mercoledì 18 novembre 2015

L’intolleranza agli amidi e la sensibilità al glutine non celiaca


 Nel vasto panorama delle intolleranze alimentari, oltre che della ben nota celiachia, si parla spesso di sensibilità al glutine non celiaca, ma è ancora più inquietante che esistano sempre più casi di intolleranza a tutti i tipi di amidi.
Dobbiamo capire cosa si intende per sensibilità al glutine non celiaca e per intolleranza agli amidi in genere.
Facciamo alcune precisazioni: è evidente che anche i pazienti affetti da celiachia o da allergia al grano sono sensibili al glutine. La diagnosi di “sensibilità al glutine non celiaca” presuppone quindi che sia stata preventivamente esclusa non solo la celiachia, ma anche una eventuale allergia al grano.

Riguardo all’intolleranza agli amidi non è chiaro se questa esista come entità separata dalla prima, dato che sulla base delle ricerche più recenti l’intolleranza al glutine non celiaca sembrerebbe essere in realtà legata più che al glutine, all’amido di frumento e, più in generale, a sostanze fermentabili.

Per parlare della frequenza, è certo che un numero sempre maggiore di persone riferisce disturbi dopo ingestione di pane, pasta e, soprattutto, pizza.

I sintomi più frequentemente riferiti in soggetti non celiaci sensibili al glutine sono: gonfiore e/o dolore addominale, alterazioni della funzione intestinale (diarrea, stipsi o l’alternanza dei due il classico “colon irritabile”), stanchezza cronica, facile affaticabilità, difficoltà di concentrazione e/o sonnolenza dopi i pasti (la cosiddetta mente annebbiata o “alloppiata”), cefalea, eruzioni cutanee, prurito senza altra causa, dolori articolari e/o muscolari, formicolii specie all’estremità di mani e piedi, talora bruciore e/o dolore alla bocca dello stomaco o dietro allo sterno.
Occorre precisare che una percentuale rilevante di pazienti affetti da vera sindrome dell’intestino irritabile, diagnosticata attraverso i criteri riconosciuti a livello internazionale, risponde positivamente alla dieta priva di glutine».

La diagnosi  

A differenza della celiachia e dell’allergia al grano per la sensibilità al glutine non celiaca e per l’intolleranza agli amidi, non sono disponibili esami di laboratorio e/o strumentali che permettano di fare con certezza la diagnosi.
Questa si basa su due osservazioni:
a) l’evidenza di un chiaro miglioramento o addirittura della scomparsa dei sintomi dopo eliminazione del glutine dalla dieta
b) la ricomparsa dei disturbi, spesso in modo ancor più accentuato, alla sua successiva reintroduzione.

Attenti alla dieta


La terapia si basa sull’esclusione del glutine dalla dieta che deve essere rigorosa, perlomeno per tutto il periodo di valutazione clinica (in media 3 mesi); tuttavia, spesso questo non è sufficiente, ed è necessario eliminare dalla dieta o quantomeno ridurre drasticamente, altri alimenti fermentabili quali lattosio, fruttosio, sorbitolo e, più in generale, amidi.



venerdì 2 ottobre 2015

Intestino irritabile – SIBO – celiachia e alimenti “pericolosi”

Iniziamo una panoramica sugli alimenti più frequentemente coinvolti nel determinare la SIBO e dunque "pericolosi". 
Il lattosio e il fruttosio sono conosciuti, meno conosciuti sono gli amidi resistenti. 


Lattosio
Intolleranza al lattosio o malassorbimento del lattosio sono sinonimi ed indicano l’incapacità a digerire ed assorbire il lattosio. Con l’età questa capacità si riduce anche se meno nei popoli nord-europei rispetto al resto del mondo. La diagnosi può essere fatta col test dell’idrogeno oppure andando a misurare dopo alcune ore i livelli ematici di glucosio indicativi di quanto il lattosio è stato convertito in glucosio e poi assorbito: se i livelli sono bassi c’è intolleranza al lattosio. A volte ridurre la quantità di lattosio ingerita (meno di 10 grammi) è sufficiente a lenire i sintomi; In altri casi occorre astenersi dal consumo e/o assumere integratori di lattasi (enzima che scinde il lattosio). Il latte è l’alimento che contiene più lattosio mentre yogurt e formaggi fermentati sono quelli che ne contengono meno perché appunto il lattosio è stato fermentato (cioè digerito) dai batteri presenti nel cibo. Lo yogurt infatti contiene lattasi e quindi può essere assunto anche come integratore di lattasi, anche se in parte viene distrutta nello stomaco.

