Quando
parliamo di vitamina D, ci riferiamo normalmente alla D2 e D3.
La
vitamina D, conosciuta per la sua principale attività antirachitica è un
nutriente liposolubile indispensabile per un corretto sviluppo dei tessuti
ossei e per una funzione neuromuscolare ottimale.
La
sua funzione fisiologica principale consiste nel promuovere l’assorbimento di
calcio e fosforo attraverso la mucosa intestinale, rendendo possibile la
calcificazione dello scheletro.
Oggi
riconsiderata per nuove molteplici altre funzioni: Svolge un ruolo importante
nell’assicurare un corretto funzionamento di muscoli, nervi, coagulazione
sanguigna e utilizzo dell’energia, essendo un fattore essenziale per
l’omeostasi minerale. Inoltre agisce come antiossidante,
immunomodulatore e antinfiammatorio.
Per
questo è utilizzata in diverse patologie e disturbi quali sclerosi multipla,
cardiopatie, psoriasi, artrite reumatoide.
Studi
recenti sembrano confermare che la maggior parte della popolazione non assume
quantità adeguate di vitamina D attraverso la dieta e l’esposizione al sole.
Sono infatti molto poche le fonti alimentari di vitamina D e la maggior
quantità viene assimilata grazie ad alimenti arricchiti.
Una
corretta integrazione sopperisce a tali carenze, contribuendo alla salute
dell’organismo.
La
ricerca suggerisce che la vitamina D possiede un ruolo attivo nella funzione
immunitaria, la sintesi delle proteine, la funzione muscolare, la risposta
infiammatoria, la crescita cellulare e svariate regolazioni a livello del
muscolo scheletrico. Un sintomo comune di carenza di vitamina D è la debolezza
muscolare.
Visti
i molti ruoli essenziali della vitamina D nel corpo, è stato suggerito che le
prestazione fisica può essere influenzata seriamente da un adeguata presenza di
vitamina D, specialmente in quelli che sono clinicamente carenti.
La
via autocrina sembra essere di estrema importanza e ha recentemente ricevuto
molta attenzione per quanto riguarda la vitamina D e l’ influenza sulla funzione
del muscolo scheletrico.
Vitamina D e salute
delle ossa
La
vitamina D agisce in due modi distinti all’interno del corpo, attraverso
meccanismi endocrini e autocrini. Il primo è il più noto, tale meccanismo
agisce aumenta l’attività di assorbimento del calcio e osteoclasti intestinale.
La vitamina D è essenziale per la crescita ossea, la densità e il
rimodellamento, e senza adeguate quantità, si verifica facilmente perdita ossea
e conseguenti lesioni.
Quando
la vitamina D è bassa, l’ormone paratiroideo (PTH) aumenta l’attività di
riassorbimento osseo al fine di soddisfare la domanda del corpo del fabbisogno
di calcio. Quindi bassi livelli di vitamina D aumentano il turnover osseo, che
amplifica il rischio di una lesione ossea, spesso definite fratture da stress.
Livelli raccomandati
di assunzione per la vitamina D
L’esposizione
della pelle al sole è la più abbondante fonte di vitamina D, inoltre ci sono
alcune fonti alimentari interessanti. Alcuni alimenti contengono
naturalmente livelli significativi di vitamina D, tra essi annoveriamo:
salmone, pesce grasso, tuorli d’uovo, inoltre esistono prodotti
fortificati, come, latte, cereali e succo d’arancia. Anche se queste fonti
alimentari possono apparire utili come fonte di vitamina D, purtroppo il
processo di assorbimento dietetico è efficace solo per circa il 50%; pertanto,
gran parte del valore nutritivo si perde nella digestione.
La
mancanza di vitamina D nella dieta è un altro fattore che aumenta il rischio di
insufficienza di vitamina D. La maggior parte degli esperti concordano sul
fatto che una maggiore assunzione di vitamina D, attraverso fonti alimentari,
raggi ultravioletti B (UVB) dell’esposizione al sole, e l’integrazione sono
necessari per ottenere livelli ottimali di vitamina D nel siero.
