La Vertigine
Parossistica Posizionale Benigna rappresenta la forma di vertigine più
frequente in assoluto e colpisce qualsiasi fascia d’età, dal bambino al
novantenne, con un picco intorno ai 40-60 anni.
La Vertigine
Parossistica Posizionale Benigna (VPPB) è caratterizzata da violente crisi di vertigine e,
spesso, da instabilità. La vertigine è estremamente caratteristica poiché:
è di breve
durata: dura circa 20-40 secondi, durante i quali il
paziente vede muovere l’ambiente;
è
parossistica: i sintomi aumentano gradualmente fino a
raggiungere un picco, per poi ridursi fino a scomparire del tutto;
è posizionale: è scatenata solo dall’assunzione di alcune posizioni e movimenti come
stendersi o alzarsi dal letto, girarsi su un fianco o sull’altro quando si è
distesi, alzare o abbassare la testa, piegarsi in avanti;
è benigna: molto frequentemente (ma non sempre) si risolve spontaneamente nel
giro di 7-15 giorni;
è associata
ad un nistagmo specifico: il nistagmo è un movimento dei
globi oculari, le cui caratteristiche consentono di stabilire qual è l’orecchio
e qual è il canale semicircolare interessato dal disturbo.
Perché insorgono i sintomi?
I sintomi sono
determinati dalla presenza, in uno o più canali semicircolari, di una quantità
eccessiva di otoconi.
Nel soggetto
normale, gli otoconi ricoprono le macule dell’utricolo e del sacculo, due
strutture che contribuiscono al controllo dell’equilibrio e dalle quali gli
otoconi stessi si distaccano fisiologicamente, penetrando in quantità controllate
nei canali semicircolari.
Se il distacco è eccessivo, dalla macula
dell’utricolo gli otoconi penetrano in uno o più canali semicircolari,
all’interno dei quali formeranno una massa critica che potrà rimanere libera
nel lume del canale, dando luogo alla canalolitiasi, o potrà aderire a
una struttura gelatinosa definita cupola, dando luogo alla meno frequente
cupololitiasi.
In ordine di
frequenza, il posteriore è il canale semicircolare più interessato, seguito dal
laterale e quindi dall’anteriore.
Il movimento degli
otoconi nel canale, conseguente ai movimenti o alle posizioni scatenanti
ricordati prima, sarà responsabile della vertigine. Contemporaneamente, la
macula dell’utricolo, alleggerita eccessivamente dal distacco non fisiologico
degli otoconi, non svolgerà correttamente la propria funzione e sarà pertanto
responsabile dell’instabilità.
Quali sono le cause?
Numerose possono
essere le cause responsabili dell’eccessivo distacco degli otoconi dalle
macule:
un banale trauma
cranico, sofferenza circolatoria, ipertensione, presenza di livelli elevati di
colesterolo e trigliceridi, diabete, infezioni virali, malattie a carico
dell’orecchio come otite cronica, otosclerosi, malattia di Menière, malattia
autoimmune della tiroide, emicrania, ecc.
Purtroppo, nella
maggior parte dei casi non è possibile riscontrare alcuna causa apparente e
allora la VPPB è definita idiopatica.
Diagnosi
Un’attenta anamnesi
è fondamentale per orientare la diagnosi.
Generalmente il
paziente è molto preciso nel raccontare i suoi sintomi: riferirà, infatti, che
la vertigine insorge a seguito di precisi movimenti e in particolari posizioni,
che è molto violenta e altrettanto breve, e che si ripete ogni qualvolta ripete
lo stesso movimento o assume la stessa posizione.
L’esame
vestibolare e in particolare le manovre di posizionamento rapido di
Dix-Hallpike, positiva se sono interessati i canali semicircolari posteriore ed
anteriore, e di Pagnini-McClure, positiva se è interessato il canale
semicircolare laterale, confermano il sospetto diagnostico.
Tali manovre hanno
lo scopo di mobilizzare gli otoconi e di provocare la vertigine ed il tipico
nistagmo, le cui caratteristiche consentono di stabilire in quale orecchio ed
in quale canale semicircolare è presente l’ammasso di otoconi.
Confermata la
diagnosi, sarà possibile passare alla terapia. Nei casi tipici, non è
necessario eseguire alcun altra indagine.
La terapia
La VPPB è trattata
sottoponendo il paziente a manovre liberatorie specifiche, il cui scopo è di
allontanare, nel giro di pochi secondi, l’ammasso dal canale semicircolare
interessato. Tra le più utilizzate ricordiamo la manovra di Epley, Semont,
Gufoni, la posizione coatta di Vannucchi, ecc.
L’efficacia della manovra è confermata
dall’immediata scomparsa dei sintomi: i movimenti e le posizioni scatenanti che
fino a qualche minuto prima determinavano vertigine e nistagmo non
provocheranno più alcun fastidio.
Dopo manovra
liberatoria efficace può persistere instabilità, che scomparirà con il recupero
della funzione della macula dell’utricolo: affinché questo avvenga, dovrà
essere prodotta una quantità di otoconi tale da “riempire” il vuoto lasciato
dagli otoconi distaccatisi in eccesso.
In caso di
fallimento delle manovre liberatorie si ipotizza la presenza di un ammasso
eccessivamente voluminoso che stenta pertanto a fuoriuscire dal canale o che
l’ammasso stesso sia adeso alla cupola (cupololitiasi) e pertanto non
mobilizzabile.
In entrambi i casi,
il paziente si sottoporrà per 7-10 giorni a particolari esercizi domiciliari
(tecnica di dispersione di Brandt-Daroff) che hanno lo scopo di mobilizzare gli
otoconi e di favorire quindi il buon esito delle successive manovre
liberatorie.
Anamnesi attenta,
esame vestibolare e manovre liberatorie correttamente condotti consentono di
riconoscere, diagnosticare e trattare la forma più comune di vertigine
nell'uomo.
(tratto da Medicitalia)
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