La corretta
sensazione di equilibrio è resa possibile da una serie di informazioni che
derivano fondamentalmente da tre sistemi:
vestibolare;
visivo;
propriocettivo.
1. Il sistema
vestibolare è costituito da:
una struttura
periferica, il labirinto, localizzato nell’orecchio interno e
costituito da tre canali semicircolari (anteriore, laterale e posteriore) e
dalle macule del sacculo e dell’utricolo. I canali semicircolari sono sensibili
alla rotazione (destra-sinistra) ed alla flesso-estensione del capo
(alto-basso). Le macule sono sensibili alla forza di gravità ed alle
accelerazioni sul piano verticale (come nell’ascensore) o orizzontale (come nel
caso di una spinta da dietro);
varie strutture
cerebrali (tronco encefalico, cervelletto, corteccia cerebrale) che formano
le vie vestibolari centrali. Tali strutture hanno lo scopo di
elaborare i segnali, di modularli ed integrarli con segnali provenienti dal
sistema visivo e propriocettivo e di trasferirli alla corteccia cerebrale, dove
daranno luogo alla percezione cosciente del nostro stato di equilibrio.
Tali complesse
strutture svolgono due fondamentali funzioni:
stabilizzazione
dello sguardo; ogni movimento del corpo e/o della testa
determina una stimolazione del labirinto e quindi un riflesso compensatorio
degli occhi che ha lo scopo di mantenere sempre stabile la visione: il riflesso
vestibolo-oculomotore. Si tratta di un riflesso ad alto guadagno: ossia, se la
testa ruota ad esempio ad una velocità di 50 gradi al secondo, gli occhi si
muoveranno in senso contrario ad una velocità molto simile, diciamo 45 gradi al
secondo;
stabilizzazione
della postura; anche in questo caso, il movimento determina la
stimolazione del labirinto e quindi la contrazione di precise catene muscolari
indispensabili per il mantenimento dell’equilibrio e della posizione della
testa sul collo: i riflessi vestibolo-spinale e vestibolo-collico.
2. Il sistema
visivo svolge un ruolo fondamentale nell’esplorazione dello spazio e
consente, grazie ai riflessi visuo-oculomotori, di:
spostare
rapidamente lo sguardo allo scopo di visualizzare
un oggetto che compare improvvisamente nel campo visivo: il movimento
saccadico;
seguire un
oggetto che si muova lentamente nel campo visivo,
generando un movimento oculare definito di inseguimento;
stabilizzare
lo sguardo quando si osservano scene in movimento, come
quando si guarda fuori dal finestrino viaggiando in auto o in treno: il
riflesso otticocinetico.
3. Il sistema
propriocettivo cervicale consente di:
stabilizzare
il capo, grazie al riflesso cervico-collico;
stabilizzare
lo sguardo, grazie al riflesso cervico-oculomotore. A
differenza del riflesso vestibolo-oculomotore, il riflesso cervico-oculomotore
nell’uomo ha un guadagno estremamente basso: ossia, se ruotiamo la testa con
una velocità di 50 gradi al secondo, gli stimoli a partenza del collo
determineranno un movimento oculare compensatorio di soli 3-5 gradi al secondo.
Pertanto, in condizioni normali, la capacità di stabilizzazione dello sguardo
ad opera delle strutture cervicali è estremamente ridotta.
Riassumendo, per un
corretto equilibrio sono necessari riflessi per la:
stabilizzazione
dello sguardo: sono implicati esclusivamente il riflesso
vestibolo-oculomotore ed il riflesso otticocinetico; il riflesso
cervico-oculomotore nell’uomo sano non gioca praticamente alcun ruolo;
stabilizzazione
della postura: vestibolo-spinale, vestibolo-collico,
cervico-collico;
variazione
dello sguardo: movimenti saccadici e di inseguimento.
La vertigine è un sintomo determinato dalla impossibilità
di mantenere lo sguardo stabile ed è definita oggettiva se il paziente “vede
muovere (e non necessariamente girare) l’ambiente”, mentre è definita
soggettiva se il paziente “si sente muovere o girare rispetto all’ambiente”.
Da cosa sono causate?
Qualsiasi patologia
in grado di alterare i riflessi di stabilizzazione dello sguardo
(vestibolo-oculomotore, ottico-cinetico e cervico-oculomotore) determinerà
vertigine.
In realtà, poiché il
peso maggiore fra tali riflessi è giocato dal riflesso vestibolo-oculomotore, soltanto una sofferenza a carico del
sistema vestibolare periferico o centrale potrà determinare la comparsa di
vertigine.
La contemporanea
alterazione del riflesso vestibolo-spinale sarà responsabile dell’instabilità,
spontanea o provocata dal movimento.
Da quanto appena
ricordato, deriva che la vertigine di
origine cervicale non esiste. Considerato infatti lo scarso guadagno
del riflesso cervico-oculomotore, la sofferenza cervicale non potrà mai indurre
una instabilità oculare tale da indurre vertigine, mentre è possibile che tale
sofferenza possa alterare il riflesso cervico-collico con conseguente
instabilità.
