lunedì 13 aprile 2015

La sensibilità al glutine

La sensibilità al glutine è un disturbo completamente diverso dalla celiachia e la stragrande maggioranza delle persone che ne soffrono non diventerà mai celiaca; queste sono le conclusioni ratificate da un recente congresso sul tema, in grado di fare finalmente chiarezza sui motivi per cui alcuni soggetti negativi al test per il morbo celiaco manifestano comunque beneficio da una dieta priva o povera di glutine.

C’è chi stima che, se il numero di celiaci in Italia è di circa 500.000 unità, i pazienti con sensibilità al glutine siano almeno 3 milioni.

Sembra che la sensibilità al glutine sia quindi una vera e propria malattia che, potenzialmente, è in grado di colpire 1 paziente su 20; il primo articolo di una certa rilevanza è stato pubblicato dai ricercatori del Centro per la ricerca sulla celiachia dell’Università del Maryland, guidati dall’italiano prof. Alessio Fasano, pubblicata online su BMC Medicine.

Il prof. Fasano, ordinario di pediatria, medicina e fisiologia presso il dipartimento di Medicina dell’Università del Maryland e direttore del Centro per la ricerca sulla celiachia, afferma di aver pensato per la prima volta alla questione della sensibilità al glutine 2-3 anni fa; prima di allora tutti i medici dicevano a chi risultava negativo alla celiachia che il glutine non aveva nulla a che vedere con i loro disturbi, anche se i pazienti erano convinti che fosse proprio il glutine a causare i sintomi.
 “Negli ultimi due anni siamo stati letteralmente sommersi da pazienti che arrivavano in ospedale dicendo di essere celiaci. Ma la gran parte di essi non lo era” afferma Fasano. “Lo scopo della nostra ricerca è quello di dimostrare, a livello molecolare, che la sensibilità al glutine esiste veramente.”
 “Provate a immaginare il rapporto con il glutine su uno spettro continuo” afferma Fasano. “Ad un’estremità dello spettro ci sono i pazienti celiaci, che non tollerano nemmeno un grammo di glutine nella dieta. All’estremità opposta, invece, ci sono le persone fortunate che possono mangiare la pizza, la pasta e i biscotti e bere la birra senza sentirsi male”.
“Nel mezzo, nella zona grigia dello spettro ci sono le reazioni al glutine, come quelle di sensibilità, su cui fino ad oggi si sapeva ben poco. Proprio in questa zona stiamo cercando le risposte relative alla diagnosi e alla cura della sensibilità al glutine, che oggi sappiamo essere una patologia specifica” continua Fasano.

Fasano afferma infine che la ricerca relativa all’intolleranza al glutine è ancora in fase embrionale, che sono necessari ulteriori studi per definire con precisione il disturbo e per distinguere tra i pazienti sensibili al glutine e quelli che invece sono nei primi stadi della celiachia.

La sensibilità al glutine si manifesta dall’età adolescenziale all’età adulta, mentre è estremamente rara in età pediatrica.
Chi soffre di celiachia ha un tipo ben preciso di lesione all’intestino, in cui le proteine complesse del frumento, segale ed orzo inducono il sistema immunitario ad attaccare l’intestino tenue; chi invece soffre di sensibilità al glutine non presenta questo tipo di lesione, ma avverte comunque l’infiammazione provocata dal glutine.
La differenza tra i due disturbi è data quindi dalla diversa reazione immunitaria al glutine.
Nella sensibilità al glutine, l’immunità innata (la principale difesa immunitaria dell’organismo contro gli invasori) reagisce all’ingestione del glutine combattendolo direttamente, cioè provocando un’infiammazione a livello dell’apparato digerente e di altre parti dell’organismo.
Nella celiachia il glutine è combattuto sia dall’immunità innata sia da quella adattativa, cioè dalla parte più sofisticata del sistema immunitario. I problemi di comunicazione tra le cellule del sistema immunitario adattivo fanno sì che tali cellule combattano i tessuti dell’organismo, provocando l’atrofia dei villi intestinali associata alla celiachia.

Alcuni pazienti classificati come sensibili al glutine dalla ricerca dell’Università del Maryland presentavano lesioni intestinali, tuttavia le lesioni avevano biomarcatori diversi da quelli riscontrabili nella celiachia; inoltre è altamente improbabile che a quei pazienti sensibili al glutine alla fine sia stata diagnosticata la celiachia.

I pazienti celiaci e quelli sensibili al glutine soffrono di sintomi pressoché identici, ad esempio:

·         diarrea,
·         gonfiore,
·         dolore addominale,
·         dolori articolari,
·         depressione,
·         annebbiamento mentale,
·         emicrania.

Tra i sintomi frequenti della sensibilità al glutine ricordiamo inoltre:

·         dolore addominale simile a quello provocato dalla sindrome del colon irritabile,
·         stanchezza,
·         formicolio alle estremità,
·         diarrea, o stipsi, od alvo alterno,
·         sonnolenza,
·         difficoltà di concentrazione,
·         parestesie degli arti,
·         rash cutanei tipo eczema,
·         anemia.

A differenza della celiachia, la sensibilità al glutine non segue un percorso prefissato: i sintomi possono essere più pronunciati o scomparire nel tempo.

I sintomi avvertiti da questo gruppo sono quindi solo in parte simili a quelli dei pazienti celiaci, ma chi è sensibile al glutine di norma risulta negativo agli esami del sangue per la celiachia e non presenta i sintomi delle lesioni all’intestino tenue che contraddistinguono la celiachia.

La diagnosi di sensibilità al glutine è quindi al momento una diagnosi di esclusione, caratterizzata dalla negatività dei test immunologici per l’allergia al grano, dalla negatività per la sierologia tipica per celiachia (anticorpi antiendomisio ed antitransglutaminasi) e da una biopsia intestinale normale o con alterazioni minime.







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