lunedì 5 gennaio 2015

L'asse dello stress nel cervello

Studi sono in corso per determinare con esattezza il ruolo di stimolo e di depressione che questo o quel peptide neuroendocrino produce sulle cellule immunitarie. Resta il fatto che gli scienziati concordano su un punto: il cervello monitorizza l'attività del sistema immunitario e ciò è dimostrabile dalla misurazione delle modificazioni dell'attività dei neurotrasmettitori cerebrali. 

Ma a che cosa servono i neurormoni prodotti dalle cellule immunitarie?

Servono a modulare la risposta immunitaria: la produzione di peptidi ormonali, al pari della produzione di citochine, fa parte del linguaggio del sistema, della comunicazione tra le varie cellule che compongono il sistema immunitario.
Per esempio, il TSH, quando viene prodotto dall'ipofisi ha il potere di indurre la tiroide a produrre i proprio ormoni (T4 e T3), mentre quando viene prodotto dai linfociti serve ad aumentare la produzione di anticorpi da parte dei linfociti B. Così, l'ACTH ipofisario stimola la produzione di cortisolo da parte delle surrenali, mentre l'ACTH linfocitario serve a bloccare la produzione di anticorpi. 

Per J.E. Blalock (vedi figura sotto) il ruolo dei neurormoni linfocitari non si ferma qui. Da teorico della comunicazione bidirezionale tra sistema immunitario e sistema neuroendocrino, Blalock propone per i neurormoni linfocitari un ruolo centrale nella comunicazione tra i grandi sistemi. Sono le parole con cui si realizza la grande connessione fisiologica che consente la vita a un organismo complesso. La ricerca ha stabilito che questi ormoni linfocitari hanno effetti endocrini, al pari dei loro fratelli prodotti dalle cellule delle ghiandole endocrine.











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