Se da un lato è evidente che l'evoluzione tecnologica dell'uomo ha
portato innumerevoli vantaggi è altrettanto vero che le profonde trasformazioni
dell'ambiente in cui viviamo hanno avuto un impatto molto negativo sulla nostra
salute. In particolare l'introduzione dell'agricoltura ed il passaggio da una
vita da nomadi e cacciatori a quella di contadini stanziali, si è tradotta in
un cambiamento radicale della nutrizione con impatti devastanti sulla salute
umana. Il nostro genoma ed il nostro metabolismo si adattano però in tempi
estremamente lunghi e i 10.000 anni intercorsi dalla nascita dell'agricoltura
ad oggi non sono stati sufficienti ad indurre adattamenti metabolici. Questo
significa in parole semplici che il nostro corpo è ancora adattato ad un'alimentazione
primordiale mentre da 10.000 anni a questa parte mangiamo in modo sempre più
raffinato, cibi sempre più lavorati con sempre più calorie e sempre meno
nutrienti.
Alcuni studi molto interessanti condotti separatamente da Cordain,
Lindenberg e Ames e pubblicati su prestigiose riviste internazionali, hanno
messo in evidenza in tutta la sua drammaticità l'inadeguatezza
dell'alimentazione moderna e anche dell'approccio
della medicina classica al problema nutrizione. La chiave per
un'alimentazione sana è la comprensione della progressiva introduzione di cibi
inadeguati per la nostra fisiologia durante l'evoluzione umana, introduzione
che è alla base di molte patologie moderne come testimoniato dai numerosi studi
che hanno confrontato l'incidenza di malattie come gli infarti, i tumori, il
diabete e l'obesità in popolazioni che hanno un'alimentazione più vicina a
quella primordiale rispetto a noi occidentali.
I difetti fondamentali dell'alimentazione
odierna si possono riassumere in 7 punti:
1. Eccessivo carico glicemico: l'eccessivo consumo di carboidrati raffinati (non integrali) e di zuccheri semplici è legato a molte patologie tra cui obesità, diabete, iperinsulinemia e resistenza insulinica, sindrome metabolica, ipertensione, malattie cardiovascolari, dislipidemie, sindrome dell'ovaio policistico, acne, gotta ed alcune forme di tumore (colon, seno, prostata). Il problema non è solo l'assunzione consapevole di zucchero ma anche quella che avviene all'insaputa del consumatore. Lo zucchero è infatti aggiunto in moltissimi prodotti confezionati tra cui bibite, merendine, caramelle, condimenti e perfino nel salmone affumicato e nella senape. Eliminare il consumo di zucchero e sostituire i carboidrati raffinati con quelli integrali è un passo decisivo per migliorare la nostra salute.
1. Eccessivo carico glicemico: l'eccessivo consumo di carboidrati raffinati (non integrali) e di zuccheri semplici è legato a molte patologie tra cui obesità, diabete, iperinsulinemia e resistenza insulinica, sindrome metabolica, ipertensione, malattie cardiovascolari, dislipidemie, sindrome dell'ovaio policistico, acne, gotta ed alcune forme di tumore (colon, seno, prostata). Il problema non è solo l'assunzione consapevole di zucchero ma anche quella che avviene all'insaputa del consumatore. Lo zucchero è infatti aggiunto in moltissimi prodotti confezionati tra cui bibite, merendine, caramelle, condimenti e perfino nel salmone affumicato e nella senape. Eliminare il consumo di zucchero e sostituire i carboidrati raffinati con quelli integrali è un passo decisivo per migliorare la nostra salute.
2. Errata assunzione di acidi grassi: la
demonizzazione spesso eccessiva dei grassi ha comportato un ridotto consumo
anche di grassi sani e uno spostamento verso cibi a basso contenuto di grassi ma con zuccheri aggiunti. Un bilanciato
consumo di acidi grassi è invece essenziale per la salute umana garantita in
particolare dall'assunzione di acidi grassi omega 3 con proprietà
anti-infiammatorie, neuro e cardio-protettive. Molte della patologie
cronico-degenerative e infiammatorie sembrano essere associate ad uno
squilibrio tra omega 3 ed omega 6 con eccessiva assunzione di questi ultimi.
