Il
diabete di tipo 2 è dovuto sia all'insufficiente produzione di insulina dalle cellule
beta del pancreas che all'insulinoresistenza, cioè alla scarsa sensibilità
delle cellule all'azione dell'insulina.
Nel fegato, l'insulina sopprime
normalmente il rilascio di glucosio. Tuttavia, nella condizione di insulino-resistenza, il fegato rilascia
impropriamente glucosio nel sangue. La percentuale delle cellule beta non
funzionanti differenzia la gravità della malattia.
Nello
specifico inizialmente il fisico reagisce all'insulinoresistenza e tiene sotto
controllo la glicemia aumentando la sintesi di insulina, dopo un certo tempo
però questo meccanismo cede e anche la sintesi insulinica diminuisce, ponendo
le basi all'insorgenza del diabete mellito.
Altri
meccanismi, potenzialmente importanti, associati al diabete di tipo 2 ed alla
insulino-resistenza sono:
- una
maggiore ripartizione dei lipidi nelle cellule adipose,
- la
mancanza di incretine 1)
- bassi
livelli che aumentano la sensibilità all'insulina (es. testosterone, estrogeni, fattori di crescita insulino-simili etc.)
- elevati
livelli di ormoni che inibiscono l'azione insulinica (es.glucocorticoidi
2), glucagone 3), mineralcorticoidi
4), adrenalina 5) etc.) l'aumento
della ritenzione di acqua e sale dai reni e la
regolamentazione inadeguata di metabolismo da parte del sistema nervoso centrale.
Tuttavia,
spesso l'insulinoresistenza per meccanismi di feedback, può anche portare
riduzione della secrezione di insulina dalle cellule beta pancreatiche.
Molti
sono i geni,
gli alleli e
le combinazioni alleliche che favoriscono l'insorgenza del diabete mellito, si
possono citare ad esempio diversi appartenenti alla famiglia
genica delle lipasi, diversi recettori dell'adrenalina,
svariati alleli dei recettori dell'insulina etc.
I sintomi classici
del diabete sono poliuria (minzione frequente), polidipsia (aumento
della sete), iperfagia e perdita di peso. Altri disturbi
comunemente associati a questa malattia sono astenia cronica, disfunzione erettile, ipogonadismo,
infezioni alle vie urinarie,prurito, vista offuscata, neuropatia periferica, ricorrenti infezioni vaginali.
Molte
persone non presentano sintomi evidenti durante i primi anni e l'eventuale
diagnosi viene fatta con test di routine. Le persone con diabete mellito tipo 2
possono raramente presentarsi con coma iperosmolare-iperglicemico non chetosico
(una presenza di glucosio nel sangue molto elevata, associata ad una
diminuzione del livello di coscienza e ipotensione).
Condizioni
diagnostiche del diabete
|
|||
Condizione
|
2HrPPG
2-Hours
Post-Prandial Glucose
mmol/l (mg/dl) |
Glicemia
a digiuno
mmol/l (mg/dl) |
%
HbA1c
|
Normale
|
<7.8
(<140)
|
<6.1
(<110)
|
<6.0
|
Alterata
glicemia a digiuno
|
6.1
- 7.0 (110 - 126)
|
6.0-6.4
|
|
Alterata
tolleranza al glucosio
|
7.8
- 11.1 (140 - 200)
|
||
Diabete
mellito
|
≥11.1
(≥200)
|
≥7.0
(≥126)
|
≥6.5
|
1)
Le incretine sono ormoni prodotti a livello gastrointestinale e sono
principalmente:
GLP-1 (Glucagon-like
peptide 1), prodotto dalle cellule L dell'ileo/colon;
GIP (Glucose-dependent
insulinotropic peptide), prodotto dalle cellule K del duodeno.
Questi ormoni, secreti
dopo i pasti, specialmente il GLP-1, hanno la funzione di controllare la glicemia in
vari modi: aumentando
la secrezione di insulina da parte delle cellule beta del pancreas; diminuendo
la secrezione di glucagone (antagonista dell'insulina) da parte delle
cellule alfa del pancreas; rallentando
la motilità e dunque lo svuotamento gastrico (rendendo più "soft" la
curva glicemica postprandiale) e diminuendo l'appetito.
