Cos'è la Celiachia?
La
malattia celiaca o celiachia è un'intolleranza permanente al glutine,
un complesso di sostanze azotate che si forma durante l'impasto, con acqua,
della farina di
alcuni cereali,
come avena*, frumento, farro, kamut, orzo, segale, spelta e triticale.
In senso stretto la
celiachia non è una malattia, ma una semplice condizione che per manifestarsi
necessita della contemporanea presenza di una predisposizione genetica e di un
consumo di alimenti
contenenti glutine.
Cause di origine
Una
particolarità della malattia è quella di essere autoimmune. Secondo tale
caratteristica il consumo di glutine causa in un individuo predisposto
un'eccessiva risposta immunitaria che va a colpire le cellule
dell'intestino tenue deputate all'assorbimento dei nutrienti. Questo
tratto di intestino, lungo più o meno 5 metri, è infatti ricco di sporgenze a
forma di dito (villi
intestinali) che servono ad assorbire i materiali nutritizi.
Quando
le cellule di queste importanti microstrutture vengono attaccate perdono la
capacità di assorbimento ed è qui che iniziano i primi problemi per
l'organismo. Tale fenomeno priva infatti organi come cervello e fegato di nutrienti essenziali
per il corretto funzionamento.
Purtroppo
una diagnosi tardiva determina il progressivo deterioramento dei villi
intestinali aggravando ulteriormente la patologia e predisponendo il soggetto a
malattie di altra natura.
I sintomi
La
celiachia è una malattia subdola, dalla sintomatologia un po' confusa e
variegata. Interferendo con l'assorbimento dei nutrienti va infatti a colpire
molti organi e tessuti determinando numerose conseguenze negative.
Per
questo motivo la celiachia viene clinicamente classificata in diverse tipologie
a seconda della sintomatologia che assume.
In
molti casi si correla a sintomi molto
lievi tanto che il paziente convive con questi problemi per anni senza rendersi
effettivamente conto dell'anomalia (celiachia silente).
Tra
i sintomi più frequentemente correlati a questa malattia ricordiamo: anemia da
carenza di minerali (Ferro)
o vitamine (vitamina B12, acido folico),
osteoporosi precoce
per ridotto assorbimento
di calcio e carenza di
vitamina D che può condurre nei casi più gravi a fratture
ossee in seguito a traumi di lieve entità, aftosi orale (quel
fenomeno che porta alla formazione di piccole placche rotondeggianti e
fastidiose sulle mucose orali) e più in generale dermatite
erpetiforme (una particolare lesione bollosa della cute), cefalee
e malessere generale associato a debolezza, problemi di natura psicologica come ansia,
irritabilità e depressione, gonfiore
addominale, colite, diarrea
intermittente, flatulenza,
crampi, aumento delle transaminasi,
particolari enzimi di origine epatica.
Se
non viene diagnosticata in tempo ed adeguatamente curata la celiachia può
condurre a fenomeni molto gravi soprattutto in giovane età (celiachia tipica).
La progressiva distruzione dei villi
intestinali conduce infatti a malattie importanti e talvolta
irreversibili come infertilità, aborti ripetuti, arresto della crescita, ipotiroidismo, alopecia, diabete e tumori
intestinali. La celiachia può inoltre associarsi ad altre malattie autoimmuni
come l'artrite remautoide.
Oltre
che al termine dello svezzamento la
malattia celiaca può insorgere o aggravarsi anche in età adulta a causa di stress fisici o
psicologici importanti (maternità, traumi ed incidenti, infezioni intestinali,
operazioni chirurgiche).
L'intolleranza
al glutine si
può accompagnare ad ulteriori allergie
o intolleranze alimentari come quella al lattosio. In questi casi la lista
degli alimenti consentiti viene impoverita ulteriormente creando non pochi
disagi al paziente.
