lunedì 26 gennaio 2015

Diabete di tipo 2 e la vitamina D

Il diabete di tipo 2 è dovuto sia all'insufficiente produzione di insulina dalle cellule beta del pancreas che all'insulinoresistenza, cioè alla scarsa sensibilità delle cellule all'azione dell'insulina. 
Nel fegato, l'insulina sopprime normalmente il rilascio di glucosio. Tuttavia, nella condizione di insulino-resistenza, il fegato rilascia impropriamente glucosio nel sangue.  La percentuale delle cellule beta non funzionanti differenzia la gravità della malattia.

Nello specifico inizialmente il fisico reagisce all'insulinoresistenza e tiene sotto controllo la glicemia aumentando la sintesi di insulina, dopo un certo tempo però questo meccanismo cede e anche la sintesi insulinica diminuisce, ponendo le basi all'insorgenza del diabete mellito.

Altri meccanismi, potenzialmente importanti, associati al diabete di tipo 2 ed alla insulino-resistenza sono:
- una maggiore ripartizione dei lipidi nelle cellule adipose,
- la mancanza di incretine 1)
- bassi livelli che aumentano la sensibilità all'insulina (es. testosterone, estrogeni, fattori di crescita insulino-simili etc.)
- elevati livelli di ormoni che inibiscono l'azione insulinica (es.glucocorticoidi 2), glucagone 3), mineralcorticoidi 4), adrenalina 5) etc.) l'aumento della ritenzione di acqua e sale dai reni e la regolamentazione inadeguata di metabolismo da parte del sistema nervoso centrale

Tuttavia, spesso l'insulinoresistenza per meccanismi di feedback, può anche portare riduzione della secrezione di insulina dalle cellule beta pancreatiche.
Molti sono i geni, gli alleli e le combinazioni alleliche che favoriscono l'insorgenza del diabete mellito, si possono citare ad esempio diversi appartenenti alla famiglia genica delle lipasi, diversi recettori dell'adrenalina, svariati alleli dei recettori dell'insulina etc.

I sintomi classici del diabete sono poliuria (minzione frequente), polidipsia (aumento della sete), iperfagia e perdita di peso. Altri disturbi comunemente associati a questa malattia sono astenia cronica, disfunzione erettile, ipogonadismo, infezioni alle vie urinarie,prurito, vista offuscata, neuropatia periferica, ricorrenti infezioni vaginali.
Molte persone non presentano sintomi evidenti durante i primi anni e l'eventuale diagnosi viene fatta con test di routine. Le persone con diabete mellito tipo 2 possono raramente presentarsi con coma iperosmolare-iperglicemico non chetosico (una presenza di glucosio nel sangue molto elevata, associata ad una diminuzione del livello di coscienza e ipotensione).


Condizioni diagnostiche del diabete  
Condizione
2HrPPG
2-Hours Post-Prandial Glucose
mmol/l (mg/dl)
Glicemia a digiuno
mmol/l (mg/dl)
 % HbA1c
Normale
<7.8 (<140)
<6.1 (<110)
<6.0
Alterata glicemia a digiuno
6.1 - 7.0 (110 - 126)
6.0-6.4
Alterata tolleranza al glucosio
7.8 - 11.1 (140 - 200)
Diabete mellito
≥11.1 (≥200)
≥7.0 (≥126)
≥6.5


1) Le incretine sono ormoni prodotti a livello gastrointestinale e sono principalmente:
GLP-1 (Glucagon-like peptide 1), prodotto dalle cellule L dell'ileo/colon;
GIP (Glucose-dependent insulinotropic peptide), prodotto dalle cellule K del duodeno.
Questi ormoni, secreti dopo i pasti, specialmente il GLP-1, hanno la funzione di controllare la glicemia in vari modi: aumentando la secrezione di insulina da parte delle cellule beta del pancreasdiminuendo la secrezione di glucagone (antagonista dell'insulina) da parte delle cellule alfa del pancreas; rallentando la motilità e dunque lo svuotamento gastrico (rendendo più "soft" la curva glicemica postprandiale) e diminuendo l'appetito.