Fruttosio
Essendo il fruttosio un monosaccaride in questo caso il problema risiede nell’assorbimento che avviene attraverso un meccanismo assai meno efficiente rispetto a quello per il glucosio (si parla di “diffusione facilitata” in cui il fruttosio si lega ad una proteina trasportatrice, denominata Glut5, la cui carenza è alla base del malassorbimento del fruttosio). L’assorbimento è più efficiente in caso di concomitante presenza di glucosio: questo spiega perché il saccarosio (una molecola di fruttosio ed una di glucosio) è meglio assorbito rispetto al fruttosio puro. La diagnosi viene fatta col test dell’idrogeno. La terapia consiste nell’evitare il fruttosio ed i fruttani che di fatto si comportano come fibre.
Il fruttosio è ampiamente utilizzato dall’industria alimentare e si ritrova anche nel saccarosio, nel miele (circa 50% fruttosio e 50% glucosio), nello sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio (più del 50%) ed in generale nei dolcificanti a base di mais, nello sciroppo di acero, nella melassa.

Amidi
Per anni si è pensato che gli amidi fossero completamente digeriti ed assorbiti, ma studi col test all’idrogeno hanno dimostrato che dal 10% al 20% degli amidi non lo sono: si parla di “amidi resistenti”. Probabilmente la percentuale sale in persone affette da disturbi digestivi. Amidi resistenti si trovano nei cereali (grano e prodotti come pane e pasta), legumi, semi, noci, molte varietà di riso, mais, molte varietà di patata, alcuni frutti come le banane acerbe. Cotti poco oppure cotti e mangiati freddi contengono più amidi resistenti. Molti fattori entrano in gioco nel rendere un amido resistente, ma in particolare il rapporto quantitativo tra amilosio (difficile da digerire) ed amilopectina (più facile). Per avere un’idea del contenuto in amilosio e amilopectina è sufficiente guardare l’indice glicemico degli alimenti (vedi oltre): maggiore è l’indice glicemico maggiore è l’assorbimento ed il contenuto in amilopectina (ma maggiore anche la produzione di insulina che ci fa ingrassare). Ad alto indice glicemico sono il riso asiatico per il sushi (98%) ed il riso jasmine ed alcune varietà di patata, mentre a basso indice glicemico sono il riso basmati (58%), la pasta, molti prodotti a base di grano, mais, avena e orzo, molte patate e le banane. Interessante è notare a questo proposito che il 30% o più della popolazione occidentale è affetta da SIBO contro il 10% di quella asiatica. I batteri del colon sono in grado di digerire l’amilopectina e l’amilosio mentre quelli del tenue digeriscono disaccaridi e monosaccaridi. Piccole quantità di amidi resistenti non sono un problema per persone senza difficoltà digestive, ma il consumo di quantità significative soprattutto in persone con disturbi digestivi può portare alla SIBO.
Tutto questo non ha nulla a che vedere col glutine: cibi privi di glutine contengono amidi resistenti e questo spiega perché pazienti celiaci mantenuti con una dieta priva di glutine possono ancora accusare sintomatologia gastrointestinale.

Per la diagnosi teoricamente si potrebbe ricorre al test dell’idrogeno oppure al test che registra l’innalzamento del glucosio ematico dopo la somministrazione di una soluzione a base di amidi, ma in pratica tale test non è ancora stato messo a punto. La terapia consiste nell’evitare di assumere amilosio, cosa piuttosto complessa.

