I marcatori anticorpali sono utili per la diagnosi di malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI), quali il Morbo di Crohn e la Rettocolite ulcerosa.
In corso di diagnosi si possono utilizzare:
1) la PCR: è molto sensibile e si eleva in presenza di infiammazione cronica;
2) la calprotectina fecale: è utile per identificare soggetti con MICI in fase attiva. Si può usare per fare la diagnosi differenziale tra MICI e Sindrome del colon irritabile.
Nel monitoraggio dell'attività di malattia:
1) si alterano la VES, la PCR, l'albumina; la calprotectina.
Nel predirre le ricadute:
1) la calprotectina è la più affidabile per predirre ricadute. Valori superiori a 50 indicano un rischio di ricaduta di 13 volte superiore ai soggetti con valori al di sotto di questo valore.
Nella valutazione della risposta terapeutica:
1) la PCR è il parametro sierologico più significativo nei pazienti che rispondono al trattamento.
Marcatori di laboratorio:
1) Morbo di Crohn: anti ASCA (IGG e IGA) - ALCA - ACCA - AMCA - ANTI-OMPC - ANTI-I2.
I pazienti con positività elevate di più marcatori sono a rischio di complicazioni chirurgiche.
2) Rettocolite ulcerosa: P-ANCA
Nota: il 20% dei familiari SANI può presentare lieve positività di questi marcatori, pur senza avere la malattia.
lunedì 29 dicembre 2014
SIBO: Sindrome da eccessiva proliferazione batterica nell’intestino tenue
SIBO è l’acronimo di small
intestinal bacterial overgrowth o sovraccrescita batterica intestinale
e identifica una condizione fisio-patologica caratterizzata da aumento
della concentrazione batterica nei tratti alti dell’intestino.
Si verifica pertanto
una variazione quantitativa e qualitativa della flora batterica (di tipo
colonico) nel duodeno, digiuno e ileo, tale da indurre disturbi digestivi di
varia entità, da forme oligosintomatiche fino a forme conclamate di
malassorbimento.
La
SIBO è un’ infezione batterica cronica dell’intestino tenue. I batteri crescono
in un luogo dove non dovrebbero esserci.
I
batteri nell’intestino tenue interferiscono con la nostra normale digestione e
assorbimento del cibo, e sono associati a danneggiamento del rivestimento
intestinale (aumento della permeabilità intestinale).
- I batteri consumano il nostro cibo e questo ci porta a carenze nutrizionali, ad esempio nell’assorbimento del ferro e della vitamina B12, causando anemia;
- Consumano il cibo che non può essere assorbito a causa del danneggiamento del rivestimento intestinale e questo crea più sovraccrescita batterica (un circolo vizioso);
- Dopo aver mangiato il nostro cibo i batteri producono gas e questo crea meteorismo, gonfiore addominale, dolori addominali, costipazione, diarrea o entrambi (i classici sintomi dell’intestino irritabile);
- Impediscono un corretto assorbimento dei grassi e portano a deficienze vitaminiche del gruppo A e D e creano feci grasse;
- Le particelle di cibo indigerite passano attraverso la mucosa danneggiata e il sistema immunitario reagisce contro di esse. Questo causa sensibilità e allergie alimentari;
- gli stessi batteri possono entrare nel circolo sanguigno e questo può creare fatica cronica, dolori sparsi e danneggiare il fegato;
- i batteri producono anche acido, che in grandi quantità può causare problemi neurologici e cognitivi.
I meccanismi che
impediscono l’istaurarsi della SIBO sono:
- la secrezione gastracida e pancreatica
- la motilità regolare dell’intestino
- il normale funzionamento del sistema immunitario
Per contro ecco le 10
condizioni che possono predisporre alla SIBO:
- ipocloridria (ridotta secrezione di acido da parte dello stomaco)
- insufficienza pancreatica
- ridotta motilità dell’intestino tenue
- ostruzione intestinale
- malattia diverticolare del colon (diverticoli)
- resezione chirurgica intestinale
- farmaci (come gli oppioidi)
- qualsiasi malattia che rallenti la motilità (diabete, ipotiroidismo, ecc.).
- l’intolleranza al lattosio e la celiachia sono frequentemente associate alla SIBO.