2) I glucocorticoidi sono una classe di ormoni steroidei che, nell'uomo, sono prodotti in particolare nella zona fascicolata della corticale del surrene. La secrezione di glucocorticoidi è stimolata dall'ormone adrenocorticotropo (ACTH) adenoipofisario, la cui secrezione è a sua volta stimolata dall'ormone CRH ipotalamico. Il cortisolo è il principale ormone glucocorticoide e lo stress, sia fisico che emotivo è un importante stimolo per la secrezione di cortisolo. Per questo motivo a concentrazione elevate essi giocano un ruolo fondamentale nell'adattamento dell'organismo allo stress.

3) Il glucagone è un ormone peptidico secreto dal pancreas, esattamente dalle cellule α delle isole di Langerhans, che ha come bersaglio principale alcune cellule del fegato; esso permette il controllo dei livelli di glucosio nel sangue, affinché rimangano entro certi limiti: se il livello ematico di glucosio scende sotto una soglia di circa 80 - 100 mg/dl (= 0,8 - 1 g/l), le cellule α cominciano a secernere glucagone. 

4) I mineralcorticoidi sono corticosteroidi che concorrono alla regolazione dell'equilibrio idro-salino. Sono naturalmente prodotti nella zona glomerulare della corticale delle ghiandole surrenalioppure possono essere ottenuti mediante sintesi chimica, come nel caso del fludrocortisone (glucocorticoide di sintesi con azione antinfiammatoria e mineralcorticoide). Il principale mineralcorticoide è l'aldosterone, che viene secreto su stimolo mediato dal sistema renina-angiotensina-aldosterone.

5) L'adrenalina o epinefrina è un mediatore chimico tipico della classe dei vertebrati, un ormone e un neurotrasmettitore che appartiene a una classe di sostanze definite catecolammine, contenendo nella propria struttura sia un gruppo amminico che un orto-diidrossi-benzene, il cui nome chimico è catecolo. L'adrenalina è stata ritenuta per anni il neurotrasmettitore principale del sistema nervoso simpatico, nonostante fosse noto che gli effetti della sua somministrazione erano differenti da quelli ottenuti tramite stimolazione diretta del simpatico. È comunque noto che l'adrenalina, oltre che nella parte midollare del surrene (questo, anatomicamente nei soli mammiferi che così stratificano la ghiandola endocrina), viene liberata anche a livello di sinapsi del sistema nervoso centrale, dove svolge il ruolo di neurotrasmettitore. Per questo motivo e per il fatto di essere rilasciata al termine di una via riflessa che coinvolge sia il sistema nervoso che quello endocrino l'adrenalina rientra tra i neurormoni.


Vitamina D e diabete mellito

La carenza nutrizionale di vitamina D è diffusa non solo nell’adulto, ma anche nel neonato e nel bambino specie se allattati esclusivamente al seno: il latte materno infatti apporta scarsa quantità di vitamina D pari a circa 20 UI/L. È stato calcolato che circa un miliardo di persone presenta vari gradi di disvitaminosi D. 

La correlazione tra VD e T2DM nell’uomo è stata supposta sulla base del rilievo di peggioramento della qualità del compenso metabolico durante i mesi inverno-primavera sia in pazienti con T2DM sia in individui sani. Studi successivi hanno evidenziato un’associazione significativa tra ipovitaminosi D e aumento dei livelli degli indici di infiammazione nell’adulto in buona salute e nell’obeso.
Diversi studi sono stati indirizzati a valutare se la supplementazione di VD sia in grado di ridurre il rischio di sviluppare diabete e di migliorarne i parametri metabolici.
Un effetto positivo è stato osservato anche in tre studi condotti su soggetti a rischio per T2DM nei quali solo la somministrazione di VD ad alte dosi (2000 UI) ha indotto un miglioramento dei parametri di secrezione e sensibilità insulinica. Nell’ambito di trial di intervento condotti in pazienti con alterata tolleranza glicemica o T2DM già diagnosticato la VD invece si è rivelata globalmente inefficace nella correzione del compenso glicemico e degli indici metabolici.






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