Fibre
La fibra ha una reputazione invidiabile. Tuttavia gli studi che ne dimostrano le doti sono studi osservazionali-ad esempio i popoli che consumano più fibra hanno meno tumori al colon-indicando un’associazione tra i due fattori ma non necessariamente un nesso di causa effetto. Cioè non è sicuro che il consumo di fibra riduca il rischio di tumori al colon. I popoli che consumano fibra infatti potrebbero essere ad esempio quelli che praticano più attività fisica riducendo per questa via il rischio di tumore. Senza considerare che gli studi più recenti, sempre  osservazionali, non hanno dimostrato riduzione del tumore al colon dal consumo di fibra. Di converso la fibra essendo indigeribile viene fermentata dai batteri favorendo lo sviluppo di SIBO. La cosa sorprendente è che il consumo di fibra è una delle terapie maggiormente consigliata in caso di sindrome dell’intestino irritabile, quando invece gli studi dimostrano che la sua rimozione ne migliora la sintomatologia. Non esiste un test specifico per le fibre in quanto per definizione sono indigeribili.

Polioli
Vengono usati dai diabetici perché scarsamente digeriti ed assorbiti.







sabato 6 giugno 2015

Protocollo “Colon irritabile”

Protocollo “Colon irritabile”
Considerazioni ed esami da che si possono effettuare

Il colon irritabile è una diagnosi di esclusione, ma ci sono studi che hanno evidenziato una modificazione del microbiota intestinale e di conseguenza dei focolari micro infiammatori nell’intestino come la principale causa del famoso “colon irritabile”.

Se si soffre di meteorismo, diarrea, stipsi, dolori, bisogna fare tutti gli esami per escludere malattie come le MICI (malattie infiammatorie croniche intestinali quali Morbo di Crohn o Rettocolite ulcerosa), la celiachia, la sindrome di Habba, i diverticoli, i tumori, i batteri, i parassiti, i virus, i protozoi, la candida intestinale, le allergie alimentari e le intolleranze alimentari.
Ci sono comunque altre patologie che danno come risultato i sintomi del colon irritabile, ad esempio il diabete o altre malattie autoimmuni.

Ecco una serie di esami utili da fare.

1) Intolleranza al lattosio: esame sul sangue genetico per ricerca allele -13910 per la persistenza della lattasi. Se risultate -13910 CC siete omozigoti e dunque avrete intolleranza primaria al lattosio. Dopo i primi 5-10 anni di vita l'enzima della lattasi non verrà più prodotto e inizieranno a farsi sentire i sintomi. Attenzione: continuare a ingerire lattosio nonostante l'intolleranza porterà l'intestino in disbiosi e ad una possibile permeabilità intestinale e/o sovraccrescita batterica nell'intestino tenue.

2) Test HLA tipizzazione classe I e II celiachia. Se è presente il DQ2 (o la sola catena beta del DQ2) o il DQ8 siete positivi alla predisposizione celiaca, dunque esiste la reale possibilità di sviluppare la malattia nel corso della vita. Questo porta una sensibilità quasi certa al glutine. In seguito potete fare altri test sugli anticorpi per vedere se avete la celiachia attiva: anticorpi IGA totali, anti transglutaminasi (TtG IGA e IGG), anti gliadina (anti AGA IGA e IGG) e anti endomisio, gastroscopia.

Se risultate celiaci eliminate completamente il glutine e fate attenzione alla contaminazione.
Se non avete gli anticorpi della celiachia e siete positivi alla genetica siete sicuramente gluten sensitive: eliminatelo completamente come se foste celiaci. Attenzione: è provato che le persone con colon irritabile e DNA positivo alla celiachia (anche senza avere la malattia attiva) presentano alterazioni della permeabilità intestinale. Continuare ad ingerire glutine causerà ulteriore permeabilità intestinale e/o sovraccrescita batterica nell'intestino tenue.

Le seguenti combinazioni genetiche danno predisposizione alla CELIACHIA:
HLA-B8
HLA-DQ2
HLA-DQ7
HLA-DQ8
HLA-DR3
Le seguenti combinazioni genetiche danno predisposizione alla GLUTEN SENSITIVITY:
HLA-DQ1 
HLA-DQ3
HLA-DQ5 
HLA-DQ6 