I disturbi della vista infine possono indurre
instabilità ma, anche in questo caso, mai vertigine.
Le cause devono
essere dunque ricercate in patologie vestibolari periferiche (labirintite,
neurite vestibolare, malattia di Menière, fistola labirintica, vertigine
parossistica posizionale benigna, ictus labirintico, deiscenza del canale
semicircolare superiore, ecc), o centrali (emicrania, lesioni vascolari,
insufficienza vertebro-basilare, malattie degenerative, epilessia, neoplasie).
Diagnosi
Il paziente deve
sottoporsi il più precocemente possibile ad esame vestibolare e ad una serie di
esami audiologici mirati alla ricerca di una eventuale patologia a carico delle
strutture vestibolari periferiche e/o centrali.
In sintesi, i punti
fondamentali di un corretto iter diagnostico sono i seguenti:
L'anamnesi. È di estrema importanza analizzare correttamente le caratteristiche
della vertigine, l’epoca e la durata del primo episodio, le modalità di
insorgenza, l’andamento temporale dei sintomi, la ricorrenza degli stessi, i
fenomeni neurovegetativi di accompagnamento (nausea, vomito, sudorazione,
pallore, sbadigli), gli eventuali sintomi uditivi associati (sensazione di
sentire di meno, ovattamento auricolare, fischi, ronzii).
Lo studio
della funzione vestibolo-oculomotoria e vestibolo-spinale. Prevede lo studio del nistagmo spontaneo-posizionale (nelle cinque
posizioni canoniche); del nistagmo provocato da manovre cliniche (rotazione e
flesso-estensione e del capo, manovre di Dix-Hallpike e di Pagnini-McClure,
head shaking test); del nistagmo provocato da manovre strumentali (prove di
stimolazione termica, prove roto-acceleratorie, test vibratorio); del nistagmo
evocato da manovre oculari; il test di Halmagyi; la stabilometria statica e
dinamica, i potenziali vestibolari miogenici (cervicali ed oculari) evocati da
stimolo acustico.
Lo studio
della funzione visuo-oculomotoria. Prevede lo studio
dei movimenti saccadici, dei movimenti di inseguimento e del riflesso
otticocinetico.
Lo studio
della funzione uditiva. Si avvale, quando necessario,
dell’audiometria tonale liminare, dell’esame impedenzometrico con lo studio dei
riflessi stapediali, dei potenziali evocati precoci del tronco (ABR).
Trattamento
Stabilita la
diagnosi, ed escluse patologie di interesse chirurgico o che richiedano
l’intervento di altre figure specialistiche, il paziente viene sottoposto ad un
trattamento farmacologico ma soprattutto riabilitativo personalizzato, da
iniziare il più precocemente possibile.
L'approccio
terapeutico è radicalmente cambiato negli ultimi anni grazie alle conoscenze
sempre più approfondite del compenso vestibolare, ossia di quel complesso
fenomeno spontaneo che consente al sistema nervoso centrale di riprogrammare il
nostro sistema dell’equilibrio in presenza di una lesione a carico del sistema
vestibolare.
Fino a qualche anno fa, infatti, il trattamento si basava essenzialmente sul concetto di soppressione del sintomo, con paziente costretto a letto ed invitato ad assumere farmaci sintomatici aventi lo scopo di ridurre la sensazione di vertigine.
Oggi è invece noto che l’immobilità e la soppressione del sintomo “vertigine” privano le strutture del sistema nervoso centrale di quel "conflitto di informazioni" assolutamente indispensabile per favorire l'instaurarsi del compenso vestibolare e della già ricordata riprogrammazione del sistema dell’equilibrio.
Fino a qualche anno fa, infatti, il trattamento si basava essenzialmente sul concetto di soppressione del sintomo, con paziente costretto a letto ed invitato ad assumere farmaci sintomatici aventi lo scopo di ridurre la sensazione di vertigine.
Oggi è invece noto che l’immobilità e la soppressione del sintomo “vertigine” privano le strutture del sistema nervoso centrale di quel "conflitto di informazioni" assolutamente indispensabile per favorire l'instaurarsi del compenso vestibolare e della già ricordata riprogrammazione del sistema dell’equilibrio.
Si è passati dunque
dalla vestibolo-soppressione farmacologica alla stimolazione fisica precoce,
che si concretizza in una vera e propria riabilitazione vestibolare: il
paziente con disturbi dell’equilibrio deve essere sottoposto ad un corretto e
precocissimo trattamento riabilitativo mirato, al quale si associa, a seconda
dei casi, la terapia farmacologia a base cortisonici, anticolinergici,
antistaminici, antiemetici, osmotici, diuretici, farmaci per migliorare la
circolazione, nootropi, benzodiazepine ecc.
La vertigine è un
sintomo determinato da una sofferenza del sistema vestibolare periferico o
centrale. La correttezza della diagnosi, la terapia farmacologica e soprattutto
la riabilitazione vestibolare precoce garantiscono il raggiungimento di
risultati eccellenti, che smentiscono in maniera categorica il luogo comune che
“dalla vertigine non si guarisce”.
(Tratto dal sito di: medicitalia)
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