La sensibilità
al glutine è un disturbo completamente diverso dalla celiachia e la stragrande maggioranza delle persone che
ne soffrono non diventerà mai celiaca; queste sono le conclusioni ratificate da
un recente congresso sul tema, in grado di fare finalmente chiarezza sui motivi
per cui alcuni soggetti negativi al test per il morbo celiaco manifestano
comunque beneficio da una dieta priva o povera di glutine.
C’è chi stima che, se
il numero di celiaci in Italia è di circa 500.000 unità, i pazienti con
sensibilità al glutine siano almeno 3 milioni.
Sembra
che la sensibilità al glutine sia quindi una vera e propria malattia che,
potenzialmente, è in grado di colpire 1
paziente su 20; il primo articolo di una certa rilevanza è stato pubblicato
dai ricercatori del Centro per la ricerca sulla celiachia dell’Università
del Maryland, guidati dall’italiano prof. Alessio Fasano, pubblicata online su BMC Medicine.
Il
prof. Fasano, ordinario di pediatria, medicina e fisiologia presso il
dipartimento di Medicina dell’Università del Maryland e direttore del Centro
per la ricerca sulla celiachia, afferma di aver pensato per la prima volta alla
questione della sensibilità al glutine 2-3 anni fa; prima di allora tutti i
medici dicevano a chi risultava negativo alla celiachia che il glutine non
aveva nulla a che vedere con i loro disturbi, anche se i pazienti erano
convinti che fosse proprio il glutine a causare i sintomi.
“Negli ultimi due anni siamo stati
letteralmente sommersi da pazienti che arrivavano in ospedale dicendo di essere
celiaci. Ma la gran parte di essi non lo era” afferma Fasano. “Lo scopo della
nostra ricerca è quello di dimostrare, a livello molecolare, che la sensibilità
al glutine esiste veramente.”
“Provate a immaginare il rapporto con il
glutine su uno spettro continuo” afferma Fasano. “Ad un’estremità dello spettro
ci sono i pazienti celiaci, che non tollerano nemmeno un grammo di glutine
nella dieta. All’estremità opposta, invece, ci sono le persone fortunate che
possono mangiare la pizza, la pasta e i biscotti e bere la birra senza sentirsi
male”.
“Nel mezzo, nella
zona grigia dello spettro ci sono le reazioni al glutine, come quelle di
sensibilità, su cui fino ad oggi si sapeva ben poco. Proprio in questa zona
stiamo cercando le risposte relative alla diagnosi e alla cura della
sensibilità al glutine, che oggi sappiamo essere una patologia specifica” continua Fasano.
Fasano
afferma infine che la ricerca relativa all’intolleranza al glutine è ancora in
fase embrionale, che sono necessari ulteriori studi per definire con precisione
il disturbo e per distinguere tra i pazienti sensibili al glutine e quelli che
invece sono nei primi stadi della celiachia.
La sensibilità al glutine si manifesta
dall’età adolescenziale all’età adulta, mentre è estremamente rara in età
pediatrica.
Chi
soffre di celiachia ha un tipo ben preciso di lesione all’intestino, in cui le
proteine complesse del frumento, segale ed orzo inducono il sistema immunitario
ad attaccare l’intestino tenue; chi invece soffre di sensibilità al glutine non
presenta questo tipo di lesione, ma
avverte comunque l’infiammazione provocata dal glutine.
La
differenza tra i due disturbi è data quindi dalla diversa reazione immunitaria
al glutine.
Nella
sensibilità al glutine, l’immunità innata (la principale difesa immunitaria dell’organismo
contro gli invasori) reagisce all’ingestione del glutine combattendolo
direttamente, cioè provocando un’infiammazione a livello dell’apparato
digerente e di altre parti dell’organismo.
Nella
celiachia il glutine è combattuto sia dall’immunità innata sia da quella
adattativa, cioè dalla parte più sofisticata del sistema immunitario. I
problemi di comunicazione tra le cellule del sistema immunitario adattivo fanno
sì che tali cellule combattano i tessuti dell’organismo, provocando l’atrofia
dei villi intestinali associata alla celiachia.
Alcuni
pazienti classificati come sensibili al glutine dalla ricerca dell’Università
del Maryland presentavano lesioni intestinali, tuttavia le lesioni avevano
biomarcatori diversi da quelli riscontrabili nella celiachia; inoltre è
altamente improbabile che a quei pazienti sensibili al glutine alla fine sia
stata diagnosticata la celiachia.
I
pazienti celiaci e quelli sensibili al glutine soffrono di sintomi pressoché
identici, ad esempio:
·
diarrea,
·
gonfiore,
·
dolore
addominale,
·
dolori
articolari,
·
depressione,
·
annebbiamento
mentale,
·
emicrania.
Tra
i sintomi frequenti della sensibilità al glutine ricordiamo inoltre:
·
dolore
addominale simile a quello provocato dalla sindrome del colon irritabile,
·
stanchezza,
·
formicolio
alle estremità,
·
diarrea, o stipsi, od alvo alterno,
·
sonnolenza,
·
difficoltà
di concentrazione,
·
parestesie
degli arti,
·
rash
cutanei tipo eczema,
·
anemia.
A
differenza della celiachia, la sensibilità al glutine non segue un percorso
prefissato: i sintomi possono essere più pronunciati o scomparire nel tempo.
I
sintomi avvertiti da questo gruppo sono quindi solo in parte simili a quelli
dei pazienti celiaci, ma chi è sensibile al glutine di norma risulta negativo
agli esami del sangue per la celiachia e non presenta i sintomi delle lesioni
all’intestino tenue che contraddistinguono la celiachia.
La
diagnosi di sensibilità al glutine è quindi al momento una diagnosi di
esclusione, caratterizzata dalla negatività dei test immunologici per
l’allergia al grano, dalla negatività per la sierologia tipica per celiachia
(anticorpi antiendomisio ed antitransglutaminasi) e da una biopsia intestinale
normale o con alterazioni minime.
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