3) Sono disponibili diversi breath test, per determinare se esiste malassorbimento in caso di colon irritabile. Essi sono:
  • breath test al lattosio (in concomitanza con la ricerca genetica sul sangue): per ricercare una possibile intolleranza al lattosio. Questa intolleranza può essere primitiva (determinata geneticamente e dunque non esiste possibilità di guarigione ma solo di controllo dei sintomi) oppure secondaria (a seguito di patologie dell'intestino tenue, quali celiachia o morbo di Crohn e può guarire completamente una volta guarita la patologia primaria).
  • breath test al lattulosio/glucosio: per la sindrome da sovraccrescita batterica dell'intestino tenue (SIBO). Si misura nel respiro la quantità di idrogeno (H2) e metano (CH4) prodotte.
  • breath test al fruttosio: per determinare la presenza di malassorbimento del fruttosio (presente nella frutta e usato come dolcificante quasi dappertutto, specie nei prodotti per diabetici).
  • breath test al sorbitolo: per determinare la presenza di malassorbimento del sorbitolo. Il sorbitolo è un polialcolo presente in molte bibite gassate ed usato come additivo alimentare.
  • breath test per ricerca Helicobacter pylori: se il test è positivo c'è la presenza del batterio nello stomaco.


4) Test per misurare lo stato del colon:
Ci sono laboratori che esaminano la composizione batterica delle feci e stilano un elenco dei principali batteri aerobi e anaerobi, indicando se sono in equilibrio, in eccesso o in difetto.
Questo check può essere molto utile per capire in prima fase in che stato è il proprio intestino. Se ci sono più batteri in disequilibrio allora siamo in presenza di una disbiosi, di grado lieve, medio o forte.

Possono esaminare anche altri parametri quali:
  • la zonulina: per la permeabilità intestinale. La zonulina si può misurare anche sul sangue;
  • la calprotectina: per l’infiammazione al colon;
  • l’istamina: per le allergie alimentari. L’istamina si può misurare anche sul sangue;
  • la gliadina iga: per la sensibilità al glutine. Essa si può misurare anche sul sangue, ma nelle feci risulta molto più sensibile rispetto al sangue e può evidenziare una sensibilità al glutine e/o una celiachia silente o in fase iniziale, ancor prima che arrivi a positivizzarsi sul sangue. Se l’esame per la gliadina iga sulle feci è positivo, consiglio una tipizzazione genetica HLA. Se fosse negativa allora indica solo sensibilità al glutine; ma se fosse positiva la genetica indica che si sta sviluppando una celiachia vera e propria. Dunque meglio astenersi dal glutine in entrambi i casi!
  • la serotonina: se non è in equilibrio può causare diarrea o stipsi. Essa si può misurare anche nel sangue.
  • l’immunoglobilina secretiva A: se è bassa può indicare un sistema immunitario indebolito, se è alta al contrario un sistema immunitario troppo attivato, magari contro batteri patogeni;
  • la candida: se è in eccesso prolifera in maniera incondizionata creando molti problemi, oltre al colon, anche in altre parti del corpo (es. naso/sinusite, vagina/candidosi, anche nell’uomo!);
  • la defensina: è un parametro che indica se l’intestino è attivato contro dei batteri patogeni;
  • l’elastasi pancreatica: indica se il pancreas funziona bene, o si è in presenza di possibile malassorbimento. L’elastasi pancreatica si può misurare anche sul sangue.
  • gli acidi biliari: se sono troppi possono causare diarrea; se sono troppo pochi può darsi che ci siano calcoli o fango biliare alla cistifellea che ostruiscono il loro deflusso. 

Esiste anche un test per esaminare la permeabilità intestinale tramite le urine, che consiste nel bere una miscela di acqua e zuccheri (lattulosio, mannitolo e sucrosio) a digiuno e nel raccogliere le urine nelle sei ore successive.
Normalmente questi zuccheri non sono assorbiti, se non in piccole quantità, a livello intestinale, e non sono pertanto dosabili nelle urine raccolte.
Valori superiori a quelli di norma possono indicare la presenza di un’alterazione nella permeabilità intestinale ed è indicativo di alterato assorbimento.