La
somiglianza con altre malattie rende la patologia celiaca di difficile
diagnosi. Soprattutto quando insorge in età adulta sono necessarie numerose
visite specialistiche prima di accorgersi che l'origine dei disturbi è legata
alla sua presenza.
Dato
che in presenza di celiachia vi è un considerevole aumento della produzione di
specifici anticorpi,
un semplice esame del
sangue può aiutare la diagnosi. In caso di positività solo la
biopsia dell'epitelio intestinale potrà confermare l'effettiva presenza della
patologia. Tale tecnica diagnostica si basa sul prelievo di un piccolo campione
di tessuto tramite l'inserimento di un sottile e lungo tubo per via orale.
Il modo più semplice di diagnosticare la celiachia rimane comunque quello di
sospendere l'assunzione di alimenti contenenti glutine verificando se vi è o
meno una regressione dei sintomi.
I
principali dati della letteratura evidenziano che la presentazione clinica
della celiachia nell’adulto con manifestazioni di tipo gastroenterologico
rappresenta meno del 5% di tutti i casi.
I sintomi gastrointestinali sono manifesti soltanto nella cosiddetta “forma classica”, nell’ambito della quale possiamo distinguere:
I sintomi gastrointestinali sono manifesti soltanto nella cosiddetta “forma classica”, nell’ambito della quale possiamo distinguere:
- malattia
conclamata, con grave sindrome da malassorbimento e, quindi, diarrea,
steatorrea, meteorismo e calo ponderale;
- malattia
paucisintomatica, con scarsi o lievi sintomi addominali (gonfiore, anomalie
dell’alvo);
- malattia
monosintomatica, con presenza soltanto di due sintomi, diarrea e
ipertransaminasemia.
Alla
celiachia possono associarsi, con differente prevalenza, numerose malattie
gastroenterologiche, quali la sindrome dell’intestino irritabile, la stomatite afosa ricorrente,il reflusso gastroesofageo e
l’ipertransaminasemia.
La sindrome dell’intestino irritabile (IBS), è caratterizzata da un quadro generale del tutto simile a quello della celiachia paucisintomatica: è pertanto verosimile che molte diagnosi di intestino irritabile sottendano in realtà una malattia celiaca non opportunamente riconosciuta.
Dall’analisi dei dati della letteratura si evince come la celiachia presenti una prevalenza del 5% nei pazienti con IBS rispetto ad una prevalenza dello 0,6% nella popolazione di controllo.
La sindrome dell’intestino irritabile (IBS), è caratterizzata da un quadro generale del tutto simile a quello della celiachia paucisintomatica: è pertanto verosimile che molte diagnosi di intestino irritabile sottendano in realtà una malattia celiaca non opportunamente riconosciuta.
Dall’analisi dei dati della letteratura si evince come la celiachia presenti una prevalenza del 5% nei pazienti con IBS rispetto ad una prevalenza dello 0,6% nella popolazione di controllo.
Per
quanto riguarda il reflusso gastroesofageo è noto che i pazienti
affetti da celiachia presentano diversi disturbi motori gastrointestinali (per
riduzione della pressione dello sfintere esofageo inferiore). La prevalenza di
esofagite è maggiore nei celiaci rispetto ai non celiaci e ad altre
categorie di pazienti gastroenterologici, tra cui i dispeptici.
La stomatite afosa ricorrente è presente circa nel 4% dei pazienti celiaci.
Anche l’ipertransaminasemia senza una causa eziologia nota è un possibile segno di presentazione della celiachia (circa nel 10% dei casi).
L’interpretazione di questa evidenza non è del tutto chiara: una delle ipotesi più verosimili è un aumentato passaggio di antigeni alimentari attraverso la barriera intestinale o il sistema portale, con successiva citonecrosi epatica.
La stomatite afosa ricorrente è presente circa nel 4% dei pazienti celiaci.
Anche l’ipertransaminasemia senza una causa eziologia nota è un possibile segno di presentazione della celiachia (circa nel 10% dei casi).