The Endocrine
Society
|
Al giorno UI
|
Limite max giorno UI
|
Bambini
(0–18 years)
|
400–1000
|
2000–4000
|
Adulti
(19–70 years)
|
1500–2000
|
10,000
|
Anziani
(>70 years)
|
1500–2000
|
10,000
|
La
carenza di vitamina D è spesso definita come <20 ng/mL (50 nmol/L),
l’insufficienza
come 20-32 ng/mL (50-80 nmol/L),
livelli
ottimali sono> 40 ng/ml (100 nmol/L).
Il termine
insufficienza “sembra essere il termine attualmente preferito per i livelli di
carenza di concentrazione teorica nel siero non sufficiente a proteggere contro
svariate malattie croniche”.
Quando
i livelli sierici di vitamina D sono maggiori di 32 ng/ml, l’ormone
paratiroideo (PTH) mantiene livelli stabili e si ridurre il rischio di
ipoparatiroidismo secondario, comunemente associato con bassi livelli di
vitamina D. Inoltre, l’assorbimento di calcio intestinale migliora, riducendo
il rischio di malattia ossee secondarie.
A
livelli maggiori di 40 ng/ml, la vitamina D comincia ad essere immagazzinata
nel muscolo e grasso.
Si stima che il corpo
richiede 3000-5000 UI di vitamina D al giorno per soddisfare le esigenze di
“essenzialmente in ogni tessuto e cellula del corpo”.
I
principali esperti sostengono che anche con una dose giornaliera di 10.000 UI
ci vorrebbero mesi, o anche anni per manifestare sintomi di tossicità.
Una
recente pubblicazione non ha trovato casi di tossicità con dosi giornaliere di
30.000 UI al giorno per un periodo di tempo molto esteso.
Indipendentemente
dal valore di assunzione alimentare, la quantità di vitamina D prodotta da 15
minuti di esposizione al sole senza protezione è di 10.000 a 20.000 UI, in un
individuo di pelle chiara, ecco perché per la maggior parte degli esperti
ritengono che la tossicità è un evento raro ed improbabile.
Durante i mesi che i
raggi UVB sono disponibili dal sole, cinque a 15 minuti di esposizione al sole
senza protezione, tra le ore 10:00 e 03:00 sembra fornire adeguate quantità di
vitamina D.
Non
sono mai stati segnalati casi di tossicità da vitamina D da esposizione al
sole; tuttavia, i sintomi di intossicazione, come ipercalcemia, sono stati
osservati durante livelli 25 (OH) D superiori
a 150 ng/mL.
Vitamina D e morbo di
Crohn
Numerose
evidenze scientifiche, infatti, hanno individuato un’associazione tra carenza
di vitamina D e sviluppo del morbo di Crohn.
In
un piccolo studio di 24 settimane di assunzione di 5.000 u.i. di vitamina D, ha
mostrato di aumentare effettivamente i livelli di vitamina D, riducendo il
punteggio di CDAI, suggerendo che il ripristino dei livelli di vitamina D possa
essere utile per il controllo di questa patologia.
Vitamina D e depressione
Sembra
infatti che la vitamina D sia importante per la salute cerebrale e possa essere
coinvolta nella patogenesi o nella prevenzione della depressione.
Precedenti
studi avevano mostrato che i soggetti affetti da depressione sono a rischio di
carenza di vitamina D, sia per la tendenza a non uscire spesso di casa
(l’organismo produce la vitamina D autonomamente quando esposto alla luce
solare), sia perché generalmente non praticano attività fisica.
Altri
dati indicano che questa vitamina aumenta i livelli di serotonina, il
neurotrasmettitore su cui gli antidepressivi agiscono.
Una
meta-analisi di tutti gli studi ha dimostrato un miglioramento statisticamente
significativo nella depressione grazie alla supplementazione di vitamina D.
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