5) Altri esami non invasivi da fare:
  • Calprotectina fecale (misura l’infiammazione del colon): si effettua su un campione di feci.
  • Ricerca di virus / batteri / funghi / parassiti nelle feci: si effettua su un campione di feci.
  • Esami del sangue di routine (VES e PCR compresi): si fa un prelievo venoso.
  • Esame della vitamina B12: si fa un prelievo venoso.
  • Esame della vitamina D: si fa un prelievo venoso.
  • Esame della ferritina: si fa un prelievo venoso.
  • Ricerca sangue occulto fecale: si effettua su un campione di feci.
  • Ecografia addome completa: si una l'ecografo esterno.
  • Ecografia delle anse intestinali dell'ileo (per ricerca Morbo di Crohn): è come una normale ecografia esterna.
  • Colonscopia virtuale (colon TC): è una colonscopia effettuata con l'apparecchio della TAC. Si vedono polipi fino a 0.5 mm, stenosi, neoplasie. Non è possibile effettuare biopsie.

6) Esami invasivi da fare:
  • Colonscopia classica: bisogna bere una preparazione speciale il giorno prima e poi effettuare la colonscopia in sedazione. E' consigliabile effettuare molte biopsie in diverse parti del colon (sigma, ascendente, discendente, traverso, ileo).
  • Gastroscopia: bisogna essere a digiuno, può essere fatta da svegli o da sedati. Si effettuano diverse biopsie dello stomaco e del duodeno.
  • Rettoscopia: vedono solo il retto, utile per diagnosticare le emorroidi o delle fistole anali.
  • Rettosigmoidoscopia: non vedono tutto il colon ma solo il retto, il sigma e il colon discendente per circa 80 cm.
  • Radiografia dell’intestino tenue (esame seriato del tenue): utilizzata per analizzare le anse intestinali. Bisogna bere una preparazione con un liquido di contrasto al solfato di bario.
  • Endoscopia con capsula: serve per analizzare l'intestino tenue. Si deve ingerire una speciale capsula con una videocamera incorporata.


7) Esami allergie IGE alimentari: da fare sul sangue da un allergologo. Si testano una ventina di alimenti per cercare una vera allergia alimentare. Le allergie alimentari si riconoscono facilmente perché pizzica la bocca e la lingua e possono uscire rash cutanei o orticaria dopo poco tempo dall'ingestione del cibo allergico.

8) Test cutaneo per allergia al nichel: è utile fare il test per sapere se esiste una positività al nichel (solfato di nichelio). Esso è presente un po' dappertutto, nell'acqua, nei cibi, nei prodotti per la cura personali, nei detersivi, nelle monete, nelle cinture, nelle sigarette, ecc. Normalmente chi è allergico al nichel ha come reazione una dermatite da contatto. Ci sono persone che sviluppano una sindrome che si chiama SNAS (sindrome sistemica da allergia al nichel) e possono avere gravi orticarie e/o problemi gastrointestinali e/o respiratori causati dall'ingestione di cibi contenenti nichel. La medicina ufficiale non è ancora giunta ad una conclusione certa riguardo all'utilità di effettuare una dieta nichel free per gli allergici al patch test. Ci sono comunque persone che hanno ottenuto benefici con questo tipo di dieta.

9) Esami per intolleranze alimentari IGG: esistono in farmacia dei test sulle intolleranze alimentari che si possono effettuare. Si preleva un po' di sangue dal dito, non è un test invasivo.
(PS: io li ho fatti entrambi, hanno dato gli stessi risultati, dunque li considero affidabili).

10) Esame per gluten sensitivity: in farmacia si può fare il test della natrixlab per vedere se si ha gluten sensitivity. Prelevano il sangue dal dito. Testano gli IGA totali, gli antitranslutaminasi, gli anti gliadina (anti AGA) di vecchia generazione. Se risultano positivi gli anti AGA IGA e/o IGG siamo in presenza di una sensibilità al glutine.

11) Esami per allergeni IGE su cute (prick test). Capita che se si è allergici ai pollini si possono avere reazioni crociate con alcuni cibi.
Ecco un sito dove ne parla:

Riflessione personale sui possibili motivi dello sviluppo del colon irritabile

Il corpo deve essere in equilibrio per funzionare bene e permetterci di stare bene. Quando ci sono eccessi o difetti iniziano i problemi.
L’intestino è la parte più importante del corpo e contiene il 70% del sistema immunitario, il resto è situato nelle pelle e nei polmoni.
Nella nostra società mangiamo male, troppi carboidrati, troppi zuccheri, troppi grassi, troppo glutine e troppo in quantità, siamo sedentari, siamo stressati e tutto influisce.
I nostri nonni stavano meglio di noi perché avevano una dieta sana, senza tanti additivi alimentari, coloranti e conservanti e mangiavano i cibi raccolti nell’orto secondo le stagioni; le malattie autoimmuni erano rare nel secolo scorso, facevano molto movimento e lo stress era nettamente meno.  
Invece oggi tra cibi industrializzati, pieni di coloranti e additivi, senza contare lo zucchero onnipresente, e i grassi saturi, insaturi e molto altro il nostro colon, a lungo andare ne risente!!
Sono i batteri presenti nel colon che fanno festa con la nostra alimentazione zuccherina!!
Proliferano i clostridi, la candida, altri batteri che non dovrebbero proliferare e azzerano i batteri buoni quali i lattobacilli e i bifidobatteri.

La mancanza di questi batteri buoni crea un assottigliamento delle pareti intestinali, crea infiammazioni croniche, crea malassorbimento in tutto l’organismo.

Il malassorbimento crea mancanza cronica di importanti vitamine e sali minerali. Questo si chiama disbiosi (o SIBO) e in genere è presente sempre con un’alterata permeabilità intestinale.
Una disbiosi può restare per anni silente, e quando la si “trova” ha già fatto molti danni. Inoltre un intestino permeabile/disbiotico fa passare nel sangue particelle di alimenti indigeriti e questo attiva il sistema immunitario, che le riconosce come estranee da combattere, e crea le allergie e le intolleranze alimentari. Si possono avere moltissime intolleranze a molti alimenti che si mangiano spesso, se si soffre di alterata permeabilità intestinale e di disbiosi!!

A questo punto oltre ai sintomi al colon si possono avere altri disturbi quali reflusso gastroesofageo, debolezza, capogiri, ansia, depressione, malattie della pelle, problemi respiratori, problemi ginecologici, anche dolori muscolari o reumatismi e molto altro.

Per guarire da allergie, intolleranze alimentari e colon irritabile bisogna guarire la parete intestinale danneggiata !!

Come fare? Non è semplice, ma nemmeno impossibile. Stanno studiando una pillola che permetterà al colon di rigenerarsi, guarendo la permeabilità, ma è ancora in fase di studio. Forse tra molti anni sarà sul mercato disponibile per tutti.
Nel frattempo bisogna agire su: alimentazione e ripristino dell’equilibrio della flora intestinale e anche riduzione dello stress e del peso corporeo (a meno che l’elevato malassorbimento abbia causato una perdita di peso).

Esiste la dieta LOW FODMAP, studiata apposta per chi soffre di colon irritabile. Si riduce l’assunzione di zuccheri con l’alimentazione, e questo permette di ridurre lo sviluppo di batteri cattivi e di candida, con miglioramento dei sintomi.
Esiste la dieta PALEO, che eliminando i cereali dall’alimentazione aiuta a guarire la disbiosi. Bisogna mangiare molta carne e pesce e non è una dieta semplice da seguire.
Ci sono molti integratori di vitamine e fermenti lattici in commercio che aiutano il colon a rigenerarsi.  

Consigli: per eliminare la disbiosi eliminate gli zuccheri e i carboidrati dall’alimentazione !! Eliminate i lieviti e se siete intolleranti anche il lattosio e il fruttosio. Senza questi cibi la candida nel colon tornerà alla normalità, i batteri cattivi moriranno e quelli buoni potranno rigenerarsi. Prendete fermenti lattici (senza lattosio per gli intolleranti) e seguite la dieta fodmap, anche per quanto riguarda verdura e frutta (che contiene molto zucchero).
Nella dieta fodmap sono ammessi molti cereali, qui dipende dalla tollerabilità personale, può darsi che all’inizio sia meglio eliminare tutto, per poi introdurre con gradualità i cereali che vengono tollerati, ma attenzione alle quantità. 50 gr. di pasta possono essere tollerate, 500 gr. no. Stesso discorso per le verdure, 100 gr. a pasto vanno bene, ma il doppio no.
Fate movimento, bevete acqua naturale, calate di peso se necessario, riducete lo stress che bene non fa a nessuno.