E’ dimostrato che
l’uso smodato degli IPP (inibitori della pompa protonica) può causare la SIBO.
Per un utilizzo di IPP a tempo pieno per 1 anno il 50% svilupperà la SIBO,
raggiungendo addirittura il 75% dopo 5 anni di terapia continuativa.
I sintomi
In sintomi più frequenti
della SIBO sono:
- diarrea
- stipsi
- meteorismo
- dolore addominale cronico ricorrente
- gonfiore e distensione addominale
- reflusso acido
Ci sono forme di SIBO
asintomatiche, con un tollerabile senso di gonfiore addominale a forme
conclamate di malassorbimento intestinale, con dolore, alterazioni dell’alvo
persistenti e carenze vitaminiche (specie B12) e anemia.
Diagnosi
Il breath test al
glucosio e lattulosio sono test indiretti ma efficaci nella diagnosi della
SIBO.
Distinguere la SIBO dall’alterata permeabilità
intestinale (leaky gut)
La SIBO si manifesta
solitamente con sintomi gastrointestinali mentre l’alterata permeabilità
intestinale si manifesta con sintomi sistemici che interessano il sistema
immunitario.
E’ frequente avere
sia SIBO che alterata permeabilità intestinale contemporaneamente. Spesso chi soffre per anni di SIBO svilupperà
un intestino permeabile, che a sua volta svilupperà altre patologie (malattie
infiammatori croniche intestinali, diabete, eczemi, patologie del sistema immunitario,
ecc.).
Segni di possibile
permeabilità intestinale alterata
- - Problemi
digestivi, gonfiori, distensione addominale, diarrea/stipsi, sindrome
dell’intestino irritabile
- Ipersensibilità multipla agli alimenti
- Eritemi cutanei
- Eczemi
- Sindromi respiratorie / asma
- Sintomi allergici
- Affaticamente cronico
- Sensazione di confusione o scarsa concentrazione specie dopo i pasti
- Qualsiasi malattia autoimmune (lupus, artrite reumatoide, psoriasi, celiachia, MICI, ecc.)
- Dolori articolari o artrite
- Cefalee o emicranie
- Squilibri ormonali
- Alterazione dell’umore come ansia, depressione, disturbi dell’attenzione
- Candida albicans
- Ipersensibilità multipla agli alimenti
- Eritemi cutanei
- Eczemi
- Sindromi respiratorie / asma
- Sintomi allergici
- Affaticamente cronico
- Sensazione di confusione o scarsa concentrazione specie dopo i pasti
- Qualsiasi malattia autoimmune (lupus, artrite reumatoide, psoriasi, celiachia, MICI, ecc.)
- Dolori articolari o artrite
- Cefalee o emicranie
- Squilibri ormonali
- Alterazione dell’umore come ansia, depressione, disturbi dell’attenzione
- Candida albicans
Se la SIBO viene
curata migliora anche la permeabilità intestinale !!
Leggere anche questo articolo completo sulla leaky gut:
Come si cura la SIBO
Terapie dietetiche:
- Dieta paleo o paleo autoimmune
- Dieta Low Fodmap
- Evitare l’alcol
- Usare con attenzione i probiotici/prebiotici
- Usare con attenzione alimenti fermentati
Terapie antibiotiche:
- Rifaximina 1200 mg/giorno (eradicazione pari al 91% in 2 settimane di terapia)
- Tetracicline (eradicazione pari al 30%)
- Metronidazolo e ciprofloxacina (eradicazione pari al 40%)
- Amoxicillina-acido
clavulanico (eradicazione pari al 60%).
Utile un trattamento complementare di 2-3 settimane con probiotici.