2)
I glucocorticoidi sono una classe di ormoni steroidei che,
nell'uomo, sono
prodotti in particolare nella zona
fascicolata della corticale del surrene. La
secrezione di glucocorticoidi è stimolata dall'ormone adrenocorticotropo (ACTH)
adenoipofisario, la cui secrezione è a sua volta stimolata dall'ormone CRH
ipotalamico. Il cortisolo è il principale ormone glucocorticoide e lo stress,
sia fisico che emotivo è un importante stimolo per la secrezione di cortisolo.
Per questo motivo a concentrazione elevate essi giocano un ruolo fondamentale
nell'adattamento dell'organismo allo stress.
3)
Il glucagone è un ormone peptidico secreto dal pancreas,
esattamente dalle cellule α delle isole di Langerhans, che ha
come bersaglio principale alcune cellule del fegato; esso
permette il controllo dei livelli di glucosio nel
sangue, affinché rimangano entro certi limiti: se il livello ematico di
glucosio scende sotto una soglia di circa 80 - 100 mg/dl (= 0,8 - 1 g/l), le
cellule α cominciano a secernere glucagone.
4)
I mineralcorticoidi sono corticosteroidi che
concorrono alla regolazione dell'equilibrio idro-salino. Sono naturalmente
prodotti nella zona glomerulare della corticale delle ghiandole surrenalioppure
possono essere ottenuti mediante sintesi
chimica, come nel caso del fludrocortisone (glucocorticoide
di sintesi con azione antinfiammatoria e mineralcorticoide). Il principale
mineralcorticoide è l'aldosterone, che viene secreto su stimolo mediato dal sistema
renina-angiotensina-aldosterone.
5)
L'adrenalina o epinefrina è un
mediatore chimico tipico della classe dei vertebrati,
un ormone e
un neurotrasmettitore che appartiene a una
classe di sostanze definite catecolammine,
contenendo nella propria struttura sia un gruppo amminico che
un orto-diidrossi-benzene, il cui nome chimico è catecolo. L'adrenalina
è stata ritenuta per anni il neurotrasmettitore principale del sistema nervoso simpatico, nonostante
fosse noto che gli effetti della sua somministrazione erano differenti da
quelli ottenuti tramite stimolazione diretta del simpatico. È comunque noto che
l'adrenalina, oltre che nella parte midollare del surrene (questo,
anatomicamente nei soli mammiferi che così stratificano la ghiandola endocrina), viene liberata anche a
livello di sinapsi del sistema nervoso centrale, dove svolge il
ruolo di neurotrasmettitore. Per questo motivo e per il fatto di essere
rilasciata al termine di una via riflessa che
coinvolge sia il sistema nervoso che quello endocrino l'adrenalina
rientra tra i neurormoni.
Vitamina D e diabete
mellito
La
carenza nutrizionale di vitamina D è diffusa non solo nell’adulto, ma anche nel
neonato e nel bambino specie se allattati esclusivamente al seno: il latte
materno infatti apporta scarsa quantità di vitamina D pari a circa 20 UI/L. È
stato calcolato che circa un miliardo di persone presenta vari gradi di
disvitaminosi D.
La
correlazione tra VD e T2DM nell’uomo è stata supposta sulla base del rilievo di
peggioramento della qualità del compenso metabolico durante i mesi
inverno-primavera sia in pazienti con T2DM sia in individui sani. Studi
successivi hanno evidenziato un’associazione significativa tra ipovitaminosi D
e aumento dei livelli degli indici di infiammazione nell’adulto in buona salute
e nell’obeso.
Diversi
studi sono stati indirizzati a valutare se la supplementazione di VD sia in
grado di ridurre il rischio di sviluppare diabete e di migliorarne i parametri
metabolici.
Un
effetto positivo è stato osservato anche in tre studi condotti su soggetti a
rischio per T2DM nei quali solo la somministrazione di VD ad alte dosi (2000
UI) ha indotto un miglioramento dei parametri di secrezione e sensibilità
insulinica. Nell’ambito di trial di intervento condotti in pazienti con
alterata tolleranza glicemica o T2DM già diagnosticato la VD invece si è
rivelata globalmente inefficace nella correzione del compenso glicemico e degli
indici metabolici.
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