Abbondare con il pesce e utilizzare 2 cucchiai al giorno di olio di semi di
lino permettono di assicurarsi l'introito adeguato di omega 3. L'altro problema che riguarda i grassi è la
massiccia introduzione nei cibi industriali di grassi idrogenati che non
vengono metabolizzati dal corpo umano e hanno effetti davvero devastanti sul
metabolismo.
3. Errata
distribuzione dei macronutrienti: la ridotta assunzione di
verdure, legumi e proteine a discapito dei carboidrati ha variato la
ripartizione dei macronutrienti. Le raccomandazioni in genere suggeriscono di
limitare l'introito di grassi al 30%, mantenere le proteine al 15% ed aumentare
i carboidrati al 55-60%. Questi valori, comprese le raccomandazioni, non hanno
nessun fondamento evolutivo in quanto si discostano molto dai valori osservati
nelle diete primordiali nelle quali le
proteine coprono il 19-35% delle calorie totali, i carboidrati solo il 22-40% e
il rimanente viene fornito dai grassi con alto contenuto di omega 3.
Inoltre va sottolineato che le percentuali sono meno importanti delle
caratteristiche dei macronutrienti. C'è
una bella differenza tra il 45% di carboidrati forniti da zuccheri semplici o
da verdure e carboidrati complessi integrali.
4. Scarso contenuto di micronutrienti: la
raffinazione e produzione industriale dei cibi li rende sostanzialmente privi
delle concentrazioni di micronutrienti necessarie a garantire la salute. Nella preparazione dei carboidrati
raffinati per esempio vengono eliminate quasi tutte le vitamine e i minerali.
Secondo molti autori tra cui Bruce Ames, nel mondo occidentale viviamo in una condizione di carenza cronica
di vitamine e minerali, carenza che non è sufficiente a dare una
vera e propria avitaminosi ma che incide
negativamente sul nostro metabolismo e sulla funzionalità enzimatica. Questo indirettamente potrebbe essere alla
base delle patologie cronico-degenerative così tristemente frequenti nei paesi
sviluppati.
5. Scarso
contenuti di fibra: ai cibi raffinati viene ovviamente tolta la
fibra che però ha un ruolo importante nella fisiologia dell'apparato
gastrointestinale. La fibra solubile, di cui sono ricche frutta e verdura funge
da tampone per l'assorbimento di zuccheri e grassi, riduce le LDL e aumenta le
HDL mentre la fibra insolubile, che si trova prevalentemente nei cereali
integrali serve ad ottimizzare il transito gastrointestinale e l'alvo.
6. Errato
equilibrio acido-base: tutti i cibi dopo essere stati digeriti e
metabolizzati rilasciano sostanze alcaline o acide nella circolazione
sistemica. Oggi la maggior parte dei cibi alcalinizzanti o neutri (legumi,
verdure, frutta, noci, semi, tuberi) sono spariti dalla nostra alimentazione
per lasciare spazio a cibi acidificanti (carne, uova, latte, formaggi, sale). Questo comporta che molti di noi sono in
uno stato di acidosi cronica che è incide sulla perdita di tessuto muscolare,
sull'osteoporosi, sui calcoli renali, sull'ipertensione e sull' insufficienza
renale.
7. Errato
equilibrio sodio-potassio: la dieta occidentale ha un
contenuto di sodio molto più elevato del contenuto di potassio. Anche in questo caso la causa è la
progressiva sostituzione di cibi ricchi di potassio con cibi poveri come i
carboidrati raffinati, il latte
e formaggi e ovviamente l'introduzione del sale da tavola.
Complessivamente queste nuove abitudini hanno causato una riduzione del 400%
del consumo di potassio e un pari aumento del sodio. Questa inversione dell'equilibrio
sodio-potassio è stata correlata ad ipertensione, ictus, calcoli renali,
osteoporosi, tumori gastrointestinali, asma e insonnia.
Il consumo estremo di cibi
ipercalorici e iponutrienti è purtroppo molto diffuso e
comporta una cronica
disfunzione metabolica che coinvolge anche i mitocondri,
le centrali energetiche del nostro organismo. Le carenze di micronutrienti
(vitamine e minerali) causano veri e
propri danni al DNA oltre che una complessiva perdita di efficienza delle reazioni
enzimatiche. Esiste una notevole mole di dati che indica che una carenza
cronica di vitamine e minerali favorisce lo sviluppo di malattie come il
cancro.
