il fegato è l’organo
dell’infiammazione e della sua regolazione
In
realtà, il fegato, oltre a svolgere un ruolo essenziale nel metabolismo dei
nutrienti, nella sintesi di alcune vitamine come la D e la K, e altro ancora,
svolge alcune fondamentali funzioni legate al sangue e alla regolazione dell’infiammazione.
Le
proteine sintetizzate dal fegato sono: quasi tutte le proteine della
coagulazione; i fattori del complemento C3 e C4, i fattori anti infiammatori e
di regolazione (APP). Le proteine della fase acuta sono la proteina C reattiva
(PCR). Durante un’infezione acuta i valori della PCR risultano elevati. In
realtà, queste proteine vengono rilasciate in quantità superiori al normale non
solo in presenza di un’infezione, ma anche di un’infiammazione cronica, oppure
di eventi stressanti (di tipo fisico ed emozionale) e di malattie, come
depressione e tumori.
I difetti nel
controllo dell’infiammazione
Il
controllo dell’infiammazione è la risultante dell’attivazione di meccanismi di
regolazione locale e generale, ma perché essa venga spenta davvero, l’organismo
deve mettere in modo circuiti immunoneuroendocrini di segno generale:
produzione di peptidi e attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene con
produzione finale di cortisolo.
Alterazioni
della comunicazione tra sistema immunitario e cervello potrebbero produrre
malattie infiammatorie o psichiatriche o sindromi miste, aventi cioè componenti
sia comportamentali sia infiammatorie. Queste ipotesi sono state confermate
parlando del rilascio di citochine infiammatorie in corso di stress.
Lo stress esacerba la
malattia
L’attivazione
del sistema dello stress si accompagna alla produzione di citochine
infiammatorie.
Lo
stress, tramite la noradrenalina, attiva un enzima, una chinasi, che attacca un
complesso inerte presente nel citoplasma della cellula immunitaria, lo libera
dal fattore inibitorio e mette in azione NFKB. Il fattore entra nel nucleo del
monocita e attiva una sessantina di geni, i quali, a loro volta, comanderanno
la produzione di proteine infiammatorie, soprattutto citochine (IL-1 e
TNF-alfa) e molecole di adesione (VCAM e ICAM), essenziali per lo sviluppo
della risposta infiammatoria.
La maggiore
vulnerabilità femminile nella regolazione dell’asse dello stress
La
donna ha un sistema ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA) più dinamico, ma con più
difficoltà di regolazione. D’altra parte, una perfetta regolazione di questo
asse è la sua unica protezione verso l’autoimmunità, mentre nell’uomo, che ha
un HPA meno dinamico e più controllato, la protezione viene anche dall’asse
gonadico. Per il controllo dell’autoimmunità, si potrebbe affermare che la
femmina dipende dalle surrenali e il maschio dai testicoli.
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