Terapie vegetali:
- Semi di pompelmo (ESP) sono antivirali, antibatterici e antifungini
- Capsule di Allicina
- Capsule di Berberina
- Olio di origano
- Betaina cloridrato (HCL) aumenta l'acidità nell'intestino, rendendo più facile la digestione delle proteine e di altri nutrienti grezzi
- L'olmo rosso aiuta a stimolare le terminazioni nervose nel tratto intestinale
- La liquirizia deglicirinizzata (DGL) e la radice di altea mantengono il rivestimento di muco dello stomaco
- L'acido caprilico è un acido grasso ottenuto dall'olio di cocco. Ha proprietà antivirali e antifungine e può aiutare a combattere i problemi di crescita eccessiva del lievito
Altre terapie:
- Vitamine (C e D)
- minerali (zinco, selenio, iodio)
- antiossidanti (come la vitamina C e il tè verde)
- Estratti di curcumina
- Integratore di L-Glutammina, aminoacido che aiuta il rivestimento intestinale
- Enzimi digestivi
- Nutrimonium (integratore completo contiene: probiotici, prebiotici, L-glutammina, 12 vitamine e 8 minerali in forma altamente biodisponibile, acido lipoico, epigallocatechina gallato da tè verde, bio-curcumina, per aiutare il ripristino della barriera intestinale).(http://www.antiagingclub.it/Nutrimonium-polvere.html?RwDet=true&articoli_ID=121060&nodi_ID=2215)
RIASSUMENDO …
DIETA SCORRETTA (carboidrati e
zuccheri in eccesso)
FARMACI (antibiotici, IPP)
ALCOLICI
STRESS (gli eventi stressanti
producono a lungo andare alterazioni della secrezione di cortisolo che regola
molti processi del sistema immunitario)
INTESTINO IN DISBIOSI (con aumento di
batteri patogeni)
SIBO (batteri che dal colon migrano
nel piccolo intestino e proliferano)
ALTERATA PERMEABILITA’ INTESTINALE
(intestino poroso dove passano alimenti indigeriti, virus, batteri, funghi che
causano problemi a tutto il corpo)
MALATTIE AUTOIMMUNI CRONICHE
(infiammazione cronica in tutto il corpo)
lunedì 20 ottobre 2014
I 7 errori fondamentali dell'alimentazione odierna
Se da un lato è evidente che l'evoluzione tecnologica dell'uomo ha
portato innumerevoli vantaggi è altrettanto vero che le profonde trasformazioni
dell'ambiente in cui viviamo hanno avuto un impatto molto negativo sulla nostra
salute. In particolare l'introduzione dell'agricoltura ed il passaggio da una
vita da nomadi e cacciatori a quella di contadini stanziali, si è tradotta in
un cambiamento radicale della nutrizione con impatti devastanti sulla salute
umana. Il nostro genoma ed il nostro metabolismo si adattano però in tempi
estremamente lunghi e i 10.000 anni intercorsi dalla nascita dell'agricoltura
ad oggi non sono stati sufficienti ad indurre adattamenti metabolici. Questo
significa in parole semplici che il nostro corpo è ancora adattato ad un'alimentazione
primordiale mentre da 10.000 anni a questa parte mangiamo in modo sempre più
raffinato, cibi sempre più lavorati con sempre più calorie e sempre meno
nutrienti.
Alcuni studi molto interessanti condotti separatamente da Cordain,
Lindenberg e Ames e pubblicati su prestigiose riviste internazionali, hanno
messo in evidenza in tutta la sua drammaticità l'inadeguatezza
dell'alimentazione moderna e anche dell'approccio
della medicina classica al problema nutrizione. La chiave per
un'alimentazione sana è la comprensione della progressiva introduzione di cibi
inadeguati per la nostra fisiologia durante l'evoluzione umana, introduzione
che è alla base di molte patologie moderne come testimoniato dai numerosi studi
che hanno confrontato l'incidenza di malattie come gli infarti, i tumori, il
diabete e l'obesità in popolazioni che hanno un'alimentazione più vicina a
quella primordiale rispetto a noi occidentali.
I difetti fondamentali dell'alimentazione
odierna si possono riassumere in 7 punti:
1. Eccessivo carico glicemico: l'eccessivo consumo di carboidrati raffinati (non integrali) e di zuccheri semplici è legato a molte patologie tra cui obesità, diabete, iperinsulinemia e resistenza insulinica, sindrome metabolica, ipertensione, malattie cardiovascolari, dislipidemie, sindrome dell'ovaio policistico, acne, gotta ed alcune forme di tumore (colon, seno, prostata). Il problema non è solo l'assunzione consapevole di zucchero ma anche quella che avviene all'insaputa del consumatore. Lo zucchero è infatti aggiunto in moltissimi prodotti confezionati tra cui bibite, merendine, caramelle, condimenti e perfino nel salmone affumicato e nella senape. Eliminare il consumo di zucchero e sostituire i carboidrati raffinati con quelli integrali è un passo decisivo per migliorare la nostra salute.