Una curiosità: sapete che mangiare un piattone di pasta e mangiare molti cubetti di zucchero per il corpo è la stessa cosa? Quando sono nell’intestino sono assorbiti come puro glucosio. Mangereste un piattone di cubetti di zucchero? Non credo.
C’è una fortissima resistenza nella gente all’idea di eliminare dal menu pasta, riso, dolci, bevande dolcificate, pane & derivati, budini, ecc…. La gente vorrebbe una pillola miracolosa per guarire subito e che permetta di mangiare tutto, in maniera esagerata ed incontrollata. Una volta guariti dalla disbiosi bisogna rieducarsi ad un cibo sano ed evitare di tornare ai cibi di prima… altrimenti la disbiosi torna. .

Link ad articoli che ho scritto per il mio blog

1) Dieta low fodmap e dieta paleo:

2) Alterata permeabilità intestinale/SIBO:


3) Ricerche sui cibi:


Letture consigliate (libri letti da me che penso possono esservi utili)

Vivere 120 anni, di Adriano Panzironi

La paleo dieta, di Robb Wolf

Recuperare la tolleranza alimentare, di Attilio Francesco Speciani

Intestino libero, di Bernard Jensen

The complete Low Fodmap Diet (in inglese), di Sue Shepherd & Peter Bibson




lunedì 13 aprile 2015

I test precoci nella celiachia

Nella malattia celiaca ci sono diversi test disponibili per arrivare alla diagnosi e sono i seguenti.

Test sul sangue

- anti transglutaminasi tTG IGA e IGG
- anti gliadina deamidata AGA IGA e IGG
- anti endomisio IGA
- esame delle IGA totali *
- biopsia dell'intestino tenue
- ricerca HLA per celiachia (ricerca alleli DQ2 e DQ8)


* Circa il 20% dei celiaci non produce abbastanza IGA totali nel sangue, dunque in questo caso bisogna guardare il risultato dei test IGG poiché i test IGA possono essere falsamente negativi.

Test sulle feci

Un intestino e un sistema immunitario sano non producono anticorpi IGA contro le gliadine. 
Un medico americano ha messo a punto dei test sensibilissimi sulle feci per stabilire se la persona ha una celiachia, cioè un'intolleranza al glutine. 

L'intestino di una persona celiaca produrrà anticorpi IGA prima di tutto nella mucosa intestinale, per poi apparire dopo molto tempo nel sangue. 

Quando il test fecale è già positivo il test sul sangue può essere completamente negativo; possono volerci anni per positivizzare un test sul sangue e quando ciò accade esiste già un deterioramento della mucosa dell'intestino tenue (appiattimento dei villi). Inoltre la persona accuserà sintomi da molti anni, spesso diagnosticata unicamente come "colon irritabile". 

Molto spesso la condizione di "colon irritabile" e anche di "colite microscopia" sono legate alla celiachia silente oppure alla sensibilità al glutine, anzi moltissime malattie autoimmuni hanno il sospetto di avere alla base almeno una sensibilità al glutine, se non la vera e propria celiachia. 

Uno studio sulla zonulina (vedi testo sotto in inglese) spiega che tutte le persone subiscono modificazioni della permeabilità intestinale quando ingeriscono glutine, ma solo chi è celiaco oppure è sensibile al glutine produrrà una sovraccrescita di zonulina !! 

Effect of Gliadin on Permeability of Intestinal Biopsy Explants from Celiac Disease Patients and Patients with Non-Celiac Gluten Sensitivity

Intestinal exposure to gliadin leads to zonulin upregulation and consequent disassembly of intercellular tight junctions and increased intestinal permeability. We aimed to study response to gliadin exposure, in terms of barrier function and cytokine secretion, using intestinal biopsies obtained from four groups: celiac patients with active disease (ACD), celiac patients in remission (RCD), non-celiac patients with gluten sensitivity (GS) and non-celiac controls (NC).


Conclusions: This study demonstrates that gliadin exposure induces an increase in intestinal permeability in all individuals, regardless of whether or not they have celiac disease. The results of this study suggest that gluten exposure leads to altered barrier function in both ACD and GS, resulting in an exaggerated increase in intestinal permeability when compared to RCD.