L’interpretazione di questa evidenza non è del tutto chiara: una delle ipotesi più verosimili è un aumentato passaggio di antigeni alimentari attraverso la barriera intestinale o il sistema portale, con successiva citonecrosi epatica.
Ricerca di specifici
autoanticorpi
L'estrema
variabilità del quadro clinico della celiachia, e la sua somiglianza a quello
tipico di altre malattie (sindrome da
contaminazione batterica del tenue, morbo di
Crohn, sindrome del
colon irritabile ed insufficienza pancreatica) impone che, di
fronte al sospetto clinico, vengano eseguiti ulteriori esami di accertamento.
Tra i test di prima
linea si ricorda il dosaggio ematico di particolari anticorpi ed autoanticorpi,
come la transglutaminasi
anti-tissutale (tTGA, le più usate a fini diagnostici), gli anticorpi
anti-endomisio (EMA, diretti contro le componenti delle cellule
intestinali dell'organismo) e gli anticorpi
antigliadina (AGA, rivolti verso componenti del glutine e
meno importanti dal punto di vista clinico per l'alto tasso di falsi positivi).
Questo
esame diagnostico è particolarmente utile in fase di screening della
celiachia; si esegue somministrando al paziente 5 grammi di sorbitolo per
poi misurare ad intervalli regolari la concentrazione di idrogeno nell'aria
espirata. Se questa aumenta significa che il sorbitolo è sfuggito
all'assorbimento nell'intestino tenue ed è stato fermentato dalla flora
batterica del colon, con produzione di gas
intestinali tra cui appunto l'idrogeno. Una positività al
breath test al sorbitolo indica quindi un problema di malassorbimento
intestinale, comune tra i soggetti celiaci ma anche ad altre malattie, ad
esempio in caso di insufficienza pancreatica, sindrome da contaminazione
batterica del tenue, sindrome
dell'intestino corto e morbo di Crohn.
Biopsia duodenale
Si
tratta del gold standard per la diagnosi di celiachia, cioè dell'esame che
lascia minor spazio ad errori metodologici e di interpretazione dei risultati.
Si tratta di un esame invasivo, eseguito sui soggetti positivi ai precedenti
test per ottenere la conferma diagnostica di malattia
celiaca.
L'esame
si effettua mediante esofagogastroduodenoscopia,
durante la quale un lungo e sottile tubicino flessibile viene inserito
attraverso la cavità orale e fatto scendere lungo l'esofago fino
allo stomaco e
al primo tratto
dell'intestino.
Tale
strumento è dotato di una telecamera con fonte luminosa e attraverso il
tubicino possono essere fatti scorrere micro-strumenti chirurgici per recedere
piccoli campioni della mucosa intestinale, successivamente osservati in
laboratorio. Dal momento che la celiachia sovverte la normale architettura
della mucosa
intestinale, con appiattimento dei villi, l'esame citologico
consente di confermare o di escludere con certezza pressoché assoluta la
celiachia.
Anticorpi
anti-endomisio ed anticorpi anti-transglutaminasi
L'importanza
diagnostica del dosaggio degli autoanticorpi anti-endomisio (EMA) di classe IgA
è stata ridimensionata dalla scoperta di Dieterich e coll., i quali hanno
dimostrato che l'autoantigene riconosciuto dagli anticorpi anti-endomisio è la transglutaminasi
tessutale.
Oggi la
determinazione sierica degli anticorpi anti-transglutaminasi (anti-tTG) ha in
gran parte soppiantato quella degli EMA, divenendo l'indagine biochimica di
prima linea e di prima scelta per la diagnosi di malattia
celiaca.
Eventualmente,
gli anticorpi antiendomisio di classe IgA possono essere dosati per confermare
il significato diagnostico della positività agli anticorpi
antitransglutaminasi; questo perché una percentuale
non trascurabile (2-5%) di persone positive al test degli anticorpi anti-tTG
non è affetta da celiachia ma da altre malattie, come ad esempio morbo di Crohn, colite ulcerosa, lupus eritematoso sistemico o altre
patologie infiammatorie, allergie ed epatopatie
croniche.
