domenica 3 gennaio 2016

La Vertigine Parossistica Posizionale Benigna

La Vertigine Parossistica Posizionale Benigna rappresenta la forma di vertigine più frequente in assoluto e colpisce qualsiasi fascia d’età, dal bambino al novantenne, con un picco intorno ai 40-60 anni.

La Vertigine Parossistica Posizionale Benigna (VPPB) è caratterizzata da violente crisi di vertigine e, spesso, da instabilità. La vertigine è estremamente caratteristica poiché:

è di breve durata: dura circa 20-40 secondi, durante i quali il paziente vede muovere l’ambiente;
è parossistica: i sintomi aumentano gradualmente fino a raggiungere un picco, per poi ridursi fino a scomparire del tutto;
è posizionale: è scatenata solo dall’assunzione di alcune posizioni e movimenti come stendersi o alzarsi dal letto, girarsi su un fianco o sull’altro quando si è distesi, alzare o abbassare la testa, piegarsi in avanti;
è benigna: molto frequentemente (ma non sempre) si risolve spontaneamente nel giro di 7-15 giorni;
è associata ad un nistagmo specifico: il nistagmo è un movimento dei globi oculari, le cui caratteristiche consentono di stabilire qual è l’orecchio e qual è il canale semicircolare interessato dal disturbo.

Perché insorgono i sintomi?

I sintomi sono determinati dalla presenza, in uno o più canali semicircolari, di una quantità eccessiva di otoconi.
Nel soggetto normale, gli otoconi ricoprono le macule dell’utricolo e del sacculo, due strutture che contribuiscono al controllo dell’equilibrio e dalle quali gli otoconi stessi si distaccano fisiologicamente, penetrando in quantità controllate nei canali semicircolari.

Se il distacco è eccessivo, dalla macula dell’utricolo gli otoconi penetrano in uno o più canali semicircolari, all’interno dei quali formeranno una massa critica che potrà rimanere libera nel lume del canale, dando luogo alla canalolitiasi, o potrà aderire a una struttura gelatinosa definita cupola, dando luogo alla meno frequente cupololitiasi.

In ordine di frequenza, il posteriore è il canale semicircolare più interessato, seguito dal laterale e quindi dall’anteriore.

Il movimento degli otoconi nel canale, conseguente ai movimenti o alle posizioni scatenanti ricordati prima, sarà responsabile della vertigine. Contemporaneamente, la macula dell’utricolo, alleggerita eccessivamente dal distacco non fisiologico degli otoconi, non svolgerà correttamente la propria funzione e sarà pertanto responsabile dell’instabilità.

Quali sono le cause?

Numerose possono essere le cause responsabili dell’eccessivo distacco degli otoconi dalle macule:
un banale trauma cranico, sofferenza circolatoria, ipertensione, presenza di livelli elevati di colesterolo e trigliceridi, diabete, infezioni virali, malattie a carico dell’orecchio come otite cronica, otosclerosi, malattia di Menière, malattia autoimmune della tiroide, emicrania, ecc.
Purtroppo, nella maggior parte dei casi non è possibile riscontrare alcuna causa apparente e allora la VPPB è definita idiopatica.

Diagnosi

Un’attenta anamnesi è fondamentale per orientare la diagnosi.
Generalmente il paziente è molto preciso nel raccontare i suoi sintomi: riferirà, infatti, che la vertigine insorge a seguito di precisi movimenti e in particolari posizioni, che è molto violenta e altrettanto breve, e che si ripete ogni qualvolta ripete lo stesso movimento o assume la stessa posizione.

L’esame vestibolare e in particolare le manovre di posizionamento rapido di Dix-Hallpike, positiva se sono interessati i canali semicircolari posteriore ed anteriore, e di Pagnini-McClure, positiva se è interessato il canale semicircolare laterale, confermano il sospetto diagnostico.

Tali manovre hanno lo scopo di mobilizzare gli otoconi e di provocare la vertigine ed il tipico nistagmo, le cui caratteristiche consentono di stabilire in quale orecchio ed in quale canale semicircolare è presente l’ammasso di otoconi.
Confermata la diagnosi, sarà possibile passare alla terapia. Nei casi tipici, non è necessario eseguire alcun altra indagine.

La terapia

La VPPB è trattata sottoponendo il paziente a manovre liberatorie specifiche, il cui scopo è di allontanare, nel giro di pochi secondi, l’ammasso dal canale semicircolare interessato. Tra le più utilizzate ricordiamo la manovra di Epley, Semont, Gufoni, la posizione coatta di Vannucchi, ecc.

L’efficacia della manovra è confermata dall’immediata scomparsa dei sintomi: i movimenti e le posizioni scatenanti che fino a qualche minuto prima determinavano vertigine e nistagmo non provocheranno più alcun fastidio.

Dopo manovra liberatoria efficace può persistere instabilità, che scomparirà con il recupero della funzione della macula dell’utricolo: affinché questo avvenga, dovrà essere prodotta una quantità di otoconi tale da “riempire” il vuoto lasciato dagli otoconi distaccatisi in eccesso.

In caso di fallimento delle manovre liberatorie si ipotizza la presenza di un ammasso eccessivamente voluminoso che stenta pertanto a fuoriuscire dal canale o che l’ammasso stesso sia adeso alla cupola (cupololitiasi) e pertanto non mobilizzabile. 

In entrambi i casi, il paziente si sottoporrà per 7-10 giorni a particolari esercizi domiciliari (tecnica di dispersione di Brandt-Daroff) che hanno lo scopo di mobilizzare gli otoconi e di favorire quindi il buon esito delle successive manovre liberatorie.

Anamnesi attenta, esame vestibolare e manovre liberatorie correttamente condotti consentono di riconoscere, diagnosticare e trattare la forma più comune di vertigine nell'uomo.

(tratto da Medicitalia)



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