Il termine colite microscopica comprende
due entità cliniche con sintomi in comune ma caratteristiche istologiche
differenti e ben definite: la colite linfocitica e la colite
collagenosica.
E' una malattia identificata recentemente, nel
1976 da C. G. Lindstrom che fu il primo a descriverla. Si presenta
tipicamente con diarrea cronica, spesso associata a dolore addominale e perdita
di peso.
La mucosa del colon osservata in corso di
colonscopia appare tuttavia normale mentre l'esame istologico eseguito su
biopsie di mucosa colica permette di confermare la diagnosi e distinguere le
due entità che in alcuni casi possono coesistere. E' fondamentale eseguire
biopsie in tutti i tratti intestinali esaminati secondo un preciso protocollo.
Non è una malattia rara: riguarda il 4-13% dei
pazienti indagati per diarrea cronica.
La prevalenza nella popolazione generale è
invece di circa 100 casi su 100.000 individui con una prevalenza di colite
linfocitica rispetto alla collagenosica.
Sono numeri simili a quelli relativi alle
malattie infiammatorie croniche intestinali ovvero colite ulcerosa e
malattia di Crohn.
In Europa e negli USA le due forme istologiche
sono entrambe rappresentate.
Esiste una maggiore incidenza in alcune aree geografiche, in particolare il Nord Europa ed alcune aree degli Stati Uniti mentre i paesi del Sud Europa sono considerati a bassa incidenza.
Esiste una maggiore incidenza in alcune aree geografiche, in particolare il Nord Europa ed alcune aree degli Stati Uniti mentre i paesi del Sud Europa sono considerati a bassa incidenza.
La malattia è più comunemente identificata tra
i 50 ed il 70 anni soprattutto nelle donna in rapporto di 3 a 1 rispetto all'
uomo.
Sono considerati fattori di rischio l'età
avanzata, il sesso femminile, la presenza di malattie autoimmuni quali ad
esempio la tiroidite o la celiachia e una precedente diagnosi di neoplasia o un
trapianto.
L'associazione con la celiachia appare
particolarmente significativa.
Fattori ambientali o genetici sono stati considerati e in effetti nel 12% dei casi vi è familiarità per malattia infiammatoria intestinale o celiachia.
Fattori ambientali o genetici sono stati considerati e in effetti nel 12% dei casi vi è familiarità per malattia infiammatoria intestinale o celiachia.
Una causa infettiva è stata
ipotizzata, in particolare la colite da Yersinia, da Clostridium difficile o da
Campylobacter potrebbe essere un fattore scatenante soprattutto della colite
collagenosica.
L'assunzione di alcuni farmaci, in particolare
gli antinfiammatori non stroidei, gli inibitori di pompa protonica, l'
acarbosio, l'aspirina, la carbamazepina,la ranitidina, la sertalina, la
ticlopidina e i beta bloccanti sono stati considerati come farmaci "a
rischio".
Il fumo infine sembrerebbe in qualche modo
associato alla malattia.
Sintomi
Il sintomo più comune e presente nel 98% dei
pazienti è la diarrea, mentre il dolore addominale si osserva in un quarto
di casi ed il calo di peso nel 10%.
Meno comuni l'incontinenza fecale ed il
sanguinamento rettale.
I sintomi quindi sono in buona parte comuni a
quelli della sintome dell' intestino irritabile rendendo la diagnosi non sempre
agevole.
L'aspetto della mucosa intestinale all'esame
endoscopico, che abitualmente è normale, può essere patologico nel 30% dei casi
e si possono osservare edema, eritema ed aumento del reticolo venoso.
Il decorso clinico è variabile, la
scomparsa della diarrea si ottiene nel 50% dei pazienti sottoposti a terapia
steroidea. Si considera in remissione un paziente con meno di tre evacuazioni
giornaliere o meno di un episodio di diarrea quotidiano.
Terapie
La terapia prevede l'utilizzo di
antidiarroici ed antinfiammatori ed in particolare gli steroidi per via orale.
Il farmaco di scelta è infatti la
budesonide: la risposta è elevata con un alto numero di recidive tuttavia alla
sospensione della terapia.
E' consigliabile assumere la terapia a dosaggio
pieno per alcune settimane fino a remissione completa e successivamente ridurre
gradualmente le dosi. In caso di recidiva la terapia va ripresa fino ad essere
assunta in alcuni casi a tempo indeterminato.
Le terapie efficaci comprendono la budesonide
per via orale,la dieta priva di glutine,la mesalazina associata eventualmente a
colestiramina, i farmaci immunosoppressori in casi selezionati, mentre il ruolo
dei probiotici, del prednisolone dell'estratto di Boswellia serrata e del
salicilato di bismuto è ancora da definire.
Nelle forme lievi la loperamide può essere
utilizzata ed è meno gravata da effetti collaterali, rispetto alla budesonide.
Si tratta quindi di una malattia verosimilmente
autoimmune in passato considerata rara ma oggi sempre più diagnosticata
soprattutto nei pazienti con diarrea cronica non giustificata da altre
patologie.
La prognosi è buona ed il rapporto con le
malattie infiammatorie e con il cancro colorettale non certo.
Appare quindi evidente come, nell'iter
diagnostico di una diarrea cronica, sia fondamentaleeseguire una colonscopia
con biopsie qualora non si sia raggiunta la diagnosi con altri mezzi,
unico modo per identificare e trattare adeguatamente questa condizione.
Non sono pochi i pazienti nei quali la diagnosi
viene posta dopo anni di sintomi riferiti a colon irritabile nel quali una
corretta terapia permette di eliminare un sintomo che condiziona pesantemente
la qualità della vita quale è la diarrea.
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