La vitamina D per esempio agisce come un regolatore della
proliferazione cellulare e sembra proteggere contro molte forme di tumore tra
cui il cancro del seno e della prostata. La nutrigenomica, un nuovo ramo della
genomica che studia gli effetti del cibo sull'espressione genica, ha messo in
evidenza quanto sia errato vedere il cibo solo in termini di calorie (come
viene fatto nella scienza dell'alimentazione classica). Il
cibo è invece "informazione" che arriva nell'organismo e modula una
serie complessa di processi anche genomici alla base della salute e della
malattia.
L'inadeguatezza dell'alimentazione moderna è un dato di fatto
scientificamente dimostrato. Purtroppo la maggior parte dei medici fatica a
comprendere l'importanza dell'alimentazione nella salute dell'uomo (nel corso
di laurea di medicina ancora oggi non si studia nemmeno 1 ora di nutrizione
clinica) e a volte sembra anche che le indicazione fornite dalla classe medica
siano ancora una volta filtrate delle industrie, in questo caso non quelle
farmaceutiche ma quelle alimentari.
Anche se sarà necessaria ancora molta ricerca nel campo dell'alimentazione
e della nutrigenomica, esiste già una solida evidenza scientifica che carenze
nell'assunzione di micronutrienti possono portare a molte conseguenze deleterie
tra le quali il cancro.
Sembra quindi scientificamente poco serio continuare a dare suggerimenti generici sull'alimentazione quando essa potrebbe essere il primo livello di intervento per la prevenzione e la cura di molte malattie. Non si può più oggi suggerire semplicemente una nutrizione equilibrata quando la produzione stessa del cibo lo priva delle sostanze necessarie a promuovere la salute. E' di ieri la pubblicazione di uno studio dell'Istituto Superiore di Sanità sull'obesità infantile che indica come in Italia 1 bambino su 3 tra gli 8 e i 9 anni sia sovrappeso o obeso. Questo significa che oltre 1 milione di bambini è destinato ad avere gravi problemi di salute a causa dell'alimentazione a cui sono stati esposti da genitori, scuola e spesso anche dai pediatri e medici in genere, troppe volte succubi delle incessanti pressioni pubblicitarie.
Sembra quindi scientificamente poco serio continuare a dare suggerimenti generici sull'alimentazione quando essa potrebbe essere il primo livello di intervento per la prevenzione e la cura di molte malattie. Non si può più oggi suggerire semplicemente una nutrizione equilibrata quando la produzione stessa del cibo lo priva delle sostanze necessarie a promuovere la salute. E' di ieri la pubblicazione di uno studio dell'Istituto Superiore di Sanità sull'obesità infantile che indica come in Italia 1 bambino su 3 tra gli 8 e i 9 anni sia sovrappeso o obeso. Questo significa che oltre 1 milione di bambini è destinato ad avere gravi problemi di salute a causa dell'alimentazione a cui sono stati esposti da genitori, scuola e spesso anche dai pediatri e medici in genere, troppe volte succubi delle incessanti pressioni pubblicitarie.
Proprio nel caso dell'alimentazione dei bambini si continuano a
sentire consigli infondati e non scientifici che spingono i genitori a nutrire
i propri figli con latte, yogurt, formaggio, merendine, pasta, pane, etc.
Questi ultimi inoltre saziano poco essendo privi di sostanze come la
fibra che riempie lo stomaco e sono studiati appositamente per creare forme di
dipendenza e stimolazione dei centri del piacere a livello cerebrale. In questo
modo raggiungono l'obiettivo industrialmente molto utile che è quello di
spingerci a mangiare sempre di più e sempre più spesso.
Un esempio estremo di questa strategia commerciale sono i
cosiddetti cibi light, studiati appositamente per illuderci che essendo light
non ingrassano e che quindi se ne possono assumere di più. Infatti
l'introduzione dei cibi light (per altro ricchi di zuccheri e dolcificanti) ha
coinciso con un aumento dell'obesità e con un relativo maggior consumo di
quelle particolari categorie di cibo rispetto alle versioni non light.
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