Anticorpi
anti-gliadina e celiachia: significato clinico ed utilità
La
gliadina è una sottofrazione proteica del glutine; sarebbe comunque più
corretto parlare di gliadine, dal momento che esistono diverse forme o
componenti proteiche, leggermente diverse tra loro e divise in quattro frazioni
in base al peso molecolare e alla risposta elettroforetica: α, Β, γ ed ω. Il
riscontro nel siero di
anticorpi anti-gliadina è suggestivo di celiachia, ma non è molto sensibile né
molto specifico.
Nel
siero dei pazienti celiaci vengono rilevati anticorpi anti-gliadina sia della
classe IgA sia della classe IgG, mentre nei soggetti allergici si può
riscontrare la presenza di anticorpi anti-gliadina della classe IgE.
Gli
anticorpi anti-gliadina della classe IgG sono dei marker leggermente più sensibili
ma meno specifici rispetto a quelli della classe IgA (riescono
quindi ad individuare un maggior numero di celiaci ma tendono a considerare
tale anche una maggior percentuale di pazienti sani). Gli anticorpi
anti-gliadina della classe IgA sono invece leggermente meno sensibili ma
nettamente più specifici.
Falsi
positivi degli AGA sono frequenti nei soggetti con diarrea protratta
post-enterica, malattie infiammatorie croniche intestinali, sindrome di
Down, fibrosi
cistica, allergie e altre patologie.
Falsi
positivi degli AGA IgG sono comuni nei pazienti con sindrome del
colon irritabile, nei soggetti con patologia autoimmune e anche in
una percentuale non trascurabile di soggetti sani.
Recentemente
sono stati messi a punto degli esami di laboratorio per il dosaggio degli AGA
in cui si utilizzano dei peptidi deamidati della gliadina, che hanno dimostrato
un'accuratezza diagnostica superiore per la celiachia rispetto ai test
antigliadina standard. In particolare, il test per la determinazione di
anticorpi leganti peptidi sintetici deamidati (DGP) consente il recupero
significativo dei cosiddetti "falsi positivi", mostrando una
sensibilità maggiore del 90% oltre ad una indubbia migliorata specificità.
Transglutaminasi e
diagnosi di celiachia
La
transglutaminasi tissutale (tTG o TG2) è nota per essere l'autoantigene
specifico della celiachia.
Nel
celiaco, in seguito all'esposizione a gliadina - e più in generale alle prolammine
contenute nel glutine -
le transglutaminasi tissutali catalizzano la modifica strutturale di queste
proteine, che vengono così riconosciute come anomale dal sistema immunitario.
Per difendersi da quella che viene erroneamente vista come una proteina
pericolosa, l'organismo innesca una reazione infiammatoria, che a poco a poco
altera la mucosa
intestinale fino a compromettere in maniera più o meno severa
le capacità di assorbimento
dei nutrienti.
La
ricerca di anticorpi di
classe IgA, anti-transglutaminasi tissutali, è uno dei più recenti e
diffusi test per la diagnosi di
celiachia, (affianca o sostituisce la tradizionale ricerca di anticorpi
anti-endomisio - EMA - ed anti-gliadina
- AGA).
L'esame
sfrutta una tecnica immunoenzimatica, indipendente dall'operatore e poco
costosa, con sensibilità e specificità prossime al 100%.
Il rischio di falsi
positivi (soggetti che dai risultati dell'esame appaiono celiaci quando in
realtà non lo sono), è superiore per i pazienti con morbo di Crohn, colite ulcerosa, lupus eritematoso sistemico o altre
malattie infiammatorie, allergie, ed epatopatie croniche.
Nel
caso il test anticorpale produca risultati positivi, per la conferma
diagnostica di celiachia è comunque
necessaria una biopsia intestinale.
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