1. Eccessivo carico glicemico: l'eccessivo consumo di carboidrati raffinati (non integrali) e di zuccheri semplici è legato a molte patologie tra cui obesità, diabete, iperinsulinemia e resistenza insulinica, sindrome metabolica, ipertensione, malattie cardiovascolari, dislipidemie, sindrome dell'ovaio policistico, acne, gotta ed alcune forme di tumore (colon, seno, prostata). Il problema non è solo l'assunzione consapevole di zucchero ma anche quella che avviene all'insaputa del consumatore. Lo zucchero è infatti aggiunto in moltissimi prodotti confezionati tra cui bibite, merendine, caramelle, condimenti e perfino nel salmone affumicato e nella senape. Eliminare il consumo di zucchero e sostituire i carboidrati raffinati con quelli integrali è un passo decisivo per migliorare la nostra salute.
2. Errata assunzione di acidi grassi: la
demonizzazione spesso eccessiva dei grassi ha comportato un ridotto consumo
anche di grassi sani e uno spostamento verso cibi a basso contenuto di grassi ma con zuccheri aggiunti. Un bilanciato
consumo di acidi grassi è invece essenziale per la salute umana garantita in
particolare dall'assunzione di acidi grassi omega 3 con proprietà
anti-infiammatorie, neuro e cardio-protettive. Molte della patologie
cronico-degenerative e infiammatorie sembrano essere associate ad uno
squilibrio tra omega 3 ed omega 6 con eccessiva assunzione di questi ultimi.
Abbondare con il pesce e utilizzare 2 cucchiai al giorno di olio di semi di
lino permettono di assicurarsi l'introito adeguato di omega 3. L'altro problema che riguarda i grassi è la
massiccia introduzione nei cibi industriali di grassi idrogenati che non
vengono metabolizzati dal corpo umano e hanno effetti davvero devastanti sul
metabolismo.
3. Errata
distribuzione dei macronutrienti: la ridotta assunzione di
verdure, legumi e proteine a discapito dei carboidrati ha variato la
ripartizione dei macronutrienti. Le raccomandazioni in genere suggeriscono di
limitare l'introito di grassi al 30%, mantenere le proteine al 15% ed aumentare
i carboidrati al 55-60%. Questi valori, comprese le raccomandazioni, non hanno
nessun fondamento evolutivo in quanto si discostano molto dai valori osservati
nelle diete primordiali nelle quali le
proteine coprono il 19-35% delle calorie totali, i carboidrati solo il 22-40% e
il rimanente viene fornito dai grassi con alto contenuto di omega 3.
Inoltre va sottolineato che le percentuali sono meno importanti delle
caratteristiche dei macronutrienti. C'è
una bella differenza tra il 45% di carboidrati forniti da zuccheri semplici o
da verdure e carboidrati complessi integrali.
4. Scarso contenuto di micronutrienti: la
raffinazione e produzione industriale dei cibi li rende sostanzialmente privi
delle concentrazioni di micronutrienti necessarie a garantire la salute. Nella preparazione dei carboidrati
raffinati per esempio vengono eliminate quasi tutte le vitamine e i minerali.
Secondo molti autori tra cui Bruce Ames, nel mondo occidentale viviamo in una condizione di carenza cronica
di vitamine e minerali, carenza che non è sufficiente a dare una
vera e propria avitaminosi ma che incide
negativamente sul nostro metabolismo e sulla funzionalità enzimatica. Questo indirettamente potrebbe essere alla
base delle patologie cronico-degenerative così tristemente frequenti nei paesi
sviluppati.
5. Scarso
contenuti di fibra: ai cibi raffinati viene ovviamente tolta la
fibra che però ha un ruolo importante nella fisiologia dell'apparato
gastrointestinale. La fibra solubile, di cui sono ricche frutta e verdura funge
da tampone per l'assorbimento di zuccheri e grassi, riduce le LDL e aumenta le
HDL mentre la fibra insolubile, che si trova prevalentemente nei cereali
integrali serve ad ottimizzare il transito gastrointestinale e l'alvo.
6. Errato
equilibrio acido-base: tutti i cibi dopo essere stati digeriti e
metabolizzati rilasciano sostanze alcaline o acide nella circolazione
sistemica. Oggi la maggior parte dei cibi alcalinizzanti o neutri (legumi,
verdure, frutta, noci, semi, tuberi) sono spariti dalla nostra alimentazione
per lasciare spazio a cibi acidificanti (carne, uova, latte, formaggi, sale). Questo comporta che molti di noi sono in
uno stato di acidosi cronica che è incide sulla perdita di tessuto muscolare,
sull'osteoporosi, sui calcoli renali, sull'ipertensione e sull' insufficienza
renale.
7. Errato
equilibrio sodio-potassio: la dieta occidentale ha un
contenuto di sodio molto più elevato del contenuto di potassio. Anche in questo caso la causa è la
progressiva sostituzione di cibi ricchi di potassio con cibi poveri come i
carboidrati raffinati, il latte
e formaggi e ovviamente l'introduzione del sale da tavola.
Complessivamente queste nuove abitudini hanno causato una riduzione del 400%
del consumo di potassio e un pari aumento del sodio. Questa inversione dell'equilibrio
sodio-potassio è stata correlata ad ipertensione, ictus, calcoli renali,
osteoporosi, tumori gastrointestinali, asma e insonnia.
Il consumo estremo di cibi
ipercalorici e iponutrienti è purtroppo molto diffuso e
comporta una cronica
disfunzione metabolica che coinvolge anche i mitocondri,
le centrali energetiche del nostro organismo. Le carenze di micronutrienti
(vitamine e minerali) causano veri e
propri danni al DNA oltre che una complessiva perdita di efficienza delle reazioni
enzimatiche. Esiste una notevole mole di dati che indica che una carenza
cronica di vitamine e minerali favorisce lo sviluppo di malattie come il
cancro.
La vitamina D per esempio agisce come un regolatore della
proliferazione cellulare e sembra proteggere contro molte forme di tumore tra
cui il cancro del seno e della prostata. La nutrigenomica, un nuovo ramo della
genomica che studia gli effetti del cibo sull'espressione genica, ha messo in
evidenza quanto sia errato vedere il cibo solo in termini di calorie (come
viene fatto nella scienza dell'alimentazione classica). Il
cibo è invece "informazione" che arriva nell'organismo e modula una
serie complessa di processi anche genomici alla base della salute e della
malattia.
L'inadeguatezza dell'alimentazione moderna è un dato di fatto
scientificamente dimostrato. Purtroppo la maggior parte dei medici fatica a
comprendere l'importanza dell'alimentazione nella salute dell'uomo (nel corso
di laurea di medicina ancora oggi non si studia nemmeno 1 ora di nutrizione
clinica) e a volte sembra anche che le indicazione fornite dalla classe medica
siano ancora una volta filtrate delle industrie, in questo caso non quelle
farmaceutiche ma quelle alimentari.
Anche se sarà necessaria ancora molta ricerca nel campo dell'alimentazione
e della nutrigenomica, esiste già una solida evidenza scientifica che carenze
nell'assunzione di micronutrienti possono portare a molte conseguenze deleterie
tra le quali il cancro.
Sembra quindi scientificamente poco serio continuare a dare suggerimenti generici sull'alimentazione quando essa potrebbe essere il primo livello di intervento per la prevenzione e la cura di molte malattie. Non si può più oggi suggerire semplicemente una nutrizione equilibrata quando la produzione stessa del cibo lo priva delle sostanze necessarie a promuovere la salute. E' di ieri la pubblicazione di uno studio dell'Istituto Superiore di Sanità sull'obesità infantile che indica come in Italia 1 bambino su 3 tra gli 8 e i 9 anni sia sovrappeso o obeso. Questo significa che oltre 1 milione di bambini è destinato ad avere gravi problemi di salute a causa dell'alimentazione a cui sono stati esposti da genitori, scuola e spesso anche dai pediatri e medici in genere, troppe volte succubi delle incessanti pressioni pubblicitarie.
Sembra quindi scientificamente poco serio continuare a dare suggerimenti generici sull'alimentazione quando essa potrebbe essere il primo livello di intervento per la prevenzione e la cura di molte malattie. Non si può più oggi suggerire semplicemente una nutrizione equilibrata quando la produzione stessa del cibo lo priva delle sostanze necessarie a promuovere la salute. E' di ieri la pubblicazione di uno studio dell'Istituto Superiore di Sanità sull'obesità infantile che indica come in Italia 1 bambino su 3 tra gli 8 e i 9 anni sia sovrappeso o obeso. Questo significa che oltre 1 milione di bambini è destinato ad avere gravi problemi di salute a causa dell'alimentazione a cui sono stati esposti da genitori, scuola e spesso anche dai pediatri e medici in genere, troppe volte succubi delle incessanti pressioni pubblicitarie.
Proprio nel caso dell'alimentazione dei bambini si continuano a
sentire consigli infondati e non scientifici che spingono i genitori a nutrire
i propri figli con latte, yogurt, formaggio, merendine, pasta, pane, etc.
Questi ultimi inoltre saziano poco essendo privi di sostanze come la
fibra che riempie lo stomaco e sono studiati appositamente per creare forme di
dipendenza e stimolazione dei centri del piacere a livello cerebrale. In questo
modo raggiungono l'obiettivo industrialmente molto utile che è quello di
spingerci a mangiare sempre di più e sempre più spesso.
Un esempio estremo di questa strategia commerciale sono i
cosiddetti cibi light, studiati appositamente per illuderci che essendo light
non ingrassano e che quindi se ne possono assumere di più. Infatti
l'introduzione dei cibi light (per altro ricchi di zuccheri e dolcificanti) ha
coinciso con un aumento dell'obesità e con un relativo maggior consumo di
quelle particolari categorie di cibo rispetto alle versioni non light.
La dipendenza dagli zuccheri
L’eccesso di zuccheri è responsabile di numerose
malattie (diabete, obesità in primis) che affliggono il mondo occidentale
e che sono tra le cause di morte primarie.
La dipendenza da zucchero riguarda numerosissime persone e può avere effetti gravissimi, al punto da paragonarla alla dipendenza da sostanze stupefacenti.
La concentrazione eccessiva e la velocità di assorbimento dello zucchero sono tali da squilibrare il metabolismo fisiologico: l’eccesso di zucchero altera l'equilibrio naturale del corpo dal punto di vista ormonale, del metabolismo e del sistema immunitario, andando a sostituire la nostra condizione di equilibrio con uno stato alterato che finiamo per percepire come normale pur non essendolo.
Il sistema nervoso, connesso all'apparato digerente, segnala la presenza di zuccheri negli alimenti e attiva la liberazione di dopamina.
La dopamina (o dopammina) è un neurotrasmettitore endogeno della famiglia delle catecolamine, prodotta in diverse aree del cervello. In particolare, si trova nel nucleus accumbens, la parte adibita alla motivazione e al meccanismo di ricompensa. L’eccesso di zuccheri così come l’abuso di droghe fa aumentare il rilascio di dopamina in questa parte del cervello. L’effetto è una sensazione di gratificazione/ soddisfazione e il desiderio di ripetere l'esperienza.
Nel caso degli eccessi di zucchero, la frustata insulinica indotta
rinforza questo circolo vizioso portandoci ad un atteggiamento compulsivo verso
sostanze contenenti zuccheri.
L'assunzione di zuccheri, infatti, innalza rapidamente i livelli di glucosio nel sangue (glicemia); un normale livello di glicemia fornisce l'energia al nostro corpo, ma, livelli elevati scatenano reazioni negative, tra cui l'aumento dell'insulina, che viene prodotta dal nostro organismo per evitare che gli zuccheri nel sangue raggiungano livelli di tossicità pericolosi.
L'aumento dell'insulina, a sua volta trasforma gli zuccheri sottratti al sangue in glicogeno il quale viene immagazzinato nel fegato come riserva energetica, stimola la produzione di grassi saturi a partire da zuccheri, favorisce l'accumulo di grassi saturi nel tessuto adiposo, impedisce l'utilizzo dei grassi presenti nel nostro corpo.
L'assunzione di zuccheri, infatti, innalza rapidamente i livelli di glucosio nel sangue (glicemia); un normale livello di glicemia fornisce l'energia al nostro corpo, ma, livelli elevati scatenano reazioni negative, tra cui l'aumento dell'insulina, che viene prodotta dal nostro organismo per evitare che gli zuccheri nel sangue raggiungano livelli di tossicità pericolosi.
L'aumento dell'insulina, a sua volta trasforma gli zuccheri sottratti al sangue in glicogeno il quale viene immagazzinato nel fegato come riserva energetica, stimola la produzione di grassi saturi a partire da zuccheri, favorisce l'accumulo di grassi saturi nel tessuto adiposo, impedisce l'utilizzo dei grassi presenti nel nostro corpo.
Con l'assunzione degli zuccheri si verifica un immediato picco nella quantità di insulina prodotta, che abbassa repentinamente la glicemia, per cui compare lo stimolo della fame e inizia un circolo vizioso.
I geni e lo sviluppo postnatale indirizzano le persone verso alcool,
zucchero o cocaina. La scelta dell'oggetto della dipendenza dipende
dall'esperienza e alla predisposizione personale.
La carenza di zucchero determina spesso crisi di astinenza, i
cui sintomi sono: ansia, irritabilità, mancanza di concentrazione, emicrania,
depressione e in qualche caso persino capogiri e mancamenti.
Lo zucchero industriale
Un errore molto comune è quello di pensare che quando si parla di esigenza di zuccheri per l’organismo ci si riferisca allo zucchero raffinato industriale.
Lo zucchero raffinato proviene dalla barbabietola e subisce numerosi processi chimici prima di arrivare in tavola, venendo impoverito delle sue sostanze nutrienti e dei sali minerali, in quanto manipolato con sostanze come la calce e i solfiti.
Tra i danni causati dall'assunzione di zucchero raffinato: contribuisce ad innalzare velocemente il livello glicemico, creando forti scompensi all'asse glicemico-insulinico, apporta calorie prive di valori nutrizionali, squilibra sensibilmente il pH del sangue e quello della cavità orale, provocando carie e altre disfunzioni e svolge una azione dannosa nei confronti del sistema scheletrico.
Consumo
di zuccheri nel tempo:
- nel 1700 il consumo annuo pro capite è stato
di 1,8 Kg
- nel 1800 il consumo annuo pro capite è stato
di 8 kg
- nel 1900 il consumo pro capite annuo è
salito a 40 Kg
- nel 2009 il consumo pro capite
annuo è salito a 80 Kg
Dalla fine del 1800 ad oggi:
I casi di diabete sono passati da 3 casi su 100.000 persone a 8.000 su 100.000 persone.
Si è passati dal 3,4% di persone obese al 32%, cui va aggiunto un altro 33% di persone in sovrappeso.
Fino agli anni '70 in Italia si consumava il 60% di zucchero semplice acquistato nei negozi mentre il 40% proveniva da alimenti confezionati. Oggi le proporzioni si sono invertite per cui si assume prevalentemente zucchero contenuto nei cibi elaborati, in particolare dall'industria. Molto spesso non ci rendiamo conto di quanto zucchero è contenuto nei cibi industriali e soprattutto in quelli destinati ai bambini ed ai ragazzi.
Ridurre lo zucchero
Uno degli obiettivi che si sono posti i nutrizionisti per il 2014 è la riduzione di almeno un terzo della quantità di zucchero introdotto con l’alimentazione. La quantità di zuccheri quotidianamente assunti non dovrebbe superare il 10% del totale delle sostanze ingerite.
Ponendoci come obiettivo la riduzione
degli zuccheri assunti, l’approccio migliore è quello graduale, evitando
di interrompere bruscamente il consumo di zucchero per non provocare una fase
di dolorosa astinenza. Per la maggior parte delle persone è possibile
ridurre progressivamente lo zucchero mediante l’autocontrollo.
Ecco alcuni consigli pratici per ridurre quotidianamente il consumo
di zucchero:
Sostituire lo zucchero raffinato con quello di
canna, o meglio ancora con miele o sciroppo d'acero
Acquistare biscotti, dolci, gelati o yogurt,
nelle versioni con minori quantità di zuccheri
Esaminare con cura le etichette dei prodotti
alimentari per controllare la quantità di zucchero
Sostituire i dolci con frutta fresca o secca
Optare per marmellate non zuccherate
Sostituire le bevande gassate con acqua o succhi di
frutta non zuccherati
Evitare di aggiungere